Per difendere gli interessi del capitalismo, della borghesia e per rafforzare le istituzioni oppressive borghesi
7 candidati borghesi alle elezioni in Emilia-Romagna
Il PMLI invita all'astensione (disertare, voto nullo o bianco)

Dal nostro corrispondente dell'Emilia-Romagna
Alle elezioni regionali che si terranno in Emilia-Romagna il prossimo 26 gennaio a contendersi il posto da governatore saranno Stefano Bonaccini, governatore uscente e ricandidato, piddino, sostenuto da Pd, Europa Verde, +Europa, il movimento panaeuropeo Volt, Emilia-Romagna Coraggiosa (Sinistra italiana, Articolo 1-MDP,…), e dalla sua lista personale Bonaccini Presidente (Italia in Comune del Sindaco di Parma ed ex M5S Federico Pizzarotti, Italia Viva di Renzi, Azione di Carlo Calenda, Possibile di Giuseppe Civati,…) e Lucia Borgonzoni, leghista e candidata del “centro-destra”, sostenuta da Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Cambiamo-Il Popolo della Famiglia, Giovani per l’Ambiente e dalla sua lista personale Borgonzoni Presidente.
La partita tra questi due rappresentanti della borghesia è aperta, i sondaggi li danno molto vicini nelle percentuali.
Saranno quindi determinanti anche i voti che andranno o meno agli altri 5 candidati che non hanno rinunciato a presentarsi autonomamente per riuscire a racimolare quanti più posti possibile in Consiglio regionale o comunque a utilizzare le elezioni come tribuna legittimando però così le elezioni borghesi, gli altri candidati e il prossimo governatore regionale.
Il M5S ha deciso di presentarsi da solo e candidare l’imprenditore Simone Benini, nonostante le ripetute “avance” di Bonaccini, evidentemente per cercare di limitare le perdite dettate anche dall’appoggio, proprio assieme al Pd, a livello nazionale del partito di Di Maio al governo trasformista liberale Conte. Ma è proprio sui temi principali sui quali punta nella campagna elettorale, ecologia e sanità, che si smaschera proprio di fronte alle politiche del governo nazionale che sostiene oltre a quanto già fa nelle città che amministra, e propone l’introduzione di un salario minimo regionale. D’altronde l’ecologismo è stato uno dei temi principali fin dalla fondazione del Movimento di Grillo ma poi ha deluso i suoi sostenitori su tutta la linea. Basti citare la vittoria di Pizzarotti (allora nel M5S) a Parma ottenuta con la promessa di chiudere l’inceneritore che invece è rimasto al suo posto, o la decisione di questi giorni della sindaca di Roma Raggi di aprire una discarica a Monte Carnevale. E poi l’ennesimo appello di questa campagna contro l’astensionismo “perché non è possibile che il governatore di questa regione sia eletto con il 36% dei votanti", come avvenuto nel 2014 quando vinse Bonaccini.
Potere al Popolo di Giorgio Cremaschi candida Marta Collot, lavoratrice precaria, che punta sui temi dei diritti sul lavoro, del salario minimo di 9 euro l'ora, dello stop alla cementificazione e alla nuova legge sull'urbanizzazione, il no all'autonomia differenziata e alla privatizzazione della sanità e si presenta alternativa sia a Bonaccini che alla Borgonzoni “perché rappresentano sostanzialmente la stessa politica qui e in Italia”. Cremaschi propone “un voto utile per quelli che sono fuori da questa politica, che sono ormai la metà della popolazione”.
Stefano Lugli, segretario regionale di Rifondazione e consigliere comunale di Finale Emilia (Modena) di una lista civica di opposizione, è il candidato de L’Altra Emilia-Romagna, lista promossa da Rifondazione comunista, Partito Comunista Italiano di Mauro Alboresi, e Partito del Sud e che alle elezioni del 2014 era riuscita ad entrare in Consiglio regionale col 3,71% dei voti. Lugli identifica nella Lega “il nostro principale avversario” e quindi non chi al momento detiene il potere in Regione, cioè il principale rappresentante della borghesia regionale, e sostiene che occorre “porre un argine” al lavoro precario e sottopagato “anche nell’interesse della maggioranza delle imprese sane della nostra regione”. Si dichiara contro l’Autonomia differenziata (spinta invece da Bonaccini), critica il sistema sanitario, il piano urbanistico; dice che basterebbe il voto a l’Altra Emilia-Romagna così questi problemi si risolveranno, ne dubitiamo visto come vennero risolti quelli nazionali con la partecipazione del Prc al governo borghese… Ma il vero intento di tale lista, tanto per cambiare, è quello di recuperare parte dell’astensionismo e riportarlo dentro le istituzioni borghesi: "Ci rivolgiamo a tutti coloro che si rifugiano nell’astensionismo e ai delusi di una campagna elettorale che gioca sulla pelle degli emiliano-romagnoli una partita che va al di là delle regionali. A costoro diciamo che anche quando le strade sembrano strette c’è sempre un’alternativa".
In pista anche il Partito Comunista di Marco Rizzo con Laura Bergamini, educatrice di asilo nido e già candidata due anni fa a sindaco di Parma. Per il PC "La nostra presenza nella competizione elettorale ci permetterà di mettere al centro del dibattito le necessità dei lavoratori, dei precari e delle classi popolari di questa regione” ma alla fine ciò che sostanzialmente ha fatto è candidare l’ennesimo sedicente “partito comunista” alle elezioni borghesi “legittimandole” con la presenza della falce e martello.
Infine anche il Movimento 3V (Vaccini Vogliamo Verità) sarà presente alla competizione con il candidato Stefano Battaglia.
Dietro ai due principali contendenti, Bonaccini e Borgonzoni, vi sono dunque una serie di liste e candidati che si posizionano principalmente alla “sinistra” del Pd e che al di là delle rivendicazioni in parte o in larga parte condivisibili su lavoro, scuola, sanità, ambiente, mobilità, opposizione all’autonomia differenziata, antifascismo e antirazzismo, hanno la finalità dichiarata di recuperare parte dell’astensionismo elettorale che in questi anni si è sviluppato e consolidato togliendo legittimità alle istituzioni borghesi regionali, depotenziando quel movimento di lotta che si potrebbe sviluppare proprio su questi temi che sono molto sentiti dalle masse emiliano-romagnole ma che non trovano sbocco al di fuori delle istituzioni, essendo la forza del PMLI ancora troppo piccola per poter raggiungere tutte le masse e potersi mettere alla testa delle loro rivendicazioni e delle battaglie.
Il PMLI ritiene che la presenza nel consiglio regionale non possa rappresentare “argine” o freno alle politiche padronali, privatizzatrici, antipopolari, nessuna “sentinella” (come chiama il M5S i propri consiglieri) servirà a soddisfare i bisogni delle masse, ma solo quelli della borghesia che ha bisogno proprio di tali fantocci per legittimare le proprie politiche.
Per il PMLI il terreno migliore sul quale combattere le politiche regionali, comunali e nazionali, è al di fuori e contro le istituzioni rappresentative borghesi, nelle fabbriche, nei campi, nelle scuole, nelle università, nelle piazze dove sono le masse le vere protagoniste. Per questo i marxisti-leninisti invitano le masse popolari e lavoratrici ad astenersi alle elezioni regionali del 26 gennaio (disertando le urne, votando scheda nulla o bianca), a costituire le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari sulla base della democrazia diretta e a dare tutta la propria forza al PMLI, l’unico Partito che sin dalla sua nascita ne ha difeso i diritti e rappresentato i bisogni, fuori dalle logiche del sistema capitalistico e borghese.

15 gennaio 2020