PD e Pisapia votano assieme ai fascisti, Lega e FI. Il M5S ambiguamente si astiene contorcendosi sul totalitarismo
Respingiamo la risoluzione dell'europarlamento, anticomunista, provocatoria, menzognera e falsificatrice
L'UE imperialista equipara il comunismo al nazismo e vieta l'uso dei simboli comunisti
Uniamoci per impedire al governo e al parlamento italiano di attuare la risoluzione dell'europarlamento

 
 
Il 19 settembre il parlamento europeo ha approvato con 535 voti a favore, 66 contro e 52 astenuti una risoluzione anticomunista, provocatoria, menzognera e falsificatrice che equipara il comunismo al nazifascismo e vieta l’uso dei simboli comunisti, fino alla richiesta di rimozione dei monumenti che in molti paesi europei celebrano la liberazione avvenuta ad opera della gloriosa Armata Rossa di Stalin. L’operazione messa in campo sulla spinta convergente delle destre fasciste e dei liberaldemocratici di “sinistra” e di centro, sposata dalla stragrande maggioranza degli eurodeputati nostrani, è la più insidiosa, vergognosa e criminale che la storia dell’Unione europea ricordi, ancor più della legittimazione dell’anticomunismo istituzionale in vigore in alcuni Paesi dell’Est. Una risoluzione altresì antistorica, funzionale a quello “stile di vita europeo”, l’unico definito realmente “democratico, giusto e liberale” evocato recentemente dalla neopresidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen.
Che l’assise di Strasburgo, presentata da tutte le forze parlamentari borghesi dell’imperialismo europeo come la massima oasi della “pacifica”, “civile”, “laica”, “universalmente democratica” Unione europea, approvi una simile mostruosità non ci sorprende affatto, e conferma quello che noi marxisti-leninisti italiani andiamo dicendo da tempo, in particolare alla vigilia delle elezioni europee che si tengono ogni 5 anni a cui di principio non partecipiamo, ossia che questa UE, assieme alle sue istituzioni antidemocratiche e anticomuniste, è irriformabile e va distrutta, iniziando col tirarne fuori il nostro Paese, coscienti che solo il socialismo può realizzare l’Europa dei popoli.
 

Le falsità della risoluzione anticomunista
“Importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa”, questo il titolo dell’infame risoluzione, che si apre col richiamo alla lunga e articolata campagna anticomunista fatta da atti, decreti e dichiarazioni che da quasi trent’anni contraddistinguono l’operato dell’imperialismo europeo, per passare subito lancia in resta al più subdolo atto di revisionismo storico mai concepito, che non solo equipara nazismo e comunismo, mettendoli sullo stesso identico piano, sia ideologico che storico, ma si prodiga nel fornire al mondo intero una nuova data di inizio della seconda guerra mondiale. Tant’è che non viene fatto riferimento più al 1° settembre 1939, data dell’invasione nazifascista della Polonia, ma al 23 agosto dello stesso anno, quando Germania e Unione Sovietica firmarono il patto di non aggressione. Secondo Strasburgo quel patto fu un’alleanza per la spartizione del mondo, unendo in un’unica identità malvagia i due paesi e i rispettivi leader Hitler e Stalin, accomunati dalla sete di sangue e dalla volontà di conquistare il mondo.
