Lo denuncia Save the Children
1,2 milioni di minori in povertà assoluta in Italia
Triplicati in 10 anni

 
Lo scorso 14 ottobre Save the Children ha diffuso l‘Atlante dell‘Infanzia a rischio 2019, curata da Giulio Cederna e giunta alla sua decina edizione, che fa un bilancio sulla condizione dei minori in Italia nel periodo dal 2008 al 2018, un periodo critico per l‘Italia, segnato dalle due crisi economiche del 2008 e del 2012.
Nelle sue 205 pagine la pubblicazione mostra chiaramente che in Italia la crisi ha dispiegato i suoi perversi effetti soprattutto sui bambini e le loro famiglie, producendo uno squilibrio generazionale senza precedenti: nel 2008, infatti, appena 1 minore su 25, pari al 3,7% dei minori in Italia, si trovava in condizione di povertà assoluta, mentre dieci anni dopo si ritrovano in povertà assoluta 1 minore su 8, pari al 12,5%, un record negativo tra tutti i Paesi europei.
In termini assoluti nel 2007 i minori che si trovavano in povertà assoluta erano circa 375.000, nel 2018 sono diventati 1,26 milioni (563.000 nel mezzogiorno, 508.000 a nord e 192.000 al Centro) con un forte aumento delle contraddizioni intergenerazionali, geografiche, sociali, economiche, tra bambini del Sud, del Centro e del Nord, tra bambini delle aree urbane centrali e delle periferie, tra italiani e stranieri, tra figli della borghesia, che usufruiscono di una istruzione di eccellenza, e figli della piccola borghesia impoverita, del proletariato e del sottoproletariato che spesso sono costretti ad andare a scuola in vere e proprie classi ghetto.
Lo squilibrio della povertà minorile è fortissimo per aree geografiche: infatti, secondo il rapporto in Emilia Romagna e Liguria poco più di un bambino su 10 vive in famiglie con un livello di spesa molto inferiore rispetto alla media nazionale, mentre questa condizione peggiora in regioni del Mezzogiorno come la Campania (37,5%) e la Calabria (43%).
Forte è la denuncia di Save the Children contro le politiche dello Stato italiano in tema di infanzia: l‘organizzazione infatti denuncia, nel suo rapporto, l‘assenza di “un Piano strategico per l'infanzia dotato di adeguati investimenti” , mettendo bene in rilievo che l‘Italia, tra i paesi dell‘Unione Europea, è quello che meno investe nell’infanzia in rapporto al suo prodotto interno lordo, con forti contraddizioni anche a livello territoriale: infatti, come si legge, a fronte di una spesa sociale media annua per famiglia e minori di 172 euro pro capite da parte dei comuni, la Calabria si attesta sui 26 euro e l'Emilia Romagna a 316, uno squilibrio che penalizza il Meridione e in particolare tutte quelle aree che sono state colpite dalla mancata definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni sociali (LEP) previsti dalla riforma del Titolo V della Costituzione varata nell‘ormai lontano 2001.
Forte è la denuncia di Save the Children anche per ciò che riguarda l‘insufficienza nelle politiche dell‘istruzione in generale e in modo particolare riguardo a quella primaria e secondaria: il rapporto, che cita dati dell‘Ocse, mette in risalto il fatto che l’Italia spende per istruzione e università circa il 3,6% del prodotto interno lordo rispetto a una media degli altri Paesi del 5%, evidenziando che la revisione della spesa pubblica a partire dal 2008 “ha scippato alla scuola e all'università 8 miliardi di euro in 3 anni“, con la spesa per l’istruzione crollata dal 4,6% del prodotto interno lordo del 2009 fino al minimo storico del 3,6% del 2016, mentre nello stesso periodo, si evidenzia nello studio, molti Paesi europei portavano gli investimenti nel settore dell‘istruzione e della ricerca al 5,3%.
La conseguenza, secondo, il rapporto, è che ogni anno centinaia di migliaia di bambini non frequentano neppure le scuole elementari o non proseguono gli studi superiori, costituendo il fenomeno degli “early school leavers” (gli abbandoni scolastici precoci).
Anche l‘edilizia scolastica si è vista tagliare cospicui fondi, dato che 21.662 istituti scolastici nel nostro Paese non hanno un certificato di agibilità e 24.000 non hanno un certificato di prevenzione per gli incendi.
La povertà educativa porta necessariamente, in un lungo periodo, alla povertà economica, ed è per questo che Save the Children ha lanciato sei anni fa la campagna ‘Illuminiamo il futuro‘ per il contrasto all‘impoverimento educativo, con la quale si chiede agli enti pubblici preposti il recupero di tanti spazi pubblici oggi abbandonati in stato di degrado, e troppo spesso oggetto di disinvolte speculazioni edilizie in combutta con costruttori privati, da destinare ad attività extrascolastiche gratuite per i bambini e alla realizzazione di scuole sicure per tutti.
Un'altra denuncia di Save the Children riguarda la qualità della vita di bambini e adolescenti che vivono in Italia in rapporto all‘ambiente che li circonda: secondo il rapporto essi crescono in un Paese in cui c’è sempre meno verde, con un aumento di 30.000 ettari di territorio cementificato dal 2012 al 2018, con il 37% dei minori che si concentra in 14 grandi aree metropolitane, con una città su 10 dove non si raggiunge la dotazione minima di verde pubblico di 9 metri quadri per abitante prevista dalla legge.
 
 

6 novembre 2019