Alle elezioni in Calabria vota il PMLI e il socialismo astenendoti
Tutte le liste non meritano il voto del proletariato e delle masse popolari calabresi

Dal nostro corrispondente della Calabria
Domenica 26 gennaio si voterà in Calabria per eleggere il presidente della giunta regionale e per il rinnovo del Consiglio regionale, composto da 30 deputati.
Tre le circoscrizioni in cui è divisa la regione: Nord: Cosenza (714.400 abitanti), Centro: ViboValentia, Catanzaro, Crotone (700.285 abitanti), Sud: Città Metropolitana di Reggio Calabria (555.836 abitanti).
La legge elettorale prevede uno sbarramento al 4% per le liste coalizzate e dell'8% per le liste singole (che già è un'assurdità antidemocratica). Vince il candidato governatore più votato, insieme alla lista o alla coalizione a lui collegata, che conquista ben 18 deputati regionali su 30. Non è possibile il voto disgiunto.
Sulla legge elettorale ci sono diversi rilievi di incostituzionalità: non è prevista la doppia preferenza di genere, la riduzione dal 2014 dei deputati da 50 a 30 poi è da considerare una restrizione degli spazi di democrazia borghese.
Le elettrici e gli elettori calabresi sono chiamati alle urne mentre vivono sulla propria pelle una situazione economica e sociale spaventosa.
La Calabria oggi è infatti la regione più povera d'Italia, i suoi quasi 2 milioni di abitanti (1.947.131 censiti, almeno 50 mila in meno solo negli ultimi 5 anni) hanno un reddito pro capite medio di 14.173 euro, il più basso della Penisola (il dato medio nazionale è di 20.670 euro) e fra i più bassi in assoluto dell'intera Europa.
Il Pil pro capite nel 2019 si è fermato a 17.200 euro, meno della metà della Valle d'Aosta, del Trentino-Alto Adige e della Lombardia, poco più della metà della media europea di circa 30 mila euro. Fra l'altro, certifica Svimez, la Calabria è ufficialmente in recessione con il Pil a -0,3% nel 2018, complice in particolare la crisi del settore agricolo.
Il tasso di povertà nel 2018 è stato del 30,6%, il triplo della media nazionale e circa 10 punti più alto perfino delle altre regioni del Sud.
 

Le responsabilità della giunta Oliverio
Sul piano delle istituzioni regionali e locali il principale responsabile politico dell'agghiacciante situazione in cui versa il popolo calabrese è sicuramente l'attuale governatore uscente del PD Mario "palla-palla" Oliverio, il quale dopo mesi di lotte fratricide con il segretario nazionale Zingaretti ha scelto di non presentarsi e di far correre alcuni suoi uomini nelle liste a sostegno di Callipo e del "centro-sinistra".
Succeduto al fascista mal ripulito oggi in galera e alleato di Salvini, Giuseppe Scopelliti, Oliverio è stato eletto il 23 novembre del 2014 da poco più di 2 calabresi su 10, il 57% del corpo elettorale si astiene.
Vecchio dinosauro della politica calabrese, proviene dal PCI revisionista, è stato definito dal PMLI e da "Il Bolscevico" come il nemico pubblico numero uno per le masse calabresi fin dal suo insediamento, così come abbiamo denunciato tutte le nefandezze prodotte dalla sua nefasta azione di governo.
Dalla "Rimborsopoli" regionale che defenestrò la sua prima mini-giunta borghese neofascista e filomafiosa alle indagini e al rinvio a giudizio che lo vedono coinvolto per reati gravissimi: abuso d'ufficio, favoreggiamento della 'ndrangheta (in particolare la 'ndrina Muto), peculato, associazione per delinquere, corruzione, turbata libertà degli incanti, traffico di influenze illecite, frode, disastro colposo (vedi i relativi articoli apparsi su "Il Bolscevico"). La stucchevole polemica e lotta contro i commissari regionali alla sanità, di nomina governativa (Scura prima, Cotticelli poi) dei quali avrebbe voluto prendere il posto, i quali, insieme a Oliverio, hanno finito con il distruggere completamente il SSN calabrese.
Ciliegina sulla torta e suo ultimo atto la mancata approvazione del bilancio regionale, peraltro sotto la lente della Corte dei Conti, che porta quindi la regione Calabria dritta all'esercizio provvisorio, con tutti i rischi che comporta per i tanti dipendenti pubblici collegati al carrozzone borghese regionale e che secondo alcuni espone la regione al rischio concreto di un default vero e proprio, cosa che si coniuga con gli squilibri di bilancio di almeno 100 comuni (in dissesto o pre-dissesto) su 404 totali.
Insomma il martoriato popolo calabrese con il passaggio da Scopelliti a Oliverio è passato dalla padella alla brace.
