Dal Nord al Sud d'Italia
Un milione in piazza per il clima
In 250 mila a Milano e 200 mila a Roma. Anche giovani e giovanissimi in piazza. Terzo sciopero globale dei Friday for Future in tutto il mondo con manifestazioni in altri 210 Stati. Diffusa a Firenze la Lettera aperta dell'Ufficio politico del PMLI alle ambientaliste e agli ambientalisti. A Catania superfotografato e condiviso il manifesto del PMLI con Engels su uomo e natura
Uniamoci per rimuovere le cause della crisi ecologica che stanno nel capitalismo

 
Il primo sciopero globale per l'ambiente, indetto per il 30 novembre 2015 dal movimento Friday for Future, aveva raccolto 50.000 studenti in corteo in alcuni Paesi del mondo, il secondo, svoltosi nella settimana culminata nello scorso 24 maggio, aveva visto circa un milione di giovani manifestare in 125 Paesi del mondo e, secondo le prime stime, quello durato una settimana e conclusosi il 27 settembre scorso in 156 Paesi ha fatto manifestare complessivamente in tutto il mondo quasi sette milioni di persone, in gran parte studenti, e di essi circa un milione hanno partecipato a cortei in tutta Italia nella sola giornata del 27 settembre.
Sono state, infatti, oltre 180 le città italiane interessate da cortei e manifestazioni per il clima che hanno visto l'adesione di Unione degli Studenti, Link - Coordinamento Universitario e Rete della Conoscenza, mentre Cobas e Flc Cgil, Sisa hanno dichiarato sciopero del comparto scuola a sostegno delle manifestazioni, e lo stesso hanno fatto Usb, Usi e Cub Toscana, che hanno dichiarato sciopero nazionale di tutti i comparti ad eccezione di quello dei trasporti. La Fiom ha partecipato con le proprie delegazioni nelle principali piazze italiane, mentre la Cisl ha aderito a molte iniziative locali.
A Roma un corteo partito da piazza della Repubblica ha coinvolto oltre 200.000 manifestanti, la maggior parte dei quali erano studenti ma non mancavano gli adulti, che hanno esposto tanti cartelli nei quali si chiedeva un cambiamento urgente delle politiche ambientali, quali “diritto al futuro”, “stop emission” e “ci avete rotto il clima”. Analoghe iniziative si sono svolte in tutti i capoluoghi di provincia del Lazio e in altre città della regione.
A Milano un corteo partito da Piazza Cairoli, nel centro del capoluogo lombardo, ha raccolto oltre 250.000 giovani provenienti da tutta la Città Metropolitana, tra cui moltissimi bambini accompagnati da genitori e nonni, e gli studenti del Politecnico hanno realizzato un gigantesco striscione avente a oggetto i risultati di una ricerca svolta con i docenti sulla curva del cambiamento climatico da 11 milioni di anni fa ad oggi fino a un possibile scenario futuro. Sullo striscione gli studenti hanno scritto: “Se l'umanità non agirà adesso causerà danni irreversibili alla vita sulla Terra, che si estenderanno per migliaia di anni“. Analoghe iniziative si sono svolte in tutti i capoluoghi di provincia lombardi e in altre città importanti della regione.
Anche a Torino gli studenti sono scesi in piazza con un corteo che, partito da piazza Statuto, ha attraversato tutto il centro storico raccogliendo circa 25.000 persone dal solo Comune di Torino, mentre altre manifestazioni sono state indette nella Città Metropolitana del capoluogo piemontese: numerosi sono stati gli striscioni, che hanno fatto riferimento anche a tematiche ambientali che interessano da vicino il Piemonte, quali “Da Palermo alla Valsusa la Terra è una e non si abusa”, e analoghe manifestazioni si sono svolte in tutte le città più importanti del Piemonte, tra cui merita menzione quella di Casale Monferrato, che tanto ha sofferto per l'inquinamento da amianto.
