Elezioni regionali in Emilia-Romagna il 26 gennaio
Bonaccini mostra i “muscoli” nel comizio di Bologna
Il governatore uscente candida un padrone che ha licenziato 516 lavoratori. Ma non può nascondere i grossi problemi della Regione dopo 5 anni del suo governo

Dal nostro corrispondente dell'Emlia-Romagna
Sabato 7 dicembre il governatore uscente dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, ricandidato alle regionali del prossimo 26 gennaio ha aperto ufficialmente la sua campagna elettorale con una manifestazione in Piazza Maggiore a Bologna che gli è servita per rispondere all’attivismo leghista che più volte ha organizzato adunate nel capoluogo regionale e che i sondaggi danno in testa come primo partito, e per legarsi al movimento delle Sardine che poche settimane fa ha riempito la stessa piazza, un bacino elettorale importante dove Bonaccini vuole andare a “pescare” voti utili per garantirsi un secondo mandato.
E la risposta vi è stata visto che circa in 10.000 hanno risposto all’appello, e a pesare sicuramente vi è stato anche il taglio “generalista” dato in questo inizio di campagna elettorale, dove il simbolo del Pd è praticamente “scomparso”, anche alla manifestazione di Bologna non erano presenti esponenti nazionali del Pd e nemmeno del governo, nonostante l’importanza rivestita da questa Regione, proprio per slegarsi dal principale partito di riferimento, sempre più in debito di credibilità verso le masse lavoratrici e popolari, e dal governo nazionale dalle sorti (precarie) del quale Bonaccini non vuole far dipendere le sue.
Il governatore uscente ha voluto personalizzare molto la campagna elettorale tanto che il suo comitato elettorale ha realizzato un simbolo che ritrae il suo volto, barbuto e con gli occhiali, verde con la Lega di Salvini e per ammiccare al crescente movimento ambientalista, con la scritta “Stefano Bonaccini presidente 2020” stampato su spille, magliette, braccialetti.
Anche nel suo comizio Bonaccini ha messo in secondo piano il Pd “non è in gioco il risultato di un partito, ma l’Emilia-Romagna e la sua identità, il futuro nostro e dei nostri figli, dei nostri nipoti”, come se a contendersi la guida della regione fossero socialismo e capitalismo e non invece 2 facce della stessa medaglia capitalista, la sua e quella rappresentata da Lucia Borgonzoni, candidata leghista del “centro-destra” ormai schiacciato dalla Lega di Salvini.
E proprio riferendosi ai fascio-leghisti, ma che ovviamente per lui non sono tali: “Dicono di volere liberare l’Emilia-Romagna, ma siamo già liberi da 74 anni, grazie al sangue dei nostri padri, dei nostri nonni”, mentre invece il proletariato e le masse lavoratrici e popolari non sono affatto libere, non sono libere dalla schiavitù capitalista, dall’oppressione e dallo sfruttamento, ma non sono libere nemmeno dal neofascismo che anche in questa regione ha rialzato la testa anche grazie alla “sinistra” borghese che glielo ha permesso.
A sostenerlo in questa tornata elettorale una coalizione composta da Pd, lista “Bonaccini presidente”, “Emilia-Romagna coraggiosa” guidata da Elly Schlein europarlamentare eletta con Pd e poi passata a “Possibile” e dal consigliere regionale Igor Taruffi, i Verdi, il movimento paneuropeo “Volt”, e la lista che comprende Pri, Socialisti, Centro Democratico e “+Europa”.
Bonaccini non disdegna neppure gli eventuali voti fascio-leghisti, tanto è vero che in piazza ha fatto appello proprio “agli elettori della Lega, si può mettere la croce su di un simbolo ma poi scegliere un altro candidato presidente”.
E ovviamente continua a corteggiare il M5S, i cui voti sarebbero determinanti ma che ancora non ha sciolto le proprie riserve perché non vuole veder tracollare i propri consensi come fatto a livello nazionale imbarcandosi nel governo assieme al Pd dopo essere stato a braccetto con la Lega. Intanto ha presentato alla presidenza della Regione l'imprenditore Simone Benini.
Bonaccini, che a giorni presenterà il proprio programma elettorale, ha puntato forte sui concetti di solidarietà, libertà, opportunità, sul livello economico e industriale della Regione che vuole competere non solo a livello nazionale ma anche con le principali regioni europee, tanto è vero che è uno dei più forti sostenitori “dell’autonomia differenziata”, in realtà una secessione mascherata per liberare i capitalisti regionali dai vincoli nazionali.
Ma non basta elencare i successi capitalisti per nascondere le reali condizioni di vita e di lavoro delle masse, a partire dalla tanto decantata sanità regionale vittima di continui e pesanti tagli che l’hanno spolpata a tal punto che anche per esami importanti le liste di attesa sono di mesi e mesi, mentre le cure sono sempre più razionate in base ai bilanci.
Anche le condizioni del lavoro salariato sono sempre più precarie e condizionate dalle crisi aziendali che se non si concludono con la chiusura delle aziende è perché esse ne riversano sui lavoratori tutto il peso. E non mancano i disoccupati. E che fa il governatore uscente? Si sceglie nella sua lista personale un candidato come Fagioli, un padrone che ha licenziato senza battere ciglia 516 lavoratori. (Si veda articolo a parte).
Insomma Bonaccini ha ben poco da rivendicare di questi 5 anni di governo regionale e le masse dell’Emilia-Romagna non hanno motivo per dargli il proprio voto, nemmeno in senso anti-leghista: la Lega neofascista non si contrasta nelle istituzioni borghesi dove a vincere è sempre e comunque il capitalismo, sia nella sua forma più sfrenata che in quella più “edulcorata”, bensì nelle piazze, nelle fabbriche e nelle scuole, contro il razzismo e la xenofobia, contro il fascismo e il capitalismo, per questo alle prossime elezioni regionali le masse devono votare per il socialismo e il PMLI astenendosi.

24 dicembre 2019