A causare la guerra, cari anticomunisti di tutt’Europa, lo recita la storia, quella vera e inoppugnabile, non fu certo l'URSS socialista, che aveva solo bisogno di vivere in pace, ma furono le potenze imperialiste, Germania, Inghilterra, Francia e Stati Uniti. Il patto di non aggressione, ribattezzato col nome dei ministri degli Esteri firmatari, Molotov-Ribbentrop, con la Germania fu firmato dall'URSS proprio in conseguenza dell'infame patto di Monaco del 1938, con il quale Inghilterra e Francia, con il consenso statunitense, regalavano a Hitler i Sudeti incoraggiandolo a espandersi militarmente ad est, nella segreta speranza di dirottare le sue mire annessionistiche e guerrafondaie verso l'URSS. Questa politica di "non intervento" nei confronti del nazi-fascismo si era d'altronde già rivelata in pieno durante la guerra di Spagna, quando le tre grandi potenze occidentali avevano lasciato che Hitler e Mussolini massacrassero il popolo spagnolo appoggiando il golpe del fascista Franco, mentre soltanto l'URSS di Stalin corse in aiuto della Repubblica spagnola. Invano l'URSS, fino a pochi giorni prima dello scoppio del conflitto mondiale, aveva negoziato con Inghilterra e Francia un patto di alleanza politico-militare contro Hitler, e quando Stalin si rese conto che ciò era impossibile perché l'Inghilterra non lo voleva in quanto contava che Hitler attaccasse ad Est, non gli restò che accettare l'offerta del patto di non aggressione fattagli da quest'ultimo. In questo modo l'URSS ottenne di stare fuori dalla guerra imperialista per quasi due anni, e di prepararsi meglio ad un'eventuale aggressione armata contro il suo territorio. L'aggressione era infatti solo rimandata, e scattò nel giugno 1941, mentre la Germania di Hitler era all'apogeo della sua potenza, era padrona assoluto del continente europeo e non aveva bisogno di guardarsi le spalle. Secondo gli strateghi alleati l'Esercito Rosso e il fronte interno non avrebbero potuto resistere che poche settimane all'urto terrificante delle armate corazzate naziste (un po' com'era accaduto alla Francia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo liquidati in 47 giorni). Forse segretamente lo auspicavano. Invece il popolo sovietico, mobilitato da Stalin come un sol corpo a sostegno dell'Esercito Rosso, seppe far fronte e reagire eroicamente al drammatico momento, e quello stesso autunno, con la battaglia di Mosca, riusciva a fermare e infliggere per la prima volta una cocente sconfitta alle colonne corazzate hitleriane, fino a quel momento considerate invincibili.
Da quel momento in poi tutti i tentativi dell'esercito hitleriano di riprendere in mano l'iniziativa furono destinati a infrangersi contro la vera e propria barriera d'acciaio formata dall'intero popolo sovietico, dal suo Esercito Rosso e dalla sua sicura guida, Stalin, fino alla battaglia decisiva di Stalingrado, iniziata il 12 settembre 1942 e vinta il 2 febbraio 1943 che decise le sorti della 2a guerra mondiale. Come avrebbe potuto, l'URSS, resistere alla schiacciante e terrificante offensiva delle orde hitleriane, contrattaccarla e vincere se fosse stata quel Paese oppresso da una dittatura "personale" tenebrosa e criminale, come quella attribuita anche dalla risoluzione del parlamento europeo a Stalin?
Da allora il carattere imperialista della 2a guerra mondiale era mutato, trasformandosi in guerra di liberazione dei popoli dal giogo nazifascista. L'URSS di Stalin, entrata nella coalizione alleata con Inghilterra e Stati Uniti, diventava di fatto, guadagnandosi questo ruolo sui campi di battaglia, il Paese leader di questa guerra di liberazione dal nazifascismo, il Paese a cui guardavano con speranza e ammirazione tutti i popoli europei schiacciati sotto il tallone di ferro nazista, i movimenti di resistenza armata che nascevano nei paesi occupati, la classe operaia e i lavoratori italiani oppressi dal fascismo mussoliniano e dalla guerra, che non a caso scendevano in sciopero nel marzo 1943 sotto la spinta e l'incoraggiamento dell'eco delle eroiche gesta di Stalingrado.
E fu ancora l'URSS a dare la spallata finale e risolutiva al nazismo hitleriano, andandolo a cacciare fin nella sua stessa tana, a Berlino, dopo aver liberato tutti i territori dell'Est Europa e spingendosi fino in Austria. Un riflesso di questa incancellabile e luminosa verità storica è riuscito a farsi strada persino nella paludata celebrazione del 9 maggio a Mosca, dove da anni le commoventi immagini dei fieri veterani russi, delle bandiere rosse e dei ritratti di Stalin, circondati dall'affetto spontaneo e pieno di riconoscenza del popolo, fanno il giro del mondo. Per un giorno all’anno l'eroico popolo russo si riappropria orgogliosamente della propria gloriosa storia socialista, in barba al nuovo zar Putin, costretto a furor di popolo a tollerare l’esposizione dei ritratti di Stalin almeno per qualche giorno, e in barba ai caporioni imperialisti, costretti a guardar sfilare le bandiere rosse con la falce e il martello e quelle con l'effige di Lenin. Anche questo non piace al parlamento europeo che nella risoluzione “sostiene che la Russia rimane la più grande vittima del totalitarismo comunista e che il suo sviluppo in uno Stato democratico continuerà a essere ostacolato fintantoché il governo, l’èlite politica e la propaganda politica continueranno a insabbiare i crimini del regime comunista e ad esaltare il regime totalitario sovietico”.