A Napoli almeno 80.000 ragazzi, molti venuti da tutta la Città Metropolitana e anche dalla vicina Terra dei Fuochi che rappresenta il simbolo dell'inquinamento della Campania, hanno sfilato partendo da piazza Garibaldi verso il centro storico, partendo con un'ora di ritardo sulla tabella di marcia a causa del numero elevatissimo di partecipanti. Accanto agli studenti hanno manifestato attivisti di associazioni ambientaliste, rappresentanti dei sindacati, i comitati delle Mamme vulcaniche e di via Brecce, che si battono rispettivamente contro le discariche del Parco del Vesuvio e di San Giovanni a Teduccio. Analoghe manifestazioni si sono svolte anche a Caserta, Benevento, Nola, Avellino, Salerno, Battipaglia e altre città minori della Campania.
In tutti i capoluoghi di provincia dell'Emilia Romagna si sono svolte manifestazioni, la più importante delle quali si è svolta a Bologna , dove hanno sfilato oltre 20.000 giovani e giovanissimi accompagnati in corteo anche da molti adulti, mentre analoghe manifestazioni si sono svolte in altri centri della Città Metropolitana. In coda al corteo un gruppo di studenti degli istituti scolastici bolognesi Copernico e Minghetti hanno ripulito la strada dove era transitato il corteo, dando un esempio politico e concreto in una città che è il simbolo, insieme a Milano, dell'inquinamento dell'aria nella Valle Padana.
Anche Firenze , come il resto delle città toscane, non è stata da meno, perché, partendo da piazza Santa Maria Novella una valanga di 50.000 ragazzi ha invaso il centro storico con lo slogan e lo striscione principale che recitava, parafrasando espressamente il fiorentino Dante Alighieri, “Lasciate ogni speranza voi che inquinate”. Diffusa la Lettera aperta dell'UP del PMLI alle ambientaliste e agli ambientalisti (si veda articolo a parte).
A Genova , come anche a Imperia , Savona e La Spezia , sono scesi in piazza i giovani per l'emergenza climatica, in un territorio (la Liguria) nel quale l'emergenza climatica ha provocato in più riprese danni enormi: nel capoluogo ligure, in particolare, almeno 10.000 ragazzi sono partiti dalla stazione Principe e, prima di giungere in piazza Matteotti, ha fatto sosta all'Università dove il rettore ha incontrato i manifestanti e ha firmato in loro presenza la dichiarazione di emergenza climatica.
Anche a Venezia , come del resto in tutti i capoluoghi di provincia del Veneto, si è svolta una grande e partecipata manifestazione che ha visto, nella sola città lagunare, sfilare oltre 10.000 giovani dalla stazione di Santa Lucia a Campo Sant'Angelo. “Venezia sta affondando” hanno scritto nei loro striscioni i ragazzi, ben coscienti e consapevoli che, secondo una ricerca dell'IPCC (il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite) la città sarà una delle prime a subire in modo inesorabile l'innalzamento dei mari causato dal surriscaldamento globale.
A Bari , come in tutte le altre principali città della Puglia, si è mosso un corteo di oltre 10.000 giovani che in tre ore da via Alberto Sordi, accanto al Teatro Petruzzelli, si è mosso fino al Parco 2 Giugno. I giovani di tutta la Puglia si sono dimostrati pienamente coscienti della gravità dei cambiamenti climatici, e degno di nota è Potito, un ragazzino di soli 12 anni, che a Stornarella , una cittadina di cinquemila abitanti in provincia di Foggia, ha manifestato da solo per strada.
In tutti i capoluoghi provinciali della Sicilia i giovani sono scesi in piazza per il clima, e nella sola Palermo quasi 15.000 studenti hanno attraversato il centro storico partendo da piazza Politeama: negli striscioni c'era scritto “Cambiamo il Sistema non il Clima”, Giovanni Siragusa, studente del liceo scientifico Benedetto Croce, ha affermato nel piccolo comizio finale che “mentre c'è chi attraverso tutto questo arricchisce le proprie tasche, la stragrande maggioranza della popolazione conta i morti in casa e vive in condizioni di povertà. Dall'Osservatorio ONU si rileva che la crisi climatica produrrà 120 milioni di nuovi poveri entro il 2030”. Una bella e storica giornata di lotta ambientalista a Catania con 15-20 mila partecipanti. Superfotografato e condiviso il manifesto di Engels sull'uomo e la natura portato in piazza dal PMLI. (Si veda articolo a parte).
