Lo confermano tutti i dati disponibili: disoccupazione, sanità al collasso, in calo popolazione, servizi e verde pubblico. Inutili i palliativi della nuova giunta comunale pentastellata
Campobasso, cronache di un declino inesorabile
Unica via di uscita, sul breve periodo, applicare la politica di fronte unito per combattere la giunta Gravina (M5S) e in prospettiva far maturare la lotta contro il capitalismo e per il socialismo stando sempre a contatto con le masse

 
Dal nostro corrispondente del Molise
 
Plessi scolastici buttati giù o in disuso da tempo; un ospedale, il Cardarelli, il più grande della regione, sempre più soggetto a dismissione di reparti e accorpamenti con l’ospedale privato della Cattolica; trasporto pubblico ridotto, ferrovie a binario unico con continui disservizi; spopolamento; mancanza di prospettive lavorative.
È veramente impietoso registrare il persistente decadimento in cui versa il capoluogo del Molise. Tutti i dati disponibili oltre che la percezione diffusa fra i campobassani, confermano un trend di deterioramento e tagli ai servizi basilari. Perché? Cosa sta succedendo in città da 15 anni a questa parte? Cosa fare? Prima dei dettagli, una rapida analisi introduttiva.
Dagli anni ’60 e ’70 prima (con l’istituzione della regione Molise e l’immigrazione dai paesini circostanti) e dagli anni ’80 poi (a seguito dell’istituzione dell’università), Campobasso ha subito un forte boom demografico passando dai 30.000 abitanti scarsi di fine anni ’50 al picco di 50.000-52.000 di fine anni ’80/primissimi anni 2000. Una crescita, guarda caso, registrata quando la politica nostrana offriva posti di lavoro (spessissimo clientelari con annessi nepotismi, voti di scambio e corruzioni varie) nei numerosi uffici regionali, provinciali, comunali e vari enti misti. Poi, con la crisi economica, chiusura dei rubinetti: le briciole concesse dal capitalismo nostrano si sono eclissate; quindi, studenti fuori sede calati di numero per i problemi economici delle loro famiglie, case sfitte, chiusura di piccole attività, blocco assunzioni nel settore pubblico, cronica carenza di industrie, e via con l’emigrazione: la popolazione si è assestata sulle 48.000 unità circa.
È pur giusto specificare che la città, culturalmente e storicamente meridionale, rispetto a tante altre del nostro martoriato Mezzogiorno può ancora “vantare” una situazione meno drammatica: discreta qualità della vita, assenza del crimine organizzato, ma è impossibile non notare il declino in atto!
Entriamo allora nei dettagli, partendo dalla situazione lavorativa. L’ufficio studi di Confcommercio ha fotografato questa situazione, dati per la provincia, a inizio anno: disoccupazione all’11,2%, quella giovanile al 34,5%. Una situazione disastrosa e intollerabile anche se meno grave rispetto al resto del Mezzogiorno che presenta tali cifre: 18,4% e addirittura 48,4% per i giovani.
Se Atene piange, Sparta non ride: il fatto che Campobasso, e in generale il Molise, continui a versare in una situazione meno drammatica del resto del Sud Italia non significa che le cose vadano bene, specie in prospettiva. I dati vanno ben compresi: il livello occupazionale medio non è tragico esclusivamente in virtù dell’immenso apparato pubblico presente in città con i suoi mille uffici che per decenni hanno assorbito forza-lavoro. Ma la “pacchia” garantita per 50 anni dal clientelismo dalla DC e per un quindicennio da giunte di “centro-sinistra” e “centro-destra” è ormai agli sgoccioli: lo Stato non dà più lavoro come un tempo. Se ancora oggi il settore dei servizi (dove da padrone la fa la pubblica amministrazione), copre quasi il 70% della forza-lavoro occupata in città e provincia, come sarà la situazione a breve? Specie nel capoluogo, difatti, non esistono grandi aziende, tutto è centrato su attività famigliari con al massimo qualche lavoratore esterno, spesso in nero o part time. I tempi duri non si annunciano, sono già arrivati. Basta infatti passare all’analisi della sanità.
