Il Presidente dell’Emilia-Romagna sprona il governo trasformista liberale Conte
Bonaccini (PD) spinge per l’“autonomia differenziata”
E “strizza l’occhio” ai 5 Stelle in vista delle prossime elezioni regionali

Dal Corrispondente dell’Emilia-Romagna del Pmli
La caduta del governo nero fascista e razzista Di Maio-Salvini, non ha affatto scoraggiato i presidenti di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna che da tempo hanno imboccato la strada della cosiddetta “autonomia differenziata”, in realtà una vera e propria secessione delle regioni più ricche, anzi, il presidente di quest’ultima il Pd Bonaccini, forte ora del fatto di essere l’unico dei 3 a far parte dello stesso partito che sostiene il governo, si pone come principale interlocutore del Conte-bis che anzi sprona a fare anche di più rispetto a quando a sostenerlo erano i due ducetti Salvini e Di Maio.
Infatti a margine del Forum Ambrosetti, che ha riunito come ogni anno a Cernobbio il Gotha dell’economia e della politica capitalista, Bonaccini ha dichiarato che il governo Conte aveva “detto che l’autonomia era a portata di mano e poi non se ne è fatto assolutamente nulla … bisogna ripartire da alcuni punti fermi che sono quelli per cui le Regioni hanno il diritto e dovere di poter discutere, rispettando pedissequamente la Costituzione. Il tema è avere un interlocutore all’interno del governo che permetta alle regioni di avere un tavolo di trattative che faccia fare passi in avanti”, candidandosi come interlocutore privilegiato del “nuovo” governo Conte, continuando: “La nostra proposta può essere davvero il punto di equilibrio nella nuova compagine di governo per trovare una maggioranza che possa portarla avanti”.
E Bonaccini ha messo anche le “mani avanti” in vista delle prossime elezioni regionali (che si terranno tra fine anno e l’inizio del prossimo) riproponendo ai 5S la stessa alleanza che ha portato al governo nazionale M5S e PD: “Se questa alleanza di governo che nasce può permettere un dialogo differente nei territori io credo che potrebbe essere opportunità” e avvisando che “Lega e Cinque stelle hanno governato un paese senza fare alleanza nei comuni e nelle regioni. E qualche problema di discrasia obiettivamente si è visto”.
La caduta del governo Salvini-Di Maio non ha quindi posto freni al progetto secessionista delle tre regioni più ricche d’Italia che vogliono disfarsi di “lacci e lacciuoli” per poter competere con le altre regioni d’Europa, una corsa economica e industriale fatta sulla pelle delle masse popolari e lavoratrici e che porterebbe ulteriori vantaggi solo alle borghesie locali. L’“autonomia differenziata” è da respingere completamente perché si tratta in realtà di una secessione mascherata in quanto le competenze delle quali si chiede l’attribuzione (23 la Lombardia e il Veneto, 15 l’Emilia-Romagna), riguardano temi fondamentali per il governo “omogeneo” del Paese e quindi la sua unità normativa, culturale e ovviamente anche economica.
Bene quindi ha fatto il Comitato provvisorio per il ritiro di qualunque Autonomia Differenziata a mettere in guardia dall’illusione che il “cambio” di governo avrebbe potuto “raffreddare” le mire secessioniste delle regioni più ricche che anzi vedono nel governo trasformista liberale Conte al servizio del regime capitalista neofascista un interlocutore anche più affidale del precedente.
Anche noi marxisti-leninisti, come ha scritto il Comitato nel comunicato pubblicato su “Il Bolscevico” n°31: “siamo e continuiamo a essere contro ogni autonomia differenziata”.
 

11 settembre 2019