Massiccia adesione alla mobilitazione indetta da Si Cobas, Cub, Sgb e Usi Cit per lavoro, aumenti salariali e contro i decreti Salvini 1 e 2
Combattiva manifestazione a Milano delle lavoratrici e dei lavoratori in sciopero generale
Tanti migranti in piazza. Solidarietà ai curdi. Accolto con entusiasmo il PMLI. Sfilando insieme a partiti con bandiera rossa e falce e martello il PMLI lancia un messaggio di orgoglio e di lotta contro l'Europarlamento e la sua risoluzione anticomunista

Redazione di Milano
A Milano, nella mattina di venerdì 25 ottobre sono scesi in piazza, sfilando in corteo nelle vie del centro da Largo Cairoli a Piazza della Scala, i lavoratori che hanno aderito allo sciopero generale indetto da SI Cobas, CUB, SGB e USI CIT “contro un’offensiva padronale e governativa che prosegue da decenni, con governi di ogni colore” e per rivendicare: forti aumenti dei salari sganciati dalla produttività e salario medio garantito ai disoccupati (che il reddito di cittadinanza condanna alla povertà); una drastica riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario; meno tasse sui redditi bassi, più tasse su quelli alti, imposta patrimoniale sul 10% più ricco e no alla flat tax; la cancellazione dei Decreti Salvini 1 e 2; pensione a 60 anni o con 35 anni di contributi, abolizione del Jobs Act e dei contratti precari; rappresentanza sindacale con elezioni libere, democratiche, libertà di sciopero, contro l'attuazione del neocorporativo TUR (Testo Unico sulla Rappresentanza) voluta dai vertici collaborazionisti dei sindacati confederali, dalla Confindustria e dal vigente regime capitalista e neofascista. Si rivendicano fondamentali diritti sociali collettivi: alla salute, all’abitare, alla scuola e alla mobilità pubblica e alla sicurezza sul lavoro; investimenti pubblici per ambiente e territorio. Inoltre si rivendica la regolarizzazione di tutti gli immigrati, la parità di diritti con gli italiani, lo Ius soli, la fine dei respingimenti, la chiusura dei CPR e infine il ritiro delle truppe italiane all’estero e taglio alle spese militari. “Queste rivendicazioni di classe – affermano in un comunicato i sindacati che hanno indetto lo sciopero - le porteremo avanti contro qualsiasi governo che esca dal cappello di Mattarella o da nuove elezioni”.
“Se ci sono tanti disoccupati, la colpa è dei padroni e non degli immigrati” era uno dei tanti slogan lanciato sia da lavoratori italiani che migranti; questi ultimi rappresentavano la metà del corteo e la parte più combattiva e risoluta. Tra loro sono stati accolti con entusiasmo i compagni della Cellula “Mao” di Milano del PMLI che hanno portato in piazza la rossa bandiera del Partito ed un cartello con due diversi manifesti: quello nazionale contro il governo trasformista liberale Conte e quello realizzato dal Comitato lombardo del PMLI, riportante la parola d'ordine “Con i migranti porti e frontiere aperti”, “Contro l’imperialismo che genera l’emigrazione”, “Cancellare i decreti su migranti e sicurezza e la legge Bossi-Fini”, “Uniamoci contro il governo trasformista liberale Conte al servizio del regime capitalista neofascista” con un fotomontaggio con il premier che esibisce la copertina di un decreto Salvini affiancato da Di Maio e guardato alle spalle da Renzi, tutti con fez e divisa mussoliniana.
Significativo è quanto si legge sugli striscioni e sui cartelli portati dai lavoratori: “Garantiscono la precarietà simulando la stagionalità” (Precari storici BolognaFiere), “Quando i governi abbandonano i lavoratori la miglior difesa è la lotta”, “Tutela dei lavoratori nei cambi d'appalto”, “A stesso lavoro, uguali diritti, uguale salario”, “Diritti e dignità per il lavoro educativo” (Educatrici ed educatori del Varesotto), “Un altro contratto è possibile!” (Rete Nazionale Educatori Sociali), “Mettere in sicurezza territorio e luoghi di lavoro” (portato da operai immigrati), “Oggi cura della famiglia=doppio lavoro non pagato per donne”, “30mila madri lavoratrici sono costrette ogni anno a dimettersi per la nascita di un figlio” (CUB Donne), “Il capitalismo uccide anche te! Esisti, combattilo, ribellati!” (SGB-CUB Bergamo), “La morte sul lavoro non è una fatalità, ma un crimine contro l'umanità” (Comitato Difesa Salute su Luoghi di Lavoro e Territorio di Sesto S. Giovanni).
Anche da questa manifestazione non poteva mancare l'unanime condanna dell'aggressione criminale e della pulizia etnica in corso perpetrate dalla Turchia fascista, imperialista e colonialista di Erdoğan contro i curdi del nord della Siria, condanna espressa negli slogan, nei cartelli e con le bandiere curde giallo-rosse-verdi quali quella nazionale, del Rojava e del PKK.
Il PMLI ha sfilato nello spezzone in coda al corteo dov'erano i partiti con la bandiera rossa e con la falce e martello (PCI, Fronte Popolare, e Potere al Popolo) coinvolgendo la loro base al corale canto di Bandiera Rossa, L'Internazionale (con tutte le sue 4 strofe), Bella Ciao (con la strofa finale inneggiante alla bandiera rossa) e Fischia il Vento, lanciando un unitario messaggio di rosso orgoglio contro l'Europarlamento e la sua nera risoluzione anticomunista, e contro il vertice collaborazionista della CGIL guidato da Landini e la corrente trotzkista di Grisolia che di quell'infame risoluzione, provocatoria e menzognera ne hanno fatto copertura a sinistra ripetendone le stesse false e calunniose assurdità contro l'esperienza storica del socialismo realizzato in URSS tramite il potere politico del proletariato e ad opera di tutti i lavoratori sovietici emancipati dallo sfruttamento, così come indicato da Lenin e concretizzato sotto la direzione politica del Partito bolscevico guidato di Stalin.

30 ottobre 2019