Conte e Di Maio gli danno spago, anche se mettono in evidenza gli interessi commerciali dell'Italia
Pompeo in visita a Roma per rafforzare i legami economici, politici e militari tra l'imperialismo americano e quello italiano nell'ambito della Nato
Il Segretario di Stato Usa: “Esorto i miei amici italiani a vedere come la Cina usa il suo potere economico per coltivare l'influenza politica ed erodere la sovranità degli Stati”. Conte gli promette che l'Italia acquisterà gli F-35

 
Una costante, anzi una certezza degli ultimi settanta anni della politica mondiale sono i legami economici, politici e militari tra l'imperialismo americano e quello italiano nell'ambito della Nato, con qualche oscillazione dovuta agli interessi delle borghesie nazionali che ovviamente non coincidono alla perfezione, sono pur sempre due paesi imperialisti concorrenti, indipendentemente dal colore dei governi di Washington e Roma. Lo ha confermato la visita a Roma ai primi di ottobre del segretario di Stato americano Mike Pompeo.
Del suo incontro col presidente Giuseppe Conte, un comunicato di Palazzo Chigi informa che l'1 ottobre i due hanno registrato la “piena convergenza” sulla crisi in Libia, hanno discusso delle relazioni con Russia e Cina e si sono dati appuntamento al prossimo vertice Nato del 3 dicembre a Londra. Riguardo alle questioni bilaterali Conte e Pompeo hanno concordato “sull’opportunità di rafforzare ulteriormente le già eccellenti relazioni economico-commerciali, con riferimento anche alle opportunità di crescita offerte dalla cooperazione industriale e alla questione dei dazi”.
Solo dei due “misteriosi” viaggi a Roma a metà agosto e a fine settembre del ministro della Giustizia americano William Barr, inviato dal presidente americano Donald Trump per indagini che lo scagionino sul Russiagate, se ne è saputo di meno e il presidente del consiglio italiano ne dovrà rendere conto. Secondo lo scarno comunicato di Palazzo Chigi Pompeo e Conte non avrebbero parlato delle sanzioni americane a diversi paesi europei, Italia compresa, che il giorno seguente saranno annunciate in pompa magna da Washington in seguito alla condanna espressa dal Wto, l'Organizzazione mondiale del commercio, per gli aiuti contrari alla libera concorrenza concessi al consorzio aeronautico Airbus. La rappresaglia americana scatterebbe a breve, il 18 ottobre, ma Conte si limiterà il 3 ottobre a dirsi fiducioso sulla possibilità “di poter ricevere attenzione dal nostro tradizionale alleato su quelle che sono alcune nostre produzioni strategiche”, considerando che l’Italia non partecipa direttamente al consorzio Airbus e produce solo alcune parti degli aerei. Una cosa certa, emersa successivamente dal vertice bilaterale, è invece la conferma dell'acquisto dei 90 aerei da guerra F-35 da parte dell'Italia. Conte lo ha promesso a Pompeo, sgomberando il terreno dai finti ripensamenti sventolati più volte dal M5S.
Qualche notizia in più sulla visita di Pompeo a Roma la ricaviamo dalla mini conferenza stampa tenuta col ministro degli Esteri italiano Luigi di Maio al termine del loro incontro del 2 ottobre. Per Di Maio il primo tema resta la Libia e la preparazione della prossima conferenza di Berlino; la questione della guerra dei dazi veniva dopo e lo vedrebbe “molto preoccupato” e schierato nella difesa degli interessi commerciali dell'Italia, come non lo dichiarava. Come Conte ripeteva il mantra delle “relazioni fondamentali” tra i due paesi e il desiderio di “affrontare tutte le sfide internazionali nell'ambito della nostra alleanza atlantica”.
Così a Pompeo non restava che mettere sull'avviso “gli amici italiani” che con il disappunto di Washington si sono assicurati un posto di prima fila nelle relazioni commerciali con la Cina e definito accordi per esser il terminale in Europa della nuova Via della Seta. “Esorto i miei amici italiani a vedere come la Cina usa il suo potere economico per coltivare l'influenza politica ed erodere la sovranità degli Stati”, avvisava il Segretario di Stato Usa che di tale materia se ne intende e parecchio perché è una costante della politica dell'imperialismo americano e non certo una esclusiva del concorrente socialimperialista cinese.

La visita a Roma di Pompeo rafforza i legami tra Usa e Italia
L'asse era ben saldo anche sotto il primo governo del “cambiamento” guidato da Giuseppe Conte, o meglio del governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio, sancito nella visita del primo ministro italiano a Washington nel luglio 2018; il penultimo atto la visita, sempre negli Usa dal segretario di Stato Mike Pompeo, del ministro degli Interni Matteo Salvini il 17 giugno scorso quando il duce dei fascisti del XXI secolo si accreditava come il principale alleato dell'imperialismo americano in Italia evidenziando la “visione comune” su tanti temi importanti della situazione internazionale. Un legame speciale che a Salvini non è servito a molto quando una volta staccata la spina e provocata la caduta del governo è invece inciampato anche sul messaggio di Trump che investiva Conte per il secondo giro a Palazzo Chigi, con la diversa maggioranza governativa tra M5S, PD e LEU, prima ancora del voto di fiducia in parlamento. Alla Casa Bianca va bene anche il governo trasformista liberale Conte se funzionale al mantenimento dei “tradizionali” legami imperialisti fra le due capitali.

9 ottobre 2019