Di Maio lo esalta anche se promette modifiche e miglioramenti futuri
Il governo non cancella il memorandum Italia-Libia
La ministra Lamorgese difende il memorandum di Minniti (PD). Un duro colpo ai migranti soggetti a torture, stupri e violenze nei centri di detenzione libici
La presidente dell'Anpi: “Non rinnovare il memorandum. Abolire i decreti sicurezza”

Il 2 novembre scadeva il termine per la disdetta del Memorandum Italia-Libia per contrastare le partenze dei migranti verso le nostre coste firmato il 2 febbraio 2017 dall'allora premier Gentiloni e il presidente del Consiglio presidenziale libico Fayez al-Serraj. Il governo del "cambiamento" Conte bis, ignorando gli innumerevoli appelli provenienti da istituzioni internazionali, organizzazioni non governative, giornalisti e associazioni della società civile, ha deciso infatti di non impugnarlo prima della scadenza, limitandosi a preannunciare la richiesta al governo di Tripoli di una sua "revisione", per cui il Memorandum sarà rinnovato automaticamente per altri tre anni dal prossimo 2 febbraio.
In base a tale accordo, che tra l'altro come ha ricordato Paolo Pezzati dell'associazione Oxfam è incostituzionale perché non è mai stato ratificato dal parlamento, l'Italia ha finanziato con ben 150 milioni di euro le milizie libiche che gestiscono i centri di detenzione, controllano gli imbarchi dei migranti verso l'Italia e comandano le motovedette della guardia costiera libica che li vanno a riprendere in mare per riportarli nei lager, dove sono sottoposti di nuovo a torture, stupri e violenze di ogni genere per estorcere loro altri soldi. Motovedette fornite gratuitamente dal governo italiano alla guardia costiera libica collusa con i trafficanti, addestrata oltretutto da personale della nostra guardia costiera.
Nei quasi tre anni di applicazione dell'accordo realizzato dall'allora ministro dell'Interno Minniti, si stima che circa 40 mila persone siano state riportate nei lager e che siano stati circa 2.600 gli annegati in mare. Nel periodo in cui Salvini è stato a capo del Viminale il numero dei migranti intercettati in mare e riportati a terra dalla guardia costiera libica ha raggiunto un picco del 55%, e la mortalità del 7%. Nei lager libici ufficiali, quelli cioè "accessibili" all'Unhcr, l'organismo dell'Onu che si occupa dei rifugiati, sono detenute più di 4.500 persone in condizioni a dir poco disumane. Ma in condizioni ben peggiori si stima ce ne siano alcune decine di migliaia in un'altra ventina di centri non ufficiali gestiti direttamente da bande criminali. Il rinnovo del Memorandum da parte del governo italiano rappresenta perciò un duro colpo per i migranti, che li condanna a continuare a subire violenze e morire nei lager libici e nel Mediterraneo, e anche per il rispetto dei diritti umani in Italia e in Europa.

