Sfidando Cina e Russia, Trump riapre la corsa agli armamenti
Gli Usa lanciano un missile a medio raggio
Dopo essersi ritirati dal Trattato sulle forze nucleari intermedie firmato nel 1987 da Gorbaciov e Reagan

 
Il Pentagono lo scorso 18 agosto annunciava di aver portato a termine con successo il lancio di un missile a medio raggio nelle acque dell'isola di San Nicolas, al largo della California. Pur trattandosi di un test con un vettore per armi convenzionali sarebbe stato comunque vietato dal trattato Inf sulle forze nucleari a raggio intermedio, trattato dal quale gli Usa pochi giorni prima, il 2 agosto, si erano ufficialmente ritirati. E con il capo del Pentagono, Mark Esper, che aveva di seguito preannunciato che gli Stati Uniti avrebbero sviluppato “i missili terra-aria convenzionali come prima risposta alle azioni di Mosca”, come una reazione alle presunte violazioni del trattato da parte della Russia di Putin che nel gioco delle parti respingeva e ribaltava le accuse.
Intanto registriamo che dopo la consueta propagandistica serie di annunci del presidente Donald Trump iniziata con largo anticipo, l'imperialismo americano si ritirava ufficialmente dall’Intermediate-Range nuclear force treaty (Inf), il trattato firmato nel 1987 dagli allora presidenti americano Ronald Reagan e dell'Urss Mikhail Gorbacev.
L’accordo era diventato uno dei simboli della fine della guerra fredda, lanciata dall'imperialismo americano nel 1947 contro l'Unione sovietica guidata da Stalin che resse l'urto e proseguita contro il socialimperialismo sovietico fino alla vittoria segnata convenzionalmente dalla caduta del muro di Berlino il 9 novembre 1989 e dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica il 26 dicembre 1991. Una vittoria che ha consegnato solo per breve tempo lo scettro di prima e indiscussa potenza imperialista del mondo agli Usa, un ruolo rimesso in discussione dai concorrenti imperialisti, Cina sul piano economico e Russia su quello militare.
Sotto la presidenza del fascista Trump l'imperialismo americano cerca di recuperare, a partire dalla cancellazione degli accordi economici e militari per potersi muovere con le mani libere e eventualmente ridiscuterli a proprio vantaggio.
Anche a costo di riaprire, come nel caso dell'Inf, la corsa agli armamenti e moltiplicare i pericoli di guerra.
Washington chiamava e Mosca rispondeva con il nuovo zar del Cremlino, Vladimir Putin che in visita a Parigi, alla notizia del test americano sottolineava che la Russia non ha intenzione di piazzare missili a corto e medio raggio, finora, ma “se tali sistemi di attacco saranno dispiegati dagli Stati Uniti, lo faremo anche noi”.
 

25 settembre 2019