Scuola nel caos: mancano il 60% degli insegnanti

Il 29 marzo scorso l'allora vicepremier Luigi Di Maio, parlando a Cinecittà per la manifestazione ‘Oggi protagonisti’, l’evento organizzato dall’Agenzia nazionale per i giovani cui partecipano 600 giovani di tutta Italia, aveva promesso: “Ciò che serve alla scuola sono quelle risorse necessarie ad assicurare la continuità didattica agli studenti, cosa che vuol dire meno precariato per gli insegnanti e un’edilizia scolastica che sia all’altezza”.
A distanza di 5 mesi da queste roboanti dichiarazioni nulla è stato fatto per “dare al Paese una scuola di qualità” di cui amano tanto cianciare i Cinquestelle.
Anzi, col governo Conte bis e il dicastero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca passato nelle mani del pentastellato Lorenzo Fioramonti, siamo arrivati alla paradossale situazione in cui, da una parte, c'è un esercito di precari con alle spalle anni e anni di supplenze e a cui non si riesce a garantire il passaggio di ruolo e, dall'altro lato, decine di migliaia di cattedre vuote e graduatorie di “merito” e concorsuali esaurite.
Quest’estate secondo le promesse di Di Maio e dell'ex ministro fascioleghista Bussetti avrebbero dovuto esserci 53mila assunzioni, per coprire le cattedre vuote in tutto il Paese. Ne sono state fatte appena 21mila: oltre il 60% è andato a vuoto.
I numeri ufficiali comunicati dal Miur ai sindacati vanno oltre le peggiori aspettative: le nomine effettuate sono 33.626. In realtà in questo numero sono compresi anche i vincitori del concorso straordinario per abilitati (il cosiddetto Fit) che avevano già avuto la cattedra a settembre 2018, ma formalmente sono stati assunti solo adesso dopo un anno di “prova”. Contarli due volte sarebbe scorretto: così, come spiega l’elaborazione della Cisl Scuola, su 53.627 cattedre ne sono rimaste effettivamente scoperte 32.391.
L’emergenza principale è sul sostegno, i docenti che si occupano dei disabili (ma spesso dopo qualche anno chiedono il trasferimento su posto comune: di qui la carenza cronica): su 14.500 cattedre ne sono state assegnate 2.500. Ma ci sono stati grossi problemi anche su materie portanti, come italiano alle medie, oppure matematica e fisica alle superiori.
A onor del vero l'ex ministro Bussetti, in piena campagna elettorale per le Europee, aveva promesso un concorso riservato per i docenti non abilitati con almeno 36 mesi di servizio (chiamata Pas: “Percorsi abilitanti speciali”), promettendo a tutti il titolo dell’abilitazione all’insegnamento (che dà la precedenza per le supplenze) e 24mila assunzioni.
Ma furono proprio i Cinquestelle a bloccare tutto in Commissione “perché ci vuole più attenzione al merito”. Si parla dell’aggiunta di un test di preselezione al percorso abilitante, e forse anche un orale selettivo per il concorso (per cui era previsto solo lo scritto).
Ciò conferma che i Cinquestelle nei fatti condividono in pieno la politica scolastica antistudentesca, meritocratica e antipopolare della “Buona scuola” di Renzi, tutta incentrata sui presidi-manager, l'autonomia scolastica, l'ingresso dei capitali privati, schedatura discriminatoria e classista degli studenti, l'assoggettamento delle scuole e degli studenti agli interessi delle imprese, gli sgravi e gli incentivi per chi manda i figli alle scuole private.
E pensare che una delle tante promesse fatte dal M5S era proprio l'abrogazione della legge 107/2015. Questa promessa era stata propagandata per tutta la campagna elettorale delle politiche del 2018, ma una volta al governo il M5S non ha mosso un dito in tal senso.
Perfino l'odiatissimo “bonus premiale per i docenti” e la chiamata diretta degli insegnanti continuano ad essere pienamente in vigore e tutti i poteri dirigenziali, al contrario di quanto promesso in campagna elettorale, sono rimasti inalterati secondo il dettato proposto dalla legge 107/2015.
Per non parlare di Di Maio il quale durante la campagna elettorale per le politiche aveva promesso per i docenti un adeguamento economico tale da portare lo stipendio tabellare alla media di quelli delle nazioni europee più importanti. In buona sostanza una promessa di aumento contrattuale di non meno di 300 euro lordi, mentre si è arrivati, a un’intesa con i sindacati, di una offerta massima di 120 euro lordi a cui potrebbe aggiungersi il colpo di grazia dell'autonomia differenziata e, in modo particolare, della regionalizzazione della scuola, inserita nel punto 22 del patto di governo tra Lega e M5S e tutt'ora in discussione in parlamento.

23 ottobre 2019