Che piaccia o no a Strasburgo, Bruxelles e in tutta le sedi dominanti dell’UE il merito principale della sconfitta del nazismo hitleriano, che per quasi sei lunghi anni aveva messo a ferro e fuoco e insanguinato l'intera Europa, è della gloriosa Unione Sovietica e dell'eroico Esercito Rosso guidati da Stalin, che hanno sopportato il peso preponderante della lotta mortale contro la belva nazista, con un tributo di ben 27 milioni di morti, ai quali va la gloria eterna e la riconoscenza degli antifascisti e di tutti gli amanti della libertà di tutto il mondo.
L’equiparazione nazismo-comunismo permea tutta la risoluzione in un tale tono anticomunista, provocatore, menzognero e falsificatore che farebbe rivoltare nella tomba noti personaggi non certo comunisti, come il leader democristiano del dopoguerra Alcide De Gasperi, uno dei padri fondatori dell’attuale Unione europea e lo scrittore democratico-borghese tedesco Thomas Mann di cui pubblichiamo due citazioni a parte. Mentre per le origini della seconda guerra mondiale invitiamo i nostri lettori ad ascoltare a questo link https://www.youtube.com/watch?v=fQOSrP1nHko una lezione ad hoc dello storico, scrittore e accademico, specializzato in storia del Medioevo e in storia militare Alessandro Barbero, dove spiega scientificamente dal punto di vista storico esattamente come si sono sviluppate quelle vicende con documenti e date alla mano.
Scorrendo la risoluzione si trovano altri punti e prese di posizioni raccapriccianti:
“L’Unione si prodiga per far sì che nei paesi membri si condannino tutte le manifestazioni pubbliche delle due ideologie, facendo altresì riferimento al fatto che in molti degli stati il comunismo è messo al bando e con esso i suoi simboli”. Con il nazismo coprotagonista obbligato è il comunismo il vero imputato messo alla sbarra. A cui seguono gli appelli a cancellare da ogni strada, da ogni città e da ogni piazza a qualsiasi riferimento, simbolo o monumento che ricordino le vittorie dell’Armata Rossa e con essa del comunismo.
Così come quasi onnipresente la continua citazione delle Repubbliche Baltiche e della “spartizione” della Polonia come vittime principalmente dell’”espansionismo sovietico” e non del nazismo, senza fare una parola sugli atti che i governi filonazisti di questi stati intrapresero contro l’URSS in quegli anni, alleati di Hitler in chiave antibolscevica e pronti a partecipare all’invasione del paese dei Soviet.
Nei punti finali si declama con vigore il “successo” delle politiche comunitarie in “quei paesi liberati dal giogo sovietico”, auspicando che altri paesi facciano lo stesso in futuro. Si, proprio i governi di quei paesi che oggi si ritrovano nel fascista, razzista e xenofobo, “Gruppo di Visegrad”, Ungheria, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, o di Estonia, Lettonia e Lituania, che hanno vietato la libertà di parola, azione politica e organizzazione dei partiti che si richiamano al comunismo, che oltre ad essere campioni delle politiche di privatizzazione selvaggia, che hanno svenduto l’apparato industriale ed economico alle multinazionali occidentali, sono in prima fila nella crociata anticomunista, culturale e politica, volta a riscrivere la storia dell’ultimo secolo negando la funzione di avanguardia e di emancipazione collettiva dei comunisti stessi.
