Nell'ambito della “settimana di mobilitazione per il lavoro”
Cgil, Cisl e Uil in piazza per l'occupazione, pensioni dignitose e rinnovo dei contratti

I tre sindacati confederali son tornati a manifestare a Roma. Martedì 10 dicembre l'iniziativa era incentrata sui temi della crescita, delle crisi aziendali, dello sblocco di cantieri e infrastrutture, sullo sviluppo del Mezzogiorno. In piazza Santi Apostoli si sono ritrovati assieme a Cgil-Cis-Uil migliaia di lavoratori che stanno attraversando momenti difficili per la dismissione delle loro aziende.
Qui è confluita anche la protesta dei lavoratori metalmeccanici dell'ex Ilva, in sciopero per 24 ore negli stabilimenti siderurgici del gruppo ArcelorMittal e nell'indotto. Partiti da Taranto la sera prima con una ventina di bus, oltre 1.000 lavoratori dell'acciaieria pugliese e dell'indotto hanno raggiunto Roma insieme ai delegati dei sindacati metalmeccanici, folta anche la delegazione giunta dalla Liguria, dalla fabbrica di Cornigliano.
Lo sciopero ha registrato alte adesioni: a Taranto 90%, a Genova e Novi Ligure 80%, a Racconigi, Padova e Marghera 100%. L'agitazione proclamata da Fim, Fiom e Uilm e in maniera autonoma dall'Usb, contesta il nuovo piano industriale della multinazionale franco-indiana che ha chiesto ulteriori 4.700 esuberi entro il 2023 e il mancato rientro al lavoro dei 1.600 lavoratori attualmente in capo all'Ilva in Amministrazione straordinaria.
La manifestazione non ha messo al centro solo l'ex-Ilva, come ha ricordato dal palco il segretario della Cgil Maurizio Landini: “Alitalia, Whirlpool, Mercatone uno: in tutti i settori abbiamo vertenze aperte con minacce o veri e propri licenziamenti di migliaia e migliaia di uomini e donne. Mai così in basso. Vogliamo che queste vengano risolte e vogliamo dare un messaggio chiaro alle multinazionali: non si viene in questo Paese a fare shopping e poi a buttare via imprese e chi ci lavora dentro".
"Finché non avremo le risposte alle questioni che un anno fa abbiamo aperto insieme, noi continueremo nella mobilitazione, nella nostra lotta. Non ci bastano i cambiamenti di modi, abbiamo bisogno di risposte", ha continuato la segretaria della Cisl, Annamaria Furlan, mentre Carmelo Barbagallo della Uil ha chiesto di dare “speranze ai lavoratori, ai giovani e agli anziani".
Nei giorni successivi, l'11 e il 12 dicembre è stata la volta dei pensionati. Hanno voluto manifestare sotto la Camera dei deputati, in piazza Montecitorio, con un presidio di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil, in concomitanza con la discussione sulla legge di bilancio, e altri due ne seguiranno il 19 e 20 dicembre. La mobilitazione prosegue anche a livello locale con decine di manifestazioni in tutti i capoluoghi di provincia.
Le pensionate e i pensionati italiani, con i loro sindacati, rivendicano l'attenzione da parte del governo e del parlamento, chiedendo di tener conto delle richieste contenute nella piattaforma unitaria, che sono state al centro della manifestazione nazionale del 16 novembre scorso al Circo Massimo a Roma: l’ampliamento della platea dei beneficiari della 14esima, la rivalutazione delle pensioni, un fisco più equo per i pensionati e una legge nazionale sulla non autosufficienza.
Venerdì 13 invece la manifestazione, che si è svolta sempre in piazza Santi Apostoli a Roma, ha avuto come oggetto il rinnovo dei contratti, in scadenza per milioni di lavoratori, a partire da quelli pubblici. La segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti ha rilanciato la problematica dei bassi salari: “Dobbiamo iniziare nel nostro paese ad affrontare la questione salariale. Il lavoro non può, come è accaduto in questi anni, diventare povero. Ed è inaccettabile che i diritti di chi lavora siano sacrificati sull’altare di una competitività che ha arricchito pochi e indebolito tutti gli altri”.
Sul palco si sono avvicendati delegati sindacali dei vari settori, dagli infermieri agli operatori socio-sanitari ai Vigili del fuoco raccontando i drammi di chi è precario da decenni. “Nel settore pubblico abbiamo bisogno di risorse per il rinnovo, di liberare la contrattazione e di investimenti in formazione. Così come di un piano straordinario di assunzioni e di stabilizzazioni. Siamo in una vera e propria emergenza col rischio della desertificazione dei servizi”, ha spiegato la segretaria generale della Fp Cgil Serena Sorrentino.
L’idea, ha continuato la Sorrentino “è quella di un accordo-quadro generale su cui vadano poi ad inserirsi i vari rinnovi nei settori pubblici, come accadde nel novembre 2016”. Ad oggi, in legge di Bilancio sono stanziati quasi 3,4 miliardi di euro per il triennio, grazie ai 200 milioni annunciati ai sindacati dal ministro Gualtieri lunedì scorso. Uno sforzo che per i sindacati, però, ancora non basta.
Nonostante l'impegno nell'organizzare ripetute iniziative, non possiamo tacere sull'inadeguatezza delle rivendicazioni e sull'atteggiamento arrendevole dei sindacati nei confronti del governo. Un atteggiamento ben sintetizzato nelle dichiarazioni di Landini che vuole la piena collaborazione tra le imprese e i lavoratori “per risollevare il Paese”.
Invece di portare avanti una lotta dura per salvaguardare i posti di lavoro, chiedere aumenti salariali consistenti e pensioni adeguate, si preferisce mercanteggiare con il governo qualche briciola, pur di stare seduti al tavolo di una nuova concertazione, che sacrificherà gli interessi dei lavoratori a quelli dei capitalisti.

18 dicembre 2019