In migliaia in piazza a Roma per salvare l'Amazzonia

 
Nel pomeriggio dello scorso 7 settembre si è svolta a Roma, in Piazza Santi Apostoli, una grande manifestazione, organizzata dal Comitato Lula Livre Italia, alla quale hanno partecipato alcune migliaia di persone al fine di richiamare l’attenzione e sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema degli incendi che stanno distruggendo la foresta amazzonica del Brasile, una questione che ha conseguenze devastanti sul piano ecologico, ma implicazioni anche maggiori sul piano politico.
Infatti, come è stato messo bene in risalto durante i vari interventi succedutisi in quasi tre ore nell'ambito della manifestazione, con la criminale indifferenza o addirittura la complicità del regime fascista di Bolsonaro la foresta viene incendiata per far posto agli interessi produttivi del capitalismo locale e internazionale, con la conseguenza che si annientano le popolazioni indigene che vivono e dipendono dell’ecosistema amazzonico e si pregiudicano le condizioni di vita nelle grandi città, le quali a loro volta vivono contraddizioni per cui accanto a quartieri modernissimi convivono immense baraccopoli, perché le principali città brasiliane sono tutte nella costa atlantica e dipendono dal fragile equilibrio del ciclo delle acque che, attraverso l'Amazzonia, portano le piogge verso le coste del Brasile e di gran parte dell'America meridionale.
Il regime di fascistoide capeggiato da Jair Bolsonaro, insediatosi lo scorso gennaio, nel giro di pochi mesi ha fatto di tutto per imitare in modo servile l'insegnamento del suo maestro nordamericano Trump per asservire la questione ambientale alle ragioni del capitalismo, tagliando fondi all’università, promuovendo piani di finanziamento privato della ricerca che non tengono minimamente conto degli interessi del Paese, attaccando gli scienziati che lanciano l'allarme sui cambiamenti climatici ed ignorando i ripetuti allarmi sull’ambiente lanciati dagli organismi nazionali ed internazionali.
La politica ambientale del resto va di pari passo con quella economica e sociale, avendo egli promosso da subito una politica radicale di privatizzazioni e progettato di aprire allo sfruttamento economico le aree di conservazione dell’Amazzonia in cui si trovano preziose riserve di terre rare, senza alcuna garanzia di tutela delle popolazioni che da sempre vivono in quei territori e dell’ambiente.
Indipendentemente dagli incendi, che costituiscono comunque un gravissimo fattore di allarme, al capitalismo internazionale da decenni fa gola l'Amazzonia sia per accapparsi territorio destinato alla produzione alimentare sia per l'estrazione mineraria, e in entrambi i casi servono infrastrutture per il trasferimento delle merci che mangiano altro territorio, con il risultato che la più grande foresta pluviale tropicale al mondo, che assorbe più anidride carbonica rispetto a quella che produce, sta progressivamente perdendo parte del suo territorio: secondo i dati dell’Istituto nazionale brasiliano per la ricerca spaziale (Inpe), quasi 769 chilometri quadrati di verde sono andati persi dagli anni Settanta in avanti, una quota pari a circa il 20% di foresta.
Assieme al Comitato Lula Livre Italia hanno partecipato alla manifestazione la Casa Internazionale delle Donne, Rifondazione Comunista, Giovani Comunisti, Matumbé Capoeira, Comitato Mst Italia, lo Spazio di Marielle, Institute of Culture Brazil Italy Europe, Liberi e Uguali, Potere al Popolo, Flai Cgil, Associazione Libellula, Arci Nazionale.
L'evento peraltro fa seguito a una serie di manifestazioni sul tema della salvaguardia dell'Amazzonia: per ciò che riguarda l'Italia si segnala quella svolta il 27 agosto a Roma in Piazza Navona, davanti all'ambasciata brasiliana, e organizzata da Europa Verde, Federazione Verdi e Comitato Lula Livre Italia, mentre mobilitazioni davanti ai rispettivi consolati brasiliani si erano svolti il 23 agosto a Milano e a Genova.
 
 
 
 

11 settembre 2019