Una cosa ha colpito in maniera forte tutta la popolazione, indipendentemente dal proprio ceto di appartenenza: i costanti ridimensionamenti dell’ospedale cittadino e la spinta ad integrarlo con le strutture private con accordi di partenariato. Che in Molise il governo centrale abbia deciso di sperimentare la totale ritirata dalle questioni sanitarie per introdurre una sanità totalmente privata? Sciagurata ipotesi che non è certo dovuta a una fantasia di chi scrive bensì condivisa da non pochi operatori del settore e del mondo sindacale. Non a caso, non sono mancate di recente veementi denunce di associazioni, singole persone, politici, sindacalisti e operatori sanitari stessi tutti uniti per difendere un bene che è percepito “comune” e fondamentale anche da ampi strati della borghesia locale.
La criticità della situazione sanitaria è forte a livello regionale, non solo cittadino: ovunque si lamenta mancanza di strutture e personale, c’è la minaccia di tagli anche nei plessi di alta montagna, al punto che il Molise è finito appena qualche settimana fa sui tg nazionali per la ventilata ipotesi di far giungere medici militari in regione per mancanza di personale! Cose da pazzi!
Le cose, purtroppo, non vanno bene neanche su altri fronti. Le aree verdi sono in calo costante. Come certifica l’Istat, la tendenza alla spoliazione delle aree naturali è stata fissa per tutti gli anni '10 e il verde disponibile, spesso abbandonato a se stesso, si è oramai attestato sui 13,5-14 mq a cittadino. Colmo nel colmo, la cementificazione aggressiva si è risolta con enormi palazzoni semidisabitati: quasi tutte le recenti costruzioni, centro, periferia o zona universitaria che sia, sono prive di inquilini. Ancor più grave se teniamo conto del valore degli immobili: negli ultimi anni il prezzo a mq a Campobasso è persino calato, anche in modo sensibile nelle periferie; ciononostante non si vende. Come è possibile? Ovvio, le risorse economiche delle famiglie sono spesso insufficienti per affrontare operazioni di una certa entità; i prezzi, evidentemente, restano alti; difficoltà ad ottenere mutui visto il proliferare di contratti lavorativi che le banche non reputano idonei per un finanziamento!
C’è poi il triste capitolo dei trasporti pubblici, particolarmente delicati in una città collinare: comprensibili le difficoltà per tante persone a muoversi autonomamente, specie per chi risiede nelle contrade. Cosa fotografa a riguardo il rapporto Istat? Un dato vale su tutti: ogni 100 Kmq di superficie comunale, le reti di trasporto pubblico sono passate dal valore di 248,1 del 2009 ai 106,5 degli ultimi anni! In sostanza, tratte abolite o ridimensionate e, tanto per gradire, personale non retribuito, con annesse vertenze sindacali che, a proposito, hanno portato venerdì 25 ottobre al primo storico sciopero del trasporto pubblico locale. Che dire poi del terminal bus, mai entrato in funzione e costituito da due locali sistemati alla meno peggio in due container, o della rete ferroviaria: aboliti da anni i collegamenti con la costa e zone dell’interno, linea per Roma con continui ritardi, assenza dell’elettrificazione, binario unico e disservizi vari.
Cambiamo capitolo ma restiamo sulle statistiche che, pur fredde nei loro semplici numeri, raccontano comunque la verità, checché ne dicano i signori del palazzo: analisi dei componenti dei nuclei famigliari. Sono difatti 19, dicasi 19, anni consecutivi che i membri che vivono sotto lo stesso tetto vanno assottigliandosi; al 31 dicembre 2018, ultimo dato disponibile, a Campobasso un nucleo famigliare conta ormai solo 2,29 persone, rispetto ai quasi 3 di venti anni fa. Ciò vuol dire, guardando anche il calo delle nascite e l’emigrazione giovanile, che in città si è scesi ormai a uno o due figli per coppia che, se non vanno via, tendono a vivere sempre più a lungo con i genitori.
Prima di concludere, un’altra nota che dice tanto: come testimoniato da CGIL e ricercatori privati, persino chi scappa via da guerre e miseria e riesce a raggiungere le coste italiane, se smistato in Molise, dopo poco o scappa o chiede il trasferimento o, nel caso di minori, terminate le scuole dell’obbligo chiedono assistenza per andar via.
