Femminicidio: 142 donne uccise nel 2018
119 (85,1%) le donne uccise in famiglia

 
Sono assai allarmanti i dati recentemente diffusi dal rapporto Eures sulla violenza contro le donne e il femminicidio in Italia relativamente al 2018 quando, rivela lo studio, nel nostro Paese sono state uccise 142 donne, nella stragrande maggioranza dei casi per mano di uomini, con una percentuale del 40,3% rispetto a l numero totale degli omicidi.
Ben 119 delle donne vittime (l'85,1% del totale) sono state assassinate in famiglia, soprattutto per mano del partner, con 78 vittime pari al 65,6% del totale, con un notevole aumento del 16,4% rispetto alle 67 donne uccise dal proprio uomo nel 2017: in modo particolare, 59 donne appartenevano a una coppia unita in matrimonio o comunque stabilmente convivente, mentre le altre 19 sono state uccise dall'ex marito o convivente.
Particolarmente allarmante è il movente legato alla gelosia, perché risulta dagli atti processuali che nel 32,8% dei casi di femminicidio il movente dichiarato è legato alla gelosia.
Trentacinque donne, il 24% di tutte le vittime di femminicidio in Italia lo scorso anno, erano straniere, e di esse ben 29 hanno visto troncata la loro vita per mano di un loro familiare.
La maggior parte degli episodi (66 donne, pari al 45% del totale italiano, di cui 56 in famiglia) si è registrata nell'Italia settentrionale, mentre il 35,2% di essi è avvenuto nel meridione e nelle isole (50 casi, di cui 42 in famiglia) e il 18,3% nelle regioni centrali (26 casi, di cui 21 in famiglia).
Ma il dato più impressionante è l'aumento, anno dopo anno, del fenomeno del femminicidio: infatti il livello raggiunto nel 2018 è il più alto mai registrato in Italia, attestandosi sul 40,3% sul totale di tutti gli omicidi, contro il 35,6% dell'anno precedente e il 29,8% del periodo che va dal 2000 al 2018.
Il fatto che la stragrande maggioranza dei femminicidi si sia consumata all'interno di dinamiche familiari non deve stupire, soprattutto se si riflette sui dati sempre più allarmanti in tema di violenza domestica: è proprio la concezione tradizionale della famiglia, fatta propria dalla classe dominante borghese, che con le sue caratteristiche patriarcali, maschiliste e misogine è alla base delle violenze contro le donne, che nel capitalismo subiscono una doppia schiavitù. Quella dello sfruttamento economico da parte dei padroni e quella di genere, che si manifesta in mille modi: confinandole nel lavoro domestico e comunque in ruoli produttivi e salariali più bassi e quasi sempre subalterni a quelli occupati dagli uomini a ogni livello; condannandole per prime alla disoccupazione o inoccupazione; riducendole a oggetto di piacere del maschilismo dominante destinato a essere gettato o soppresso quando si ribellano a questo stato. Oggi poi, che impera il motto clerico-mussoliniano “Dio, patria, famiglia”, non dobbiamo stupirci che assistiamo anche all'inarrestabile crescita dei femminicidi.
Basta femminicidi hanno gridato in piazza a Roma i 100 mila manifestanti chiamati da Non Una di Meno nel combattivo corteo che ha visto sfilare associazioni, centri antiviolenza, movimenti, donne e uomini, e molti giovani.
 

27 novembre 2019