I politicanti borghesi di destra e di "sinistra" invece di andare a nascondersi, cercano in tutti i modi di carpire voti: 4 i candidati alla presidenza della giunta regionale, sostenuti da 14 liste complessive contenenti ben 300 aspiranti al consiglio regionale. Sono 22 i consiglieri uscenti che cercano la riconferma, 5 dei quali passano da "sinistra" a destra. Nessuna lista con la falce e il martello sulla scheda elettorale.
 

Il “centro-sinistra”
Il "centro-sinistra" dopo il "passo di lato" dell'ormai impresentabile Mario Oliverio, con tre liste - PD, Io resto in Calabria, Democratici e Progressisti - candida l'imprenditore vibonese Filippo "Pippo" Callipo, detto “il re del tonno". 73 anni, già candidato alla presidenza della regione nel 2010 con l'IdV di Di Pietro e la lista Pannella-Bonino, quindi sostenitore nel 2014 del "centro-destra" e della candidata Wanda Ferro (oggi parlamentare di FdI), battuta da Oliverio.
Negli anni è stato accusato da due "pentiti" di essere stato allo stesso tempo vittima e alleato della 'ndrangheta: vittima di estorsione e intimidazione da parte della 'ndrina dei Bonavota, rancorosi verso Callipo perché protetto dalla 'ndrina nemica dei Mancuso, allora egemone nel vibonese.
Il "pentito" Andrea Mantella (al servizio dei Bonavota e capo di un gruppo antagonista rispetto ai Mancuso) in una dichiarazione del 27 maggio 2016 ha sostenuto: "Per quanto io ne sappia, l'imprenditore Filippo (Pippo) Callipo era molto vicino a Luigi Mancuso, questo lo so perché quando avevamo le mani su Pizzo Calabro sapevamo che non lo potevamo toccare perché protetto dai Mancuso; mi riferisco agli anni Novanta, poi quando abbiamo fatto la scissione con l'appoggio di Vallelunga Damiano, i Mancuso hanno perso potere e i Bonavota, in accordo con gli Anello, hanno ritenuto possibile fare l'estorsione a Callipo".
Estorsione che sarebbe consistita in una richiesta di assunzione per uomini della 'ndrina. Lo stesso Callipo ha denunciato nel 2004 alcuni tentativi di intimidazione, ma dietro i quali, quindi, non si nasconderebbe affatto la sua tanto sbandierata "lotta alla 'ndrangheta", ma una contraddizione intermafiosa tra famiglie criminali in lotta nel vibonese per il dominio del territorio.
La vicinanza di Callipo ai Mancuso non è mai stata provata in sede penale, ma come si spiegano il rancore e le intimidazioni degli "scissionisti" verso di lui, se il "re del tonno" non fosse stato vicino in qualche modo ai Mancuso e perché allora per anni questi ultimi lo avrebbero lasciato operare e prosperare tranquillamente?
Insomma dietro Callipo da anni si nasconderebbero ombre e trame mafiose (e fasciste) mai del tutto chiarite.
L'imprenditore è stato anche a capo di Confindustria Calabria e nel rapporto con i suoi dipendenti è sempre stato particolarmente feroce e antisindacale: “È sempre stato un padrone che ragionava in termini ottocenteschi, ha sempre firmato gli accordi solo con la Cisl, ci proponeva un 'welfare' aziendale che minava alla radice il contratto collettivo nazionale e l’universalismo dello stato sociale. Insomma, un conservatore, con modalità di relazioni sindacali da padrone delle ferriere”, rivela Delio Di Blasi, della direzione regionale della Cgil.
Un padrone feroce e verace, sostenitore aperto di fascisti vecchi e nuovi, in odor di mafia, candidato a governatore in barba fra l'altro al conflitto d'interessi perché "Pippo", con il suo "Callipo Group", composto da sei aziende e la sua carica conferita da Ciampi di Cavaliere del lavoro, è una specie di Berlusconi in salsa (di tonno) calabrese del settore ittico, alimentare e sportivo.
Zingaretti, mettendo insieme questo brutto ceffo e "palla-palla" (sia pur in posizione apparentemente defilata) vorrebbe attuare una "rivoluzione dolce contro la cattiva politica e la peggiore destra" (della quale era sostenitore lo stesso Callipo), compilando le liste insieme al commissario regionale del PD, Stefano Graziano, deputato regionale campano, sotto accusa dalla DDA di Napoli per voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa (pensa un po'...).
Nelle liste di Callipo figurano, nonostante cianci di "rinnovamento", vecchi rottami della politica calabrese, schierati con Oliverio e i suoi compari fino a ieri e alcuni da quest'ultimo imposti, come il fido Luigi Guglielmelli (ex segretario provinciale PD di Cosenza, sodale di Nicola Adamo e della moglie e deputata Enza Bruno Bossio), Giuseppe Aieta, ex sindaco di Cetraro e consigliere uscente, Giuseppe Giudiceandrea, consigliere uscente.