 

Il voto degli eurodeputati italiani
Destra e “sinistra” dell’imperialismo europeo ha votato monoliticamente la risoluzione anticomunista del parlamento europeo. Per l’Italia il PD ha votato a favore assieme ai fascisti, Lega e Forza Italia. Tra lo stuolo di rinnegati, a perenne memoria, ecco i loro nomi, Bartolo, Benifei, Bonafé, Calenda, Chinnici, Cozzolino, Danti, De Castro, Ferrandino, Gualmini, Moretti, Picierno e Tinagli, vogliamo estrapolare quello di Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano e icona della “sinistra” borghese, con un passato politico in Democrazia Proletaria e in Rifondazione comunista, che ha tenuto a giustificare il suo vergognoso voto favorevole tramite il suo profilo facebook: “In quel documento vi sono frasi sbagliate e altre poco chiare? - ha affermato il rinnegato – Si certo, ma nella risoluzione sull’importanza della memoria in Europa si parla di nazismo e di regime totalitario comunista, cioé stalinismo. Da parte mia e degli altri deputati del gruppo il voto è stato dettato da verità storiche inconfutabili tra cui questa: ‘chiede l’affermazione di una cultura della memoria condivisa, che respinga i crimini dei regimi fascisti e stalinisti e di altri regimi totalitari e autoritari del passato come modalità per promuovere la resilienza alle moderne minacce alla democrazia, in particolare tra le generazioni più giovani’… Chiarito che non rinnego la mia storia personale, ciò in cui ho creduto e ciò per cui ho agito, andiamo oltre. Le battaglie da combattere e che ci attendono sono altre”.
Il presidente del parlamento europeo, il democristiano ora PD David Sassoli, da Bari il 22 settembre, ha così giustificato il suo emiciclo: “Noi non vogliamo che tornino Paesi in cui le libertà fondamentali siano compromesse, ricordiamoci che quarant’anni fa, a Praga, che è casa nostra, arrivavano i carri armati (in realtà era 50 anni fa e i carri armati erano quelli del socialimperialismo di Breznev non quelli di Stalin, ndr). Ci sono stati nella storia del Novecento dei fenomeni che non hanno consentito a tante persone di godere delle libertà. Nei paesi europei, in particolare. Ecco il riferimento a quella risoluzione”.
Se dunque il PD non ha avuto remore nel votare la risoluzione, tanto da incassare i complimenti del fascista storico Ignazio La Russa di FDI, “Stavolta - ha affermato - va un plauso al PD perché finalmente mette sullo stesso piano due tragedie diverse ma simili: il nazismo e il comunismo”, il M5S ambiguamente si è astenuto contorcendosi sul totalitarismo. Nel suo intervento il portavoce pentastellato Fabio Massimo Castaldo ha infatti dichiarato: “Perdersi in uno sterile scontro su quale regime sia stato più atroce non solo non è utile ma è assolutamente dannoso e deleterio per i giovani” mentre “Ricordare la memoria di milioni di vittime dei totalitarismi è un antidoto per le nuove generazioni che non hanno impressi nella mente o incisi sulla pelle gli orrori del secolo scorso”.
Mentre un folto gruppo di docenti universitari di tutta Italia dichiarava in un documento che “equiparare nazismo e comunismo nega la storia... L’idea comunista voleva la fine dello sfruttamento, quella nazista razzismo e sterminio”, in una nota del 22 settembre, l’ANPI nazionale ha espresso: “Profonda preoccupazione per la recente risoluzione del parlamento europeo in cui si equiparano nazifascismo e comunismo… In un’unica riprovazione si accomunano oppressi ed oppressori, vittime e carnefici, invasori e liberatori, per di più ignorando lo spaventoso tributo di sangue pagato dai popoli dell’Unione Sovietica – più di 22 milioni di morti – e persino il simbolico evento della liberazione di Auschwitz da parte dell’Armata rossa”.
 

Uniamoci contro la risoluzione anticomunista
Alla luce di tutto ciò, respingere la risoluzione dell’europarlamento anticomunista, provocatoria, menzognera e falsificatrice, diventa un dovere urgente di tutti i sinceri comunisti e fautori del socialismo. Occorre battersi strenuamente contro il tentativo inaccettabile dell’UE di forgiare e riscrivere la storia, con un testo che dovrà trovare invece il suo legittimo posto nella spazzatura della storia stessa.
Un motivo di rabbia rivoluzionaria in più per le compagne e i compagni che rappresenteranno il PMLI nell’importante manifestazione nazionale unitaria del 5 ottobre a Roma promossa dal PC contro il governo trasformista liberale Conte, per conquistare il socialismo e il potere politico del proletariato. Siamo sicuri che daranno una potente immagine di combattività anticapitalistica e antigovernativa del nostro amato Partito e di spirito unitario con i partiti con la bandiera rossa e falce e martello presenti alla manifestazione. Tutti insieme, come un sol uomo, per una battaglia che deve essere comune: impedire al governo e al parlamento italiano di attuare la risoluzione dell’europarlamento che equipara nazifascismo e comunismo riscrivendo la storia.

2 ottobre 2019