 

La giunta Gravina (M5S) e il nostro lavoro
Come possono reagire le masse cittadine a questo triste stato di cose? Qui è il nocciolo della questione. Concentriamoci su un’analisi delle elezioni amministrative, vano e patetico spazio di agibilità politica che il capitalismo concede alle masse illudendole che segnando una x su un foglio di carta, la situazione possa magicamente mutare. La sceneggiata elettorale si è svolta di recente, il 26 maggio 2019 con seguente ballottaggio il 9 giugno. Prima dell’analisi del voto ricordiamo che alla precedente tornata, nel 2014, si presentarono alle urne 31.855 elettori su 43.994 aventi diritto: il 72,41%, pertanto, anche se le schede nulle e bianche furono ben 1.113. Le elezioni furono vinte da Antonio Di Battista, PD, al primo turno, secondo posto per Roberto Gravina, M5S.
Pochi mesi fa, sempre con l’avvocato Gravina, la rivincita dei pentastellati tramite i ballottaggi: stavolta l’avversario è stata però la destrorsa D’Alessandro Maria. Nel dettaglio: 43.526 gli aventi diritti al voto, ne hanno “usufruito” in 29.816! Si è passati dal 72,41% al 68,5% del grado di legittimazione. Giusto essere felici dell'aumento dell'astensionismo, ma va registrato che rimane sempre forte il richiamo, duro a morire, dell’elettoralismo. In chiave marxista-leninista la soddisfazione non manca; i canti suadenti delle omeriche sirene borghesi giungono sempre più blandi alle orecchie e ai cuori delle masse cittadine; il 31,5% d’astensione non è proprio un dato da disprezzare tenuto conto della situazione nazionale e internazionale in cui viviamo, della soffocante campagna anticomunista cui tutti siamo sottoposti, dell’assenza in città di una tradizione e di un lavoro marxista leninista. In sintesi, messe pure nel novero schede nulle e bianche, un campobassano su tre ha dato il benservito a questi signori! Rimane comunque a noi marxisti-leninisti il compito di dare un carattere rivoluzionario all'astensionismo, di abbattere le illusioni elettorali e di creare le condizioni per realizzare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo.
Comunque, ecco il nuovo scacchiere di Palazzo San Giorgio: per la giunta, il sindaco Gravina ha optato per il soli contro tutti, accerchiandosi di quattro fedelissimi pentastellati più un tecnico esterno; per il consiglio comunale, 32 posti, ben 20 sono toccati ai pentastellati, 7 alle opposizioni di “centro-destra”, 5 al PD. Cosa attendersi da tale giunta? Possono aver fiducia le masse in un partito, il M5S, che è convinto di cambiare il futuro di questa città restando nell’alveo del capitalismo, con qualche faccia “presentabile” e qualche sciocchezza per l’ambiente (vedi i recenti investimenti su marciapiedi e verde pubblico)? Ovvio che no! Tale giunta si rivelerà un buco nell’acqua per il proletariato: nient’altro che l’ennesima illusione capitalista! Per invertire la rotta di questa nave alla deriva bisogna lottare in chiave collettiva, in ottica locale e extraterritoriale, consci che la strada sia lunga e difficile; fondamentale l'unione di tutte le forze di sinistra anticapitaliste, con l’obiettivo consapevole che Campobasso, il Molise e l’intera nazione potranno risollevarsi solo con un cambio di mentalità epocale, con una svolta rivoluzionaria che abbatta il sistema che causa tutto questo caos. Il capitalismo si affossa, non si riforma. Il socialismo e il potere del proletariato non si conquistano per via parlamentare ma per via rivoluzionaria, quella della Rivoluzione d'Ottobre.
Certo, è questa l’alternativa nel lungo periodo. Nell’immediato dobbiamo unirci con tutte le forze di sinistra, anche le più moderate, i sindacati e l'associazionismo di base per combattere la giunta del M5S e aiutare le masse campobassane a risolvere i loro problemi, a cominciare da quelli del lavoro, della sanità e dei trasporti. Non ci devono essere problemi riguardanti le masse che ci vedono in secondo piano e non impegnati a unire tutte le forze che possono essere unite per le comuni battaglie, usando le giuste tattiche nei diversi casi, non rinunciando però mai al nostro ruolo di avanguardia.
Insomma, c’è un arduo lavoro per oggi e per domani. Con la consapevolezza che dobbiamo spezzare e mettere al bando le illusioni e le ciance metafisiche della cultura borghese; aiutare il proletariato a comprendere sulla base del marxismo-leninismo-pensiero di Mao la realtà, le degenerazioni del capitalismo e la necessità di dare tutta la propria forza intellettuale, politica e organizzativa al PMLI per rovesciare il vecchio mondo e conquistare il potere politico e il socialismo.
 

6 novembre 2019