Muro antimigranti nel Mediterraneo
Commentando soddisfatto la decisione del governo italiano di non disdire il trattato, il rappresentante della guardia costiera libica, l'ammiraglio Ayoub Qassem, ha dichiarato: "Il Memorandum conviene all'Italia quanto alla Libia". Del resto, appena il 15 settembre scorso, il governo di Tripoli aveva approvato in tutta segretezza un decreto, svelato dall'Arci col nome di "codice Minniti libico", che sembrava fatto apposta per rafforzare l'accordo con l'Italia in previsione del suo rinnovo: le Ong che intendono svolgere attività di ricerca e soccorso nella zona Sar di competenza libica devono chiedere autorizzazione al centro di coordinamento di Tripoli, e se non lo fanno si vedranno sequestrare le navi. Non devono ostacolare le operazioni della guardia costiera e dare loro la precedenza d'intervento. Inoltre il personale libico è autorizzato a salire a bordo per motivi legali e di sicurezza.
Nella stessa logica antimigranti avallata dall'Italia e dalla Ue rientra anche il patto segreto tra il governo di Malta e il governo di al-Serraj, svelato pochi giorni fa da un quotidiano maltese, secondo cui le autorità dell'isola informano la guardia costiera libica quando un'imbarcazione di migranti sta per avvicinarsi alla zona Sar maltese, consentendo così la loro cattura e il ritorno nei campi libici.
Il 30 ottobre c'era stata a Roma una conferenza stampa del Tavolo Asilo, che riunisce diverse associazioni e ong, per presentare una lettera aperta al governo italiano con la richiesta di non rinnovare il Memorandum. Erano presenti il dirigente nazionale dell'Arci Filippo Miraglia, il giornalista di Avvenire , Nello Scavo, che ha svelato i rapporti equivoci tra le organizzazioni criminali libiche con le autorità italiane, la giornalista de L'Espresso Francesca Mannocchi, autrice di impressionanti reportage dai lager libici, e il giornalista Philipp Zan, autore di analoghe inchieste per la tv della Svizzera tedesca.

Delegata ai libici la violazione dei diritti umani
Nello Scavo è l'autore dell'inchiesta che ha svelato le visite ufficiali in Italia, con regolare lasciapassare, del trafficante libico Abd Al-Rahman al-Milad, detto Bija, che è anche capo della guardia costiera libica di Zawiya. Nonostante su di lui penda un mandato di cattura internazionale emesso dall'Onu, Bija compare tra gli inviati della delegazione libica in visita al centro Cara di Mineo a maggio 2017 e nella sede della guardia costiera a Roma. In conseguenza di queste rivelazioni Scavo è stato messo sotto scorta dal 18 ottobre scorso, mentre i pm di Agrigento hanno trasmesso il dossier su Bijia alla procura romana per valutare ipotesi di reato.
Tra gli intervenuti anche Riccardo Noury di Amnesty International, che ha denunciato come l'Italia sia "direttamente responsabile di violazioni gravissime commesse in terra e in mare dalle autorità libiche"; e l'avvocato Antonello Ciervo, dell'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione, che ha rivelato come l'Italia abbia usato soldi destinati alla cooperazione coi paesi africani per finanziare i trafficanti libici: "La cosiddetta guardia costiera libica è stata creata per fare ciò che i paesi europei non possono permettersi: violare i diritti umani", ha sottolineato il responsabile dell'Asgi, aggiungendo che sulla guardia costiera libica c'è anche un fascicolo davanti alla Corte penale internazionale dell'Aja.
Tra l'altro un numero de L'Espresso dello scorso settembre aveva rivelato che un rapporto sulla valutazione complessiva sulle capacità operative dei libici nei salvataggi in mare era stato secretato dal governo. Dal rapporto emergerebbe che non è mai esistito un vero centro di coordinamento dei soccorsi libico, ma sarebbe solo una struttura fantasma probabilmente gestita dagli italiani a nome dei libici. Che non a caso non risponde quasi mai o in grave ritardo agli appelli di Alarm phone.

