Elezioni amministrative in Russia
Oltre il 70% dell'elettorato diserta le urne
Disfatta del partito del nuovo zar Putin

 
Le elezioni amministrative dell'8 settembre in Russia sono state caratterizzate certamente dalla pesante sconfitta del partito Russia Unita del nuovo zar Vladimir Putin, quantunque abbia mantenuto la maggioranza dei seggi nelle assemblee delle due principali città, la capitale Mosca e San Pietroburgo. Ma il dato principale di questa tornata amministrativa è senza dubbio la completa delegittimazione del voto disertato dal 76,7% degli elettori; già alle precedenti amministrative del 2014 poco più di un elettore su tre, il 36,6%, si era recato alle urne, l'8 settembre ai seggi si sono presentati ancora meno elettori, il 23,3%. Casi particolari di una percentuale molto più alta di votanti si sono avuti in vari seggi di provincia o a San Pietroburgo, con oltre il 60%, dove non a caso si sono registrate forti denunce di brogli a partire da urne già piene di schede precompilate prima ancora che aprissero i seggi.
Nel corso della campagna elettorale, soprattutto a Mosca, ci sono state molte denunce e manifestazioni di protesta represse col pungo di ferro dalla polizia contro l'esclusione dalle elezioni di alcuni candidati dell’opposizione. Le proteste per la farsa elettorale preparata dal governo russo del compare di Putin, il primo ministro Dmitri Medvedev, avevano seguito quelle contro decisioni antipopolari come l’aumento dell’età pensionabile e di alcune imposte sui prodotti di consumo.
L'effetto di tali proteste si è visto nell'ulteriore aumento della già elevata diserzione del voto e nei consensi rastrellati dai partiti dell'opposizione. Il partito di Putin, Russia Unita, a Mosca aveva una maggioranza schiacciante di 38 seggi su 45 e scende a 24 seggi; degli altri 21 seggi 13 sono stati conquistati dal partito comunista revisionista di Gennady Zyuganov, che ne aveva solo 5, e 4 ciascuno le altre due formazioni di opposizione di Russia giusta e la liberale Yabloko che erano fuori dall'assemblea della capitale. Anche se non di rado sia i revisionisti che Russia Giusta, pur formalmente all’opposizione appoggiano il partito di Putin.
Russia Unita a San Pietroburgo ha raccolto oltre i due terzi dei voti validi, una larga vittoria ma per una candidatura senza avversari dato che il partito revisionista aveva ritirato una settimana prima del voto i candidati denunciando pesanti brogli, a partire dalla scoperta di membri di Russia unita beccati a pagare mille rubli, circa 15 euro, per comprare il voto.

25 settembre 2019