La mia esperienza quasi cinquantennale di redattore de "Il Bolscevico"

di Loris Sottoscritti*
Il primo articolo che fui chiamato a scrivere per "Il Bolscevico" era un articolo di politica estera, se non ricordo male di commento e appoggio all'embargo petrolifero che i paesi arabi produttori aderenti all'Opec avevano deciso contro i paesi occidentali alleati di Israele, a seguito della guerra del Kippur dell'ottobre 1973. Ricordo bene però l'emozione quando il compagno Giovanni Scuderi mi chiamò per propormi di diventare collaboratore del nostro giornale, che da poco più di un anno era cresciuto da due a quattro pagine e poteva consentire un contenuto più vario e articolato sui diversi temi di politica interna e internazionale e di ospitare anche i contributi saltuari di nuovi redattori. In questo modo la Direzione de "Il Bolscevico" e la Redazione centrale, composta fino alla fondazione del PMLI da soli tre compagni, due dei quali non sempre gli stessi, sperimentavano via via le potenziali capacità giornalistiche dei militanti e formavano anno dopo anno nuovi redattori, mettendo così con lungimiranza le basi per la prosecuzione e lo sviluppo del nostro grande giornale.
Devo dire che il Segretario generale mi facilitò molto quella mia prima esperienza giornalistica, facendomi comprendere bene e a fondo il tema in questione, i punti principali da trattare e la linea che volevamo trasmettere al proletariato e alle masse popolari italiane per smascherare la propaganda imperialista. Così come egli ha continuato a fare negli anni seguenti e fa tutt'ora, con la stessa identica premura, con me e con tutti gli altri redattori, quando siamo chiamati a trattare un tema particolarmente importante e delicato che richieda un'attenzione speciale e il conseguimento del massimo risultato.
Da allora e negli anni seguenti, fino al mio ingresso permanente nella Redazione centrale, ho continuato a dare il mio contributo al giornale come collaboratore esterno: prima continuando sulla politica estera e successivamente, dati anche i miei compiti specifici di militante, sulla politica economica e sindacale. In quei primi anni di redattore saltuario de "Il Bolscevico" mi capitava, come capitava allora a quasi tutti i compagni che contribuivano in vario modo alla sua miracolosa uscita, prima mensile e poi quindicinale, la notte di andare ad affiggere, con i compagni della squadra di affissione diretta dall'indimenticabile compagna Lucia, quello stesso numero del giornale per cui avevo appena scritto un articolo; e l'indomani mattina presto, prima di andare al lavoro, magari di andare anche a diffonderlo davanti a una fabbrica, una stazione, o una scuola.
Proprio per quanto detto sopra quegli anni prima del mio ingresso nella Redazione centrale sono stati molto importanti e preziosi per la mia formazione di Penna Rossa al servizio del Partito, perché a dimostrazione dell'insegnamento dei Maestri che a scrivere si impara scrivendo e mettendosi alla scuola del proletariato e della lotta di classe, ho potuto farmi le ossa sul campo. Soprattutto redigendo volantini e articoli, sotto l'esemplare e formativa direzione del compagno Emanuele Sala, allora Responsabile della Commissione per il lavoro di massa del CC del PMLI, in occasione di scioperi nazionali e locali, di analisi e di critica alla politica economica antioperaia e antipopolare dei vari governi governi DC, di attacco alle posizioni e alla linea capitolazionista e collaborazionista delle direzioni sindacali, in particolare durante le stagioni di lotta contro la "svolta dell'Eur" del '77-78 e la "politica dei sacrifici", seguendo la lotta degli 80 giorni contro i licenziamenti alla Fiat, la campagna in difesa della scala mobile, e così via.
Anno dopo anno, già da membro della Redazione centrale, i miei compiti si sono poi specializzati sempre più sulla politica interna, seguendo soprattutto i temi della politica governativa e parlamentare, la P2 e la seconda repubblica, le controriforme costituzionali e le leggi liberticide, gli attacchi alla magistratura, i referendum, e così via. Anche se mi può capitare ancora, occasionalmente e a seconda delle esigenze del giornale, di dovermi occupare di qualche tema di carattere sindacale e internazionale. A volte sono invitato a intervenire sui partiti falsamente comunisti.
