Landini e gli altri segretari nazionali in linea con la risoluzione anticomunista dell’Europarlamento

 
Respingere il vergognoso attacco del vertice della CGIL all’URSS socialista di Stalin
Anche la corrente trotzkista diretta da Grisolia (PCL) dell'area “il sindacato è un'altra cosa” vomita veleno su Stalin
 
Alla fine, dopo numerosi solleciti dei propri iscritti e altrettanti ordini del giorno presentati in molteplici suoi direttivi di ogni categoria, anche la segreteria nazionale della CGIL si è espressa relativamente alla risoluzione approvata il 19 settembre scorso dal parlamento europeo, intitolata “Importanza della memoria per il futuro dell’Europa”.
A quasi un mese di distanza, e quindi in colpevole ritardo rispetto all’attacco frontale e inaccettabile mosso dagli anticomunisti di Bruxelles, incluso il PD, che avrebbe dovuto far sobbalzare i dirigenti CGIL data l'origine e la storia del maggior sindacato italiano, Landini e gli altri segretari hanno colto l’occasione per attaccare nuovamente Stalin e il socialismo.
Di primo acchito, di fronte al testo, la CGIL pare imboccare la strada giusta, criticando il parlamento europeo che ha voluto “intestarsi fantasiose ricostruzioni storiche ” nell'attribuire al patto di non aggressione fra Unione Sovietica e Germania l'origine e la causa principale dello scoppio della seconda guerra mondiale, e poi definendo “grave ” la “sostanziale equiparazione tra il nazismo ed il comunismo, uniti sotto il generico titolo di totalitarismo ”.
Bene fa la CGIL a ricordare quanto i comunisti siano stati decisivi nella nascita di questo sindacato e nella Resistenza, rimarcando in estrema sintesi, che cosa fu il fascismo.
Poi, tutto cambia e il testo fino ad allora condivisibile, sentenzia: “Complessa e drammatica vicenda è la storia del movimento comunista che va analizzata senza veli e con rigore e che non può essere ridotta all’involuzione staliniana. La macchia indelebile dello stalinismo, di cui molte vittime furono comuniste, infatti, ha sicuramente pesato nel ridurre le possibilità delle ragioni del movimento operaio ad essere accolte e sostenute nelle società del mondo .”.
Cos’è in sostanza questo passaggio, se non la negazione di quanto precedentemente esposto? Perché allora il testo prosegue sostenendo che “equiparare il nazismo al comunismo è un insulto al popolo russo ” per il contributo di sangue senza pari versato nella guerra contro il nazismo?
Per noi l’obiettivo è chiaro, ed è rappresentato nel tentativo di calunniare Stalin cercando di dimostrare che lo “stalinismo” non ebbe nulla a che fare con il comunismo e che fu invece una “tragedia”, colpevole anche di aver drenato la diffusione del “comunismo” in quanto ideale nel resto del mondo.
Una tesi, sostenuta anche dai trotzkisti, inaccettabile e storicamente falsa poiché fu proprio Stalin che guidò l’Unione Sovietica con i suoi eroi popolari caduti combattendo le armate hitleriane; fu l’Unione Sovietica di Stalin che si elevò a baluardo antifascista, coesa e come un sol corpo, innanzitutto in difesa del proprio Paese che stava sperimentando per la prima volta nella storia l’esperienza dell’edificazione del socialismo.
Quale “dittatura sanguinaria” avrebbe visto il popolo rispondere in massa alla difesa strenua del proprio Paese e del proprio ordinamento? Nessuna. I popoli oppressi hanno sempre accolto “gli invasori” con gioia e favorevolmente; i popoli oppressi hanno sempre risposto alla tirannia organizzando la resistenza; ma nell'Unione Sovietica di Stalin non era il popolo a essere oppresso, bensì la borghesia e la controrivoluzione.
Altro che freno al comunismo! Fu l’Unione Sovietica di Stalin che avvicinò milioni di lavoratrici e di lavoratori in tutto il mondo alla causa del socialismo e del comunismo e che per la prima volta della storia pose le basi per un modello di società creato e costruito da un terzo circa dell’umanità.
