Contro la cessione dello stabilimento di Napoli
Lavoratrici e lavoratori Whirlpool in piazza a Roma
Giunti nella Capitale dalla Campania, Lombardia, Toscana e Marche. Conte deve intervenire subito

Contro la cessione dello stabilimento di Napoli dove si producono le lavatrici annunciata dai padroni americani lo scorso 31 maggio e il conseguente licenziamento in tronco dei circa 420 operai impiegati, che salgono a circa mille con l'indotto, il 4 ottobre gli oltre 5.500 lavoratrici e lavoratori Whirlpool hanno scioperato e dato vita a un'altra combattiva giornata di lotta con uno sciopero generale molto partecipato e una combattiva manifestazione nazionale a Roma che si è conclusa sotto le finestre del ministero dello Sviluppo economico.
Oltre duemila manifestanti provenienti non solo dalla Campania ma anche dagli stabilimenti della Lombardia, Toscana e Marche hanno chiesto a gran voce al ministro Stefano Patuanelli (M5S) e al premier Conte di intervenire subito per ottenere il ritiro immediato della procedura di vendita del sito di Napoli e dare piena attuazione al “Piano Italia” sottoscritto al Mise il 28 ottobre 2018.
Al Mise gli operai ci sono arrivati in corteo tra cori e striscioni per ribadire che “Napoli non molla”, declinato anche in inglese affinché il messaggio giunga chiaro e forte anche ai padroni d'oltreoceano. Durante il corteo i manifestanti hanno inscenato anche una sorta di “funerale della lavatrice made in Campania” con tanto di croce, lumini e fiori, portata a spalla da quattro manifestanti.
In un comunicato stampa la Fiom-CGIL ha sottolineato che: “Lo sciopero di oggi delle lavoratrici e dei lavoratori di tutto il gruppo Whirlpool ha fermato la produzione in tutti gli stabilimenti. La manifestazione a Roma, partecipatissima, è stata molto importante sia nel rapporto con il governo che rispetto all'atteggiamento dell'azienda. L'unità di tutti i lavoratori di tutti gli stabilimenti nella lotta e la capacità di mobilitarsi con grande determinazione portano risultati. Il ministro Patuanelli, ricevendoci al ministero dello Sviluppo economico, ci ha comunicato che le organizzazioni sindacali saranno convocate per un incontro mercoledì prossimo, 9 ottobre, dal premier Conte. È la prima volta da anni che una vertenza industriale va alla presidenza del Consiglio”.
Speriamo che questa volta il governo e il ministro Patuanelli intervengano subito e non pugnalino ancora una volta alle spalle i lavoratori come ha fatto fino a poche settimane fa il ministro pentastellato Di Maio.
Il 17 settembre l’ad di Whirlpool Italia, Luigi La Morgia, ha annunciato la dismissione di Napoli attraverso la cessione del ramo d’azienda alla svizzera Prs – Passive refrigeration solutions con appena 180mila franchi di capitale sociale, senza siti produttivi in Europa, e con uno dei suoi soci che ha già alle spalle due fallimenti.
Il rischio è che dal 12 ottobre il sito di Napoli potrebbe passare a Prs e a pagarne le conseguenze saranno ancora una volta i lavoratori come è già successo con i due precedenti “progetti di ristrutturazione Whirlpool” avvenuti a Carinaro, nel casertano e a Riva di Chieri (Torino).
Nel primo caso, dopo l'acquisizione di Indesit da parte di Whrlpool nel 2015, su 815 solo 320 furono riassunti dalla nuova proprietà. Anche per loro c’era un progetto di ricollocazione già pronto: in 75 dovevano andare alla Seri per realizzare batterie al litio: 15 sono stati assorbiti, gli altri 60 dovevano subentrare dal primo ottobre ma sono sorte altre difficoltà e, dopo quattro anni, dovranno attendere ancora. “I restanti 245 – ricordano alla Fiom di Caserta – sono in contratto di solidarietà con la paga ridotta. Il sito non produce più ma fa solo la logistica, a regime può assorbire massimo 190 lavoratori, per gli altri era prevista una ulteriore reindustrializzazione che non c’è mai stata. Se chiude Napoli c’è il rischio che Caserta segua la stessa sorte”.
Nel secondo caso la nuova proprietà, Ventures Production, avrebbero dovuto realizzare robot per la pulizia di pannelli fotovoltaici e invece sono fermi perché manca ancora il piano industriale e il ministero ha dovuto prolungare gli ammortizzatori sociali.

9 ottobre 2019