Nel corso di questi quasi cinquant'anni di esperienza politica e giornalistica, naturalmente, la mia tecnica si è molto affinata rispetto a quel primo articolo sulla crisi petrolifera del '73-74, ma nonostante ciò le domande che mi si pongono nell'affrontare un articolo, specie quando si tratta di un editoriale importante o di un articolo di analisi della situazione politica, sono sempre le stesse di allora: riuscirò ad essere all'altezza della qualità politica che il Partito si aspetta dall'articolo? Ce la farò a distillare, dal mucchio caotico delle notizie e delle dichiarazioni che ho ricercato e accumulato così come venivano, il succo limpido e concentrato che serve per dare materia all'articolo? E infine, ammesso di aver superato questo ostacolo, sarò in grado di organizzare e stendere questo materiale precedentemente elaborato e selezionato in un articolo chiaro, convincente e il più possibile sintetico e nei tempi stabiliti?
Ogni volta che scrivo un articolo è questa battaglia che devo affrontare e vincere ancora prima di scrivere le prime parole del testo, ed è giusto così perché senza questa tensione intellettuale, senza questa faticoso processo di preparazione e di chiarimento interiore delle idee, non è possibile nemmeno affrontare con successo la fase successiva dell'esposizione. La quale a sua volta non è certo automatica né lineare, ma richiede altrettanta tensione, concentrazione e sudore, frequenti cancellature e riscritture. Fino a un'attenta rilettura e correzione finale, e quando necessario anche drastici tagli di interi periodi, per rendere il testo più snello e leggibile, prima di arrivare ad un prodotto finito il più possibile chiaro ed essenziale, ma al tempo stesso esauriente e convincente.
Quanto detto sopra si riassume nelle tre fasi che precedono l'azione magistralmente definite dal Segretario Generale, e da lui ribadite anche nella lettera inviata al Direttore Politico e alla Redazione centrale de "Il Bolscevico", che in estrema sintesi e applicate al lavoro giornalistico sono: la fase della conoscenza della situazione, dei dati e dell'individuazione della contraddizione principale; la fase dell'elaborazione dei dati raccolti e della linea, parole d'ordine e rivendicazioni da lanciare; la fase della stesura vera e propria dell'articolo, frutto del compimento delle due fasi precedenti.
Per quanto riguarda la prima fase, e in parte anche la seconda, occorre chiarirsi bene in partenza le idee sul tipo di articolo che si deve scrivere, a chi si rivolge, qual è la contraddizione principale da colpire e quelle secondarie ma sempre utili da trattare, e quali sono le indicazioni, gli insegnamenti, le parole d'ordine che si vuole trasmettere. A questo proposito è di fondamentale importanza la riunione di Redazione in cui si distribuiscono e si discutono gli articoli, e qui sono particolarmente preziose le indicazioni del compagno Mino Pasca, che mi premuro di annotare dettagliatamente, specie se riguardano gli articoli di fondo, e che spesso costituiscono già di per sé la scaletta dei punti su cui si andrà a costruire l'articolo.
La raccolta e l'elaborazione del materiale sono altrettanto importanti, e di solito il tempo che mi richiedono è pari se non superiore alla stesura dell'articolo. Nella raccolta del materiale è importante non fermarsi alla lettura dei quotidiani e dei loro siti, ma andare direttamente alle fonti delle notizie e dei documenti, e in questo comincio sempre dall'attingere da quello che il Partito ha già elaborato su quel determinato tema, dai documenti del PMLI agli articoli che "Il Bolscevico" custodisce nel suo ormai sterminato archivio e che, come ha ricordato il compagno Scuderi nella suddetta lettera, "è una fonte storica preziosissima e unica, a parte quella del PMLI, su quanto è accaduto in questo mezzo secolo". Nell'elaborazione del materiale raccolto faccio poi uno sforzo per selezionare e cucire insieme in sequenza logica quelle notizie, passaggi di documenti e dichiarazioni di protagonisti che nell'idea che mi sto man mano formando dell'articolo possano comporre un disegno unitario, organico e funzionale a sostenerne la tesi centrale.
Se questo faticoso ma indispensabile processo di raccolta, conoscenza ed elaborazione dei dati è compiuto ne usciamo sicuramente più esperti e con le idee più chiare di prima sul tema, e questa è la premessa imprescindibile per essere chiari e convincenti nella stesura dell'articolo. Perché risulteremo convincenti nella misura in cui siamo convinti prima di tutto noi stessi, senza barare accontentandoci di trasmettere una conoscenza superficiale e lacunosa della materia. Ma è proprio l'affrontare e vincere ogni volta questa fatica che ci fa diventare sempre più rossi ed esperti e contribuire individualmente e collettivamente alla crescita di quel gioiello del PMLI e del proletariato italiano che è "Il Bolscevico".
 
* Da quaranta anni Redattore capo de “Il Bolscevico”

11 dicembre 2019