Colombia
Sciopero generale nazionale, manifestazioni e blocchi stradali contro il governo reazionario
A Bogotà dichiarato il coprifuoco

 
La giornata di sciopero generale nazionale del 21 novembre in Colombia ha fatto registrare un indubbio successo della protesta popolare contro le politiche economiche e sociali del governo reazionario del presidente Iván Duque, in particolare contro le riforme del mercato del lavoro e del sistema pensionistico. All'iniziativa promossa dai sindacati hanno aderito gli studenti, le comunità indigene, i movimenti sociali e i partiti d’opposizione che hanno portato in piazza almeno due milioni di manifestanti solo nelle principali città, secondo il sindacato CUT, e tante altre nelle più di mille iniziative organizzate a livello comunale, un livello di mobilitazione senza precedenti nella storia recente del paese che è proseguito nei giorni successivi. E ha inserito la lotta della Colombia all’ondata di malcontento e proteste sociali in larga parte dell'America Latina. Il successo della mobilitazione popolare è stato ancora più importante a fronte della misure repressive preventive attivate dal presidente Duque che tra le altre aveva dichiarato il coprifuoco nella capitale Bogotà e proprio nella capitale la giornata di lotta ha preso il via con i primi blocchi stradali vicino alle stazioni di trasporto pubblico, per impedire con successo l'uscita dei mezzi.
Lo sciopero generale nazionale era stato convocato lo scorso 2 ottobre da vari sindacati, la Central Unitaria de Trabajadores (CUT), la Confederación de Trabajadores de Colombia (CTC), la Confederación de Pensionados de Colombia (CPC), la Confederación General del Trabajo (CGT), subito dopo l'annuncio del governo di presentare due progetti di controriforma delle pensioni, con l'abolizione del fondo pensione statale Colpensiones e l'aumento dell’età pensionabile, e del mercato del lavoro a partire dalla riduzione del salario contrattuale dei giovani assunti. Il pacchetto di misure antipopolari costruito dal governo comprendeva altre misure quali l’aumento delle tariffe dell’energia elettrica, il taglio delle imposte alle grandi imprese, la privatizzazione del settore finanziario, l’impunità per i responsabili di atti di corruzione.
Avevano risposto all'appello sindacale le organizzazioni sociali che rivendicavano misure specifiche dal governo per fronteggiare la forte disuguaglianza sociale e le organizzazioni indigene che denunciavano la repressione del loro movimento e le continue uccisioni dei loro leader. Secondo le organizzazioni sociali sono stati più di 400 gli omicidi di leader sociali e indigeni, difensori dell’ambiente, attivisti e ex guerriglieri delle FARC negli ultimi quattro anni in Colombia, con un aumento significativo negli ultimi 15 mesi, da quando si è insediato il governo reazionario del presidente Duque.
Lo sciopero era stato immediatamente appoggiato dagli studenti delle università pubbliche e private che già erano impegnati in una mobilitazione per chiedere al governo maggiori investimenti nell’istruzione a cominciare dal rispetto degli accordi firmati lo scorso anno dopo oltre due mesi di proteste e finora disattesi che prevedevano circa 1,3 miliardi di dollari per le università. Alle rivendicazioni studentesche erano unite le denunce contro la corruzione in diverse università e contro la brutalità della repressione poliziesca delle loro proteste, in particolare quella degli agenti dell’Esmad, lo Squadrone mobile antisommossa.
La criminale repressione governativa si è fatta sentire anche nella giornata dello sciopero generale con un bilancio di 3 morti e oltre un centinaio di feriti nelle manifestazioni a Medellín, Cali, Manizales, Popayán, Santa Marta e a Bogotá dove l'Esmad ha attaccato i manifestanti a Plaza Bolivar e all’Università Nazionale, con i gas lacrimogeni e le granate per impedirgli di raggiungere l’aeroporto internazionale.
Alla vigilia dello sciopero, il presidente Duque aveva ordinato la chiusura dei confini terrestri e marittimi, presidiato strade e piazze da esercito e polizia, ordinato perquisizioni di sedi sindacali e studendesche. Tanto che financo il rappresentante in Colombia dell’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani (Unhchr), Alberto Brunori, aveva espresso preoccupazione per lo schieramento militare e i molteplici decreti, circolari e istruzioni che permettevano a sindaci e governatori di poter dichiarare il coprifuoco.
Registrato il grande successo dello “storico giorno di mobilitazione” del 21 novembre, il Comité del Paro Nacional, il Comitato delllo Sciopero Nazionale, chiedeva un incontro con il presidente Duque per ridiscutere le iniziative antipopolari del governo e invitava “tutti i colombiani a essere pronti a sviluppare nuove azioni” in caso di risposte negative. Le piazze colombiane erano presidiate il 25 novembre per manifestazioni contro la violenza sulle donne e per denunciare la durissima repressione poliziesca e il 30 novembre dagli studenti universitari mobilitati contro contro l’ICETEX, la banca nazionale che gestisce i prestiti, durante la quale la polizia uccideva lo studente Dylan Cruz.
 
 
 

4 dicembre 2019