Il Conte-bis sulla linea di Salvini e Minniti
Alla vigilia della scadenza del Memorandum le associazioni aderenti alla campagna "Io accolgo" avevano lanciato un appello per un'azione di "mailbombing", ossia migliaia di e-mail da tutta Italia con destinatario il presidente del Consiglio per chiedere l'annullamento del Memorandum. Ma Conte si è dimostrato sordo ad ogni sollecitazione, e ha tagliato corto dichiarando che quello con la Libia "è un memorandum che ha posto le basi per una cooperazione, per contrastare l'immigrazione clandestina e il traffico di esseri umani, quindi di gestire meglio i flussi migratori e non può essere gettato a mare". Si è solo limitato ad assicurare ipocritamente che sarà cambiato "alla luce di quanto accaduto in questi anni, anche per rimediare a qualche aspetto che non si è rivelato soddisfacente (sic)".
Il ducetto Di Maio è andato ancora oltre, esaltando l'accordo con la Libia in quanto "è innegabile come abbia contribuito, attraverso il rafforzamento delle capacità operative delle autorità libiche, a ridurre in maniera rilevante gli arrivi dalla Libia (da 107.212 del 2017 a 2.722 all'ottobre 2019) e, conseguentemente, le morti in mare nel Mediterraneo centrale". Un trattato addirittura "umanitario", insomma. Così lo ha difeso infatti, alla maniera di Salvini, il 30 ottobre in un Question time alla Camera rispondendo all'interrogazione di un gruppo di parlamentari del PD tra cui Laura Boldrini e Lia Quartapelle; che comunque non chiedevano la cancellazione del Memorandum ma solo di "rinegoziarlo".
"L'Italia è, ad oggi, l'unico partner effettivo delle autorità libiche nella lotta al traffico di esseri umani. Una riduzione dell'assistenza italiana potrebbe tradursi in una sospensione delle attività della Guardia costiera libica, con conseguenti maggiori partenze, tragedie in mare e peggioramento delle condizioni dei migranti nei centri", ha aggiunto il ministro degli Esteri; assicurando che il governo "intende lavorare per modificare in meglio i contenuti del Memorandum, con particolare attenzione ai centri e alle condizioni dei migranti".
Anche la ministra dell'Interno Lamorgese si è tenuta sul filo della stessa ipocrisia, dichiarando in un'intervista a La Repubblica del 1 novembre: "Si, il governo è al lavoro per modificare i contenuti. Mi limito a dire che occorre sostenere i rimpatri volontari assistiti, quelli organizzati dall'Unhcr e dall'Oim, che hanno già consentito il rientro in patria di 25 mila migranti e hanno svuotato i centri attraverso i corridoi umanitari europei. Occorre maggiore coinvolgimento delle Nazione Unite. E comunque tengo a precisare che la lotta agli scafisti ha consentito quest'anno di arrestarne ben 86".

Solo ritocchi ai decreti di Salvini
Peccato però che in questi quasi tre anni di applicazione del Memorandum solo meno di 900 persone siano arrivate in Europa con i corridoi umanitari. Medici senza frontiere, che ha definito "maquillage umanitario" le proposte di modifica al Memorandum, denuncia anche che nel 2019 per ogni persona evacuata dai campi più di quattro sono state intercettate in mare e riportate in Libia, e il 75% di esse è considerata a rischio dall'Unhcr. Del resto anche nell'accordo di Malta sulla redistribuzione dei migranti si fa comunque riferimento alla guardia costiera libica.
Anche sui decreti sicurezza di Salvini, la ministra si è limitata a confermare che "occorre rendere conformi i testi a tutte le osservazioni che sono arrivate dal presidente della Repubblica. Spero che si possa intervenire entro fine anno". Quindi, altro che la loro cancellazione, ma bene che vada soltanto un loro ritocco per ridurre l'entità delle sanzioni alle Ong che non rispettano il divieto di sbarco, giudicate troppo alte da Mattarella.
Sui decreti e sull'accordo Italia-Libia è intervenuta anche Carla Nespolo, presidente nazionale dell'Anpi: il Memorandum? "L'Italia non deve rinnovarlo. Penso che questo governo debba prendere la bandiera della difesa dei diritti umani con più forza. Quello che è certo è che in Libia non c'è alcun rispetto di questi diritti. Non basta un'aggiustatina, o qualche vincolo in più che nessuno riesce a verificare come viene applicato". Quanto ai decreti Salvini, "sì, sono sicuramente da abolire", ha detto. "Ho rivolto un appello ai parlamentari per non votarli. Non mi hanno ascoltato. Lasciarli ora è un grande errore e una delusione".
 

13 novembre 2019