L’attacco dei vertici della CGIL a Stalin e il tentativo di estrometterlo dalla storia del movimento operaio e comunista internazionale, in sostanza, è un attacco diretto al socialismo poiché nel documento della CGIL, di fatto, se ne tollera il passato, ma anche il futuro, e cioè il revisionismo di Krusciov e il socialimperialismo brezneviano e tutti i regimi revisionisti che gli sono succeduti.
Landini e soci quindi, operano una vera e propria scelta di campo, e si fanno promotori di una posizione arretrata rispetto alle tante espresse dai suoi direttivi, da alcune sue camere del lavoro come ad esempio a Firenze, e dall’ANPI nazionale, che non hanno sentito il bisogno di indicare pregiudiziali, mostrando di abbracciare tutta la storia del comunismo come un insieme di esperienze finalizzate all’obiettivo di realizzare una società al cui centro ci fosse il soddisfacimento dei bisogni delle masse e non il profitto capitalista, in un campo morale, ideologico e politico completamente contrapposto al nazifascismo al quale lo si vorrebbe accomunare.
Ormai non ci stupisce più Landini che opportunisticamente strizzi l’occhio a potenti d’Italia e d’Europa anche quando pare opporvisi; ci auguriamo però che le operaie e le operaie della CGIL, le lavoratrici e i lavoratori, i giovani ed i pensionati non cadano in questa trappola e sappiano comprendere la grande contraddizione che ancora una volta esprime il vertice della CGIL, senz'altro più vicino agli anticomunisti che ai comunisti ai quali dovrebbe soltanto dire grazie.
Non possiamo però fare a meno di rilevare e di denunciare un documento, postato sul sito “il sindacato è un’altra cosa” in data 14 ottobre da Luca Scacchi e sottoscritto da 17 rappresentanti nazionali di quell'area per lo più della corrente trotzkista diretta da Franco Grisolia (PCL), il cui titolo è emblematico: “Contro le falsificazioni della risoluzione UE, ma anche contro lo stalinismo”.
Invece di criticare la risoluzione UE questo documento ha avuto l’obiettivo centrale,, di vomitare veleno trotzkista su Stalin al quale attribuisce “crimini”, “il più grande massacro dei comunisti in URSS come in altri paesi del mondo, dalla Spagna alla Cina”, “i milioni di contadini morti per la furiosa collettivizzazione forzata”, “il patto Hitler – Stalin” ed il “massacro dei settecentomila veri comunisti nelle prigioni e nei gulag staliniani alla fine degli anni trenta”.
Il finale smaschera questa vigliacca operazione, con queste parole: “riteniamo fondamentale che nel porre la questione all’interno della Cgil e delle sue strutture si sottolinei sempre con chiarezza il punto della differenza tra comunismo e stalinismo”.
Un documento dunque che supera a destra anche alla nota della CGIL nazionale, per menzogna, per arroganza e per attacco al socialismo. Una vergogna frazionista, una coltellata anche all’unità politica dell’area di minoranza che dovrebbe concentrarsi soprattutto a lavorare sulle questioni che accomunano tutti i suoi aderenti. In questo caso era necessaria la difesa, unita e compatta del comunismo in tutte le sue esperienze, per respingere globalmente l’attacco dell’UE; la miopia trotzkista però ha sentito il dovere di fare ancora una volta il gioco degli anticomunisti di Bruxelles, unendosi di fatto alla canea anticomunista borghese.
La critica della CGIL alla risoluzione, in questa forma, può essere tutt’al più utile al momento per drenare i tentativi di mettere al bando i simboli storici del movimento operaio, ma nella sostanza il maggior sindacato italiano sdogana e condivide l’attacco al socialismo, e finisce per guardare al socialismo come a un'esperienza storica ormai superata che non dovrebbe tornare mai più.
In realtà il socialismo tornerà di moda, checché ne dicano borghesi, fascisti ufficiali e non, revisionisti, trotzkisti ed imbroglioni politici, perché troppa sete di giustizia hanno i proletari del mondo, oppressi dal capitale, dall’imperialismo e dai loro lacché.

23 ottobre 2019