Cambiamenti climatici, cementificazione selvaggia e l'abbandono delle campagne ne sono la causa
Frane e alluvioni in Liguria e Piemonte
Savona la provincia più colpita. Sfiorata un'altra strage per il crollo di un altro viadotto autostradale

Dopo l'ennesima perturbazione che si è abbattuta sul nostro Paese, la Liguria è ancora una volta sott'acqua, stavolta assieme al Piemonte che, per la prima volta, ha emesso una allerta rossa che coinvolge sette zone su undici. Anni indietro avremmo definito questi episodi come “eccezionali”, ma nell'ultimo decennio stanno mano a mano diventando una devastante normalità.
Le quarantotto ore di pioggia incessante sulle colline hanno fatto crollare i muraglioni ed esondare i corsi d’acqua, causando frane che hanno invaso intere carreggiate interrompendo il traffico. Per il maltempo, è crollato anche il viadotto “Madonna del monte” sull'A/6 Torino-Savona e solo il caso ha voluto che non si ripetesse una strage come quella del ponte Morandi. La situazione è talmente drammatica da aver costretto la magistratura a chiudere altri due ponti alle porte di Genova e a bloccare nei due sensi la A26, col risultato di isolare ancor di più il capoluogo ligure. Ecco quali sono le sciagurate conseguenze della politica dei governi nazionali e locali in carica in questi ultimi decenni: da una parte hanno selvaggiamente tagliato i fondi destinati alla manutenzione e alla messa in sicurezza della rete stradale, dall'altra hanno lasciato che i concessionari, come il gigante Atlantia dei Benetton, macinassero profitti grazie ai puntuali e lucrosi aumenti dei pedaggi senza assicurare neppure i livelli minimi di manutenzione.
Nel bilancio finale si contano oltre ottocento persone isolate in Liguria (al netto del comune di Stella di tremila abitanti dove entrambe le provinciali sono state interrotte per alcune ore) e 181 gli evacuati, mentre in Piemonte raggiungono quota 115.
Dopo le problematiche in Toscana dei giorni scorsi, anche stavolta sono stati i fiumi a destare maggior allarme: per controllare il Tanaro, da Ceva ad Alessandria i volontari hanno elevato barriere e disposto sacchi di sabbia per innalzare gli argini; anche il Po ha fatto paura soprattutto a valle di Torino, mentre non si contano le esondazioni dei torrenti e dei corsi d'acqua a Genova e nel savonese, una delle provincie più colpite da questa ondata di maltempo.
A Genova i maggiori disagi li registra la Valpolcevera, già ferita dal crollo di ponte Morandi, dove sono esondati i rivi Ruscarolo e Fegino che hanno sommerso con acqua e fango decine di attività commerciali; rio Fegino che doveva essere messo in sicurezza da “Italia Sicura”, smantellata dal governo nero Salvini-Di Maio senza indicare altre competenze in merito e bloccando di fatto i lavori.
Infiltrazioni di acqua anche all'ospedale Gaslini, dove alcuni pazienti sono stati trasferiti ad altro reparto.
Fra Genova, Imperia e Savona si contano oltre 50 frane aperte, ma è il capoluogo di regione, come dicevamo, l'epicentro del disastro.
Il suo centro storico è stato completamente invaso dall’acqua, così come la val Bormida. Tante le persone sfollate e le famiglie isolate a Varazze, ma anche nel Ponente ligure, come a Sanremo e Ospedaletti. Le frane hanno interrotto strade e bloccato il trasporto pubblico, sia su gomma sia ferroviario, verso la valle.
Numerose anche le frazioni rimaste isolate in entrambe le regioni, incluse diverse stalle fra Masone, Campo Ligure e Rossiglione, centri della Valle Stura (Genova) colpiti da una bomba d’acqua che ha provocato frane e disagi.
Oltre che con la pioggia, la Liguria ha dovuto fare i conti con una forte mareggiata con onde alte sei metri che hanno cancellato le spiagge di Alassio, Vado Ligure e Bergeggi. Secondo gli esperti, solo lo scirocco ha salvato la costa da disastri ancor più gravi.
Insomma, il ripetersi, costante, di episodi del genere, propri di una sorta di “tropicalizzazione” delle condizioni climatiche, conferma il mix letale dei cambiamenti climatici con la cementificazione selvaggia, in particolare nei territori ad alto rischio idrogeologico.
Non bastano a devastare in questo modo città e territori le precipitazioni brevi ma più intense, ed il brusco passaggio dal sole e dal caldo al maltempo, nemmeno in Liguria che ha ben il cento per cento dei comuni i cui territori sono a rischio; il colpo di grazia arriva comunque dall'uomo, e più precisamente dalla speculazione edilizia e dall'incuria di chi dovrebbe proteggere l'ambiente e con esso anche le popolazioni residenti.
Non sfugge a nessuno, specialmente ai liguri, che il territorio italiano è stato reso più fragile dalla cementificazione selvaggia e illegale e anche dall'abbandono delle terre coltivate – che negli ultimi 25 anni si sono ridotte del 28% del totale nazionale – per le quali i governi che si sono succeduti, ignorando le conseguenze che gli stessi territori avrebbero subito, non hanno mosso un dito, negando quell'importante ruolo sociale, culturale e infine economico dell'attività agricola nelle campagne.
 
 

27 novembre 2019