In Sardegna, flagellata negli ultimi anni da trombe d'aria e alluvioni, grande e capillare è stata la partecipazione a numerose manifestazioni svolte in molti centri dell'isola, e nel solo capoluogo Cagliari sono scesi in strada 10.000 giovani. “Vi sommergeremo prima del mare. Vogliamo giustizia climatica sociale” si leggeva nello striscione di testa del corteo dei giovani sardi, i quali, come si è visto anche a Palermo, collegano direttamente la contraddizione ambientale a quella sociale.
Migliaia di studenti sono poi scesi in piazza in molti centri del Friuli Venezia Giulia, del Trentino Alto Adige - Sudtirol e della Valle d'Aosta, tre regioni alpine nelle quali i cambiamenti climatici rischiano di pregiudicare i ghiacciai delle Alpi: a Trieste oltre 3.000 giovani sono sfilati in corteo partendo da piazza della Borsa fino al centro cittadino, a Bolzano quasi 2.000 giovani sia di lingua tedesca sia di lingua italiana hanno sfilato insieme partendo da piazza della Vittoria fino al centro cittadino, dove sono stati ricevuti dal vescovo cittadino Ivo Muser, a Trento altrettanti studenti, tra cui anche molti universitari, sono riusciti a sfilare da via Verdi a piazza Battisti nonostante il temuto divieto della questura alla manifestazione, e infine anche nella piccola Aosta circa 550 studenti sono scesi in piazza per il Friday for Future fino al palazzo della Regione Valle d'Aosta.
Nella minuscola Repubblica di San Marino oltre duecento studenti hanno manifestato fino al Palazzo Pubblico, sede delle istituzioni principali della Serenissima, e una piccola delegazione di giovani è stata ricevuta dalle autorità.
Nelle Marche si sono svolti cortei in tutti i capoluoghi di provincia e anche nei centri minori, ma le maggiori manifestazioni si sono svolte a Pesaro e ad Ancona: nella prima città, dove sono scesi in piazza circa 2.000 studenti dal Campus scolastico a piazza del Popolo, i manifestanti hanno invitato gli adulti che si trovavano lungo il percorso a unirsi a loro, tanto che in piazza il numero dei manifestanti era quasi raddoppiato, mentre ad Ancona un corteo di quasi 5.000 persone che comprendeva bambini delle elementari, studenti medi e universitari e anche molte famiglie e attivisti dell'ambiente è partito da piazza Cavour verso il centro storico, tenendo bene a mente negli slogan e negli striscioni il tema delle grandi navi e del futuro approdo al Molo Clementino
In Umbria, oltre che in alcuni centri minori della regione tra cui Assisi , Foligno e Spoleto , le più grandi manifestazioni si sono svolte a Perugia e Terni con oltre 3.000 partecipanti in ciascuna delle due città, e la stessa cosa è accaduta nei capoluoghi di provincia di tutto l'Abruzzo (oltre 2.500 studenti a L'Aquila e a Pescara , quasi 1.000 a Teramo e a Chieti ) e del Molise (800 a Campobasso e 500 a Isernia ). A Campobasso tutti i docenti della città hanno sfilato insieme ai loro studenti sotto lo striscione autoironico “siamo tutti gretini”.
Per ciò che riguarda il resto del Meridione, in Basilicata si sono svolti cortei nei due capoluoghi di provincia, Potenza e Matera , oltre che in centri minori. A Potenza, dove sono scesi in piazza almeno 1.500 studenti accanto ai sindacati e alle associazioni ambientaliste, lo striscione più importante recitava 'Non possiamo bere petrolio', con riferimento all'estrazione petrolifera nella Regione.