Vi è poi il caso di Graziano Di Natale (genero di quel rottame trasformista e filomafioso di Mario Pirillo), oggi presidente del Consiglio comunale di Paola in sostegno alla giunta borghese, neofascista e filomafiosa del bandito Roberto Perrotta del Psi, sfiorato dal blitz "Rinascita-Scott" (vedi "Il Bolscevico" n. 47/2019) e relativa maggioranza che va dai veri fascisti ai falsi comunisti, che è agli ordini dalla famiglia borghese del massone e affarista Giorgio Sganga, giunta probabilmente illegittima (Perrotta fu responsabile del dissesto del comune, alla luce della legge Severino non potrebbe fare il sindaco), incredibile la sentenza del tribunale di Paola che lo ha lasciato in sella (vedi "Il Bolscevico" n. 25/2018) probabile conseguenza della vergognosa nomina a "cittadino onorario" di Paola del corrotto ex membro del CSM, ex viceministro del PD, oggi con Italia Viva di Renzi, Cosimo Ferri (si veda il caso Lotti-Palamara).
Di Natale, che è anche consigliere provinciale, proviene dalla Dc ed è stato vicesindaco di Paola con il "centro-destra" dell'allora sindaco FI (poi passato con Storace e oggi a "sinistra") Giovanni Gravina.
Ricandidati gli uscenti Carlo Guccione, coinvolto in "Rimborsopoli", Domenico Bevacqua, l'ex assessore con Oliverio Angela Robbe, Flora Sculco (che lo stesso Callipo ha definito "impresentabile") figlia di Enzo Sculco di Crotone, una delle famiglie politiche più corrotte e trasformiste d'Italia, Nicola Irto, presidente del consiglio regionale e gli ex fedelissimi di Oliverio Mimmo Battaglia e Giovanni Nucera di Reggio.
Sostiene Callipo anche l'ex presidente di destra della Regione ed ex eurodeputato FI Giuseppe Nisticò, fino a ieri schierato con Occhiuto e la destra, che impone la candidatura di Franco Rubino, docente Unical, con il progetto di trasformare la Calabria in una nuova "Silicon Valley" (la quale non è esattamente il paradiso della classe operaia, anzi! Poi perché non l'ha realizzata quando era presidente lui?)
 

Il “centro-destra”
Il "centro-destra" candida Jole Santelli, classe 1968, vecchio rottame berlusconiano della politica calabrese, deputata dal 2001, sottosegretaria tre volte con Berlusconi e Letta, è stata vicesindaco di Cosenza fino a poche settimane fa, prima di dimettersi dopo il definitivo veto della Lega sulla candidatura a governatore del sindaco di FI di Cosenza Mario Occhiuto, plurinquisito, bancarottiere, rinviato a giudizio e responsabile del dissesto di ben 350 milioni di euro e quindi del fallimento del capoluogo bruzio.
Pur avendo la stessa Santelli sostenuto Occhiuto a spada tratta per mesi per la candidatura a governatore, lo ha poi pugnalato appena ha sentito l'odore della poltrona più importante della Calabria per se stessa, in accordo con il delinquente Berlusconi ed il fascista Salvini, i quali dovrebbero spiegare come è possibile non candidare Occhiuto perché "dissestatore" e puntare tutto sul suo vicesindaco altrettanto responsabile del default!
Roba che se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere!
Il fatto è che Occhiuto è anche indagato (e pieno di debiti), la Santelli no ed è più manovrabile dagli uomini della Lega in Calabria, a cominciare dall'ex governatore Scopelliti e quindi dalle 'ndrine del reggino a lui collegate. Nonostante ciò Occhiuto ha imposto alcuni suoi fedelissimi nelle liste, su tutti Michelangelo Spataro di FI e Rosaria Succurro e Loredana Pastore in “Santarelli presidente”, tutti candidati a Cosenza.
Eloquenti e ai limiti dell'eversione i saluti e gli auguri della Santelli da vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia (sic!) sui social nel 2018 allo stesso Scopelliti in carcere, definiti "inopportuni" (solo?) perfino dal presidente della commissione, l'oscuro senatore cosentino Nicola Morra del M5S.
Di questa squallida Commissione, che di antimafioso non ha un bel nulla, fanno parte tra gli altri "don" Ernesto Magorno, ex PD oggi Italia Viva, senatore, sindaco di Diamante, vicinissimo alla 'ndrina di Franco Muto di Cetraro, la stessa 'ndrina che dava ordini ad Oliverio e compari per alcune opere pubbliche tramite il faccendiere Ottavio Barbieri (vedi