In competizione con Usa, Cina, Francia e Turchia
Il nuovo zar Putin si espande in Africa

 
Il 23 e 24 ottobre scorsi si è tenuto a Sochi, in Russia, il primo forum economico Russia-Africa, che ha riunito i rappresentanti di tutti i 54 stati africani e le principali organizzazioni regionali. Il primo incontro di queste dimensioni, “la prova del nostro comune desiderio di promuovere legami in tutti gli ambiti e di rafforzare la nostra poliedrica partnership”, precisava orgogliosamente il padrone di casa, il nuovo zar del Cremlino Vladimir Putin per il quale “lo sviluppo delle relazioni con i paesi e le organizzazioni regionali africane è tra le nostre priorità di politica estera russa”.
Il vertice era stato preparato da Putin assieme al suo nuovo potente alleato africano, il presidente egiziano al Sisi, attuale presidente di turno dell'Unione Africana, e copiato nella formula da quella oramai consolidata dei forum economici Cina-Africa coi quali il socialimperialista Xi Jinping cerca di di predare materie prime e mercati del continente. Lo stesso obiettivo che spinge l'imperialismo russo a espandere la sua presenza e influenza in Africa in competizione coi rivali, e in altre occasioni alleati, Usa, Cina, Francia e Turchia. Obiettivi che nella consueta pomposa dichiarazione finale vengono camuffati come uno “sviluppo della cooperazione russo-africana in politica, sicurezza ed economia, nonché nei settori scientifico, tecnico, culturale e umanitario”.
Mosca è in ritardo rispetto alle concorrenti imperialiste ma sta guadagnando terreno rapidamente, rafforzando la sua presenza economica, militare e diplomatica nel continente, era l'analisi della rivista Nigrizia che registrava un aumento del commercio e degli investimenti russi in Africa del 185% dal 2005 al 2015. Investimenti in particolare nel settore energetico e nella costruzione di impianti per la produzione di energia nucleare, attraverso l'attività delle mega socità russe come Gazprom, Lukoil, Rostec e Rosatom che operano in Kenya, Zambia, Ghana, Nigeria, Sudan, Uganda, Tanzania, Namibia, Egitto e nell'ultimo arrivato, il Rwanda, il cui parlamento ha approvato un accordo firmato lo scorso dicembre per la costruzione di un impianto per la produzione di energia nucleare entro il 2024. Nel settore minerario la Russia è già presente in Zimbabwe per i metalli usati nei prodotti tecnologicamente avanzati, in Namibia per l'uranio e in Angola per i diamanti. Il settore che vede Mosca come primo fornitori è quello militare in base a accordi di cooperazione militare con 20 paesi.
Una cooperazione militare che apre più di una porta tra i governi borghesi del continente che anche Putin dipinge come necessaria per combattere il “terrorismo” nel continente africano. E in particolare nel “Nord Africa destabilizzato. In questa regione, ma anche nelle aree del Sahara e del Sahel, nella regione del Lago Ciad, troviamo molte organizzazioni terroristiche tra cui Daesh, al-Qaeda, Boko Haram e al-Shabaab”. Nella regione dove con le stesse argomentazioni sono presenti militari dei concorrenti imperialisti americani e europei, Italia compresa.

18 dicembre 2019