In Calabria, infine, si sono svolte manifestazioni in tutti i capoluoghi di provincia e in centri minori, ma il corteo più numeroso è stato quello di Reggio Calabria , dove quasi 4.000 studenti hanno sfilato compatti insieme alle associazioni ambientaliste Legambiente, Greenpeace e Kronos sul corso Garibaldi, uniti dallo slogan “salviano il pianeta”.
È evidente che il grado di coscienza politica e di maturità dei giovani di tutta l'Italia sul tema dell'ambiente sta crescendo, e che non si tratti di una moda è evidenziato dal fatto che sui territori i vari slogan e striscioni denunciavano i problemi ambientali locali, e tale fatto implica riflessione su temi specifici e particolari, mentre sempre più frequentemente, come per esempio a Palermo e a Cagliari, i giovani mettono apertamente in relazione il tema delle contraddizioni ecologiche nel mondo con quello delle contraddizioni economiche del mondo capitalista globalizzato.
Il Partito marxista-leninista italiano ha indicato proprio nel legame indissolubile tra le contraddizioni economiche e quelle ecologiche nel mondo il fondamentale dilemma nel documento dell'Ufficio politico (intitolato “Lettera aperta alle ambientaliste e agli ambientalisti”) pubblicato sulla seconda pagina de Il Bolscevico n. 11 del 28 marzo 2019, all'indomani della manifestazione Friday for Future del 15 marzo.
In tale documento, che aderiva alle parole di Greta Thunberg rivolte ai leader mondiali durante la CP 24 in Polonia, si sottolinea che “se l’impegno politico ambientale significa cercare di estirpare le ingiustizie sociali che derivano dalle disparità territoriali, impedire la rapina delle risorse naturali del paesi del sud del mondo da quelli già ricchi, la cui ricchezza è però concentrata nelle mani di una piccolissima minoranza della loro popolazione che diventerà anch’essa sempre più ricca a discapito della parte sempre più grande che diverrà sempre più povera; se ciò significa rendere le risorse ambientali, i cosiddetti 'beni comuni', a disposizione di tutti, eliminando il profitto che li rende merci nelle mani di grandi privati, impedendo il loro sfruttamento massiccio per gestirli in maniera che essi possano rigenerarsi e rimanere abbondanti anche per le prossime generazioni all’infinito, noi marxisti-leninisti italiani possiamo orgogliosamente definirci 'ambientalisti' come tutti voi”.
Rivolgendosi ai milioni di giovani e giovanissimi che combattono in tutto il mondo e anche, come si è visto, in ogni angolo d'Italia, contro i cambiamenti climatici il documento, citando le parole del Grande Maestro del proletariato internazionale Engels che considerava già alla fine del'Ottocento la salvaguardia della natura come un obiettivo primario dell'umanità, afferma che “ogni nostra singola compagna ed ogni nostro singolo compagno, siano essi militanti o simpatizzanti, da decenni lottano in prima linea su tanti fronti che ci accomunano, a partire dai grandi temi generali come l’imperialismo e le sue guerre di rapina, dalla battaglia contro l’ulteriore utilizzo delle fonti fossili, fino alle lotte pratiche come quelle contro le grandi opere inutili e dannose come il TAV, il MUOS, e le trivelle in terra ed in mare, le tratte autostradali inutili, il gasdotto TAP, il Terzo Valico, la Pedemontana, gli inceneritori da sostituire con una diversa gestione dei rifiuti che tenda alla strategia 'Rifiuti Zero', per la mobilità pubblica che aumenti la sicurezza degli utenti e ne riduca costi ed impatto ambientale ed ogni volta che nei territori si è chiesta più sicurezza idrogeologica e sismica dopo episodi catastrofici o per prevenirli”.
