Taranto, appalti ex Ilva
Massacro occupazionale e taglio dei salari
Sciopero di 8 ore

Il passaggio dell'ex Ilva al gruppo franco-indiano Arcelor Mittal non è stato indolore, né dal punto di vista occupazionale, lasciando fuori centinaia di lavoratori, né da quello ambientale, dove si sono prodotte molte chiacchiere ma nessun intervento concreto che quanto meno inizi a bloccare l'inquinamento di interi quartieri di Taranto da parte dell'acciaieria.
Meno clamore hanno avuto le ricadute negative sull'indotto. Stiamo parlando degli appalti riguardanti le pulizie industriali, civili, trasporti e servizi, dove centinaia di lavoratori rischiano di perdere il posto di lavoro. Al momento del rinnovo Arcelor Mittal Italia ha deciso di eseguire internamente alcuni lavori e bandire gare a cifre inferiori (si parla di un ribasso del 40% rispetto ai prezzi del passato). Le ditte interessate, non trovando più convenienza nel gestire quegli appalti, hanno deciso di abbandonare al proprio destino centinaia di lavoratori.
Il 30 settembre i lavoratori delle aziende dell'indotto hanno scioperato per 24 ore, effettuando un presidio davanti la prefettura di Taranto. “La straordinaria partecipazione dei lavoratori allo sciopero indetto da Fim, Fiom e Uilm evidenzia una situazione di emergenza e preoccupazione rispetto al futuro occupazionale dei lavoratori dell’appalto di Arcelor Mittal“, si legge in una nota della segreteria provinciale Fiom-Cgil”. Lo sciopero è stato proclamato anche dal sindacato USB.
Tra i lavoratori più a rischio quelli della ditta Castiglia, che ha già annunciato un provvedimento di licenziamento collettivo per 201 dipendenti su 264 in seguito alla perdita dell’appalto delle pulizie industriali nello stabilimento siderurgico. Poco più di 60 lavoratori, in base alla clausola sociale, saranno riassunti alle stesse condizioni con il contratto multiservizi.
Il contratto Multiservizi, uno dei peggiori esistenti, è molto distante dalle condizioni di quello dei metalmeccanici. In quella fabbrica i lavoratori delle pulizie industriali, dentro un ciclo produttivo complicato come il siderurgico, affermano i sindacati, “hanno accumulato un bagaglio professionale difficilmente sostituibile e che non possono subire un abbassamento dei diritti e del salario”.
I lavoratori degli appalti ex Ilva sono stretti tra l'incudine e il martello. Da un lato vengono assunti solo quelli inquadrati con il Multiservizi, che prevede paghe da fame e diritti ridotti al lumicino ma con la possibilità di usufruire della “clausola sociale”, ovvero del diritto a essere riassunti dalla nuova ditta che subentra nell'appalto, quelli invece inquadrati con il contratto metalmeccanico o passeranno alle nuove aziende con il contratto multiservizi o perderanno il posto.
Sulla spinta della mobilitazione operaia il 4 ottobre si è tenuto un incontro con i rappresentanti delle istituzioni regionali pugliesi senza nessun risultato dato che Arcelor-Mittal non si è neppure presentata. I sindacati ribadiscono che “i lavoratori che ad oggi svolgono attività all’interno dello stabilimento siderurgico che nulla hanno a che vedere con il contratto multiservizi“ e chiedono che ci sia l'obbligo di riassunzione nei nuovi appalti anche per chi è assunto con il contratto metalmeccanico.

16 ottobre 2019