Diffuso peraltro al corteo di Firenze, tale documento chiede: “perché nonostante gli sforzi di milioni di persone in tutto il mondo l’ambientalismo riesce soltanto a strappare pochi provvedimenti e parziali mentre sullo sfondo nulla cambia in sostanza e si continua impunemente ad inquinare il pianeta peggiorandone la sua condizione climatica” e “cosa manca a questa lotta globale e largamente condivisa da gran parte della popolazione mondiale per essere più incisiva e raccogliere ora, ma anche in prospettiva, concreti risultati” , concludendo con una domanda retorica, ovvero se sia “possibile continuare a sperare che i governi nazionali e continentali che non sono altro che organi di emanazione legislativa di coloro che in realtà detengono il potere (grandi banche d’affari e multinazionali dell’energia) si scaglino veramente contro i propri finanziatori” .
La risposta del documento dell'Ufficio politico è chiara, in quanto “proprio i governi e le autorità chiamate in causa dalle petizioni, le istituzioni nelle quali spesso viene riposta una qualche fiducia poiché non si riesce a vedere via di uscita, sono esse stesse complici principali di questa situazione in quanto hanno come ruolo principale quello di rafforzare l’origine di tutti i mali sociali, inclusi quelli ambientali, che è il capitalismo e la sua sete di profitto immediato a ogni costo” .
A questo punto il Partito marxista-leninista italiano, che affonda le sue origini nelle lotte del 1968, quando alcuni degli attuali dirigenti erano poco più che adolescenti come i tanti tanti giovani che manifestano ora per il clima, invita i giovani di oggi che sono animati dalla stessa passione politica dei giovani di ieri a comprendere “che la battaglia per l’ambiente (così come tutte le altre che hanno temi sociali), non può rimanere imprigionata in questo modello economico che mette in secondo piano l'ambiente stesso, il clima, l’inquinamento e la salute pubblica, rispetto agli interessi privati dei colossi multinazionali dell’energia, dell’acqua e dei rifiuti poiché, perdurando il capitalismo, si ripeteranno nella sostanza e magari con tendenze alterne in base allo sviluppo delle mobilitazioni e delle lotte che le popolazioni saranno in grado di imbastire, gli accordi di Parigi o poco più, pomposi ma di facciata, poiché inutili e inapplicati, e mai risolutivi” .
“Il nostro appello - conclude il documento - è forte e sentito quanto chiaro e chiede a tutti voi di non disperdere le forze in un vicolo cieco, ma di legare la vostra apprezzabile lotta a quella più grande per realizzare una società veramente democratica nella quale siano le lavoratrici e i lavoratori, le masse pensionate, femminili e giovanili, a decidere tutto, incluso il modo di gestire le risorse naturali che abbiamo a disposizione; per noi questa società è il socialismo poiché solo esso è in grado di garantire un controllo popolare efficace e di liberare i cosiddetti 'beni comuni' dalle grinfie delle multinazionali private, rendendoli effettivamente pubblici e gestiti in maniera oculata nell’interesse del popolo senza la devastante ricerca di profitto” .
Il PMLI saluta infine le tante giovani ambientaliste e i tanti giovani ambientalisti facendo proprie le parole di Mao che, da grande poeta quale era, si rivolgeva con un potente volo lirico in un lontano giorno del 1957 a un gruppo di giovani studenti cinesi che andavano lontano per perfezionarsi nei loro studi: “voi giovani, pieni di vigore e vitalità, siete nel fiore della vita, come il sole alle otto o alle nove del mattino”.
Il documento è chiarissimo: mentre i governanti del sistema capitalista tenteranno di blandire i giovani ambientalisti o, come è il caso di qualcuno di essi come Trump, di ignorarli e di sbeffeggiarli, il PMLI considera la loro lotta come uno sfolgorante sole mattutino in grado di risvegliare tutta la natura dopo la lunga notte ecologica imposta da secoli di capitalismo, un sole la cui potenza non deve essere offuscata dalla nebbia truffaldina e tossica sparsa per il mondo dai maggiordomi politici dell'imperialismo, ma rafforzata dalla prospettiva storica del socialismo.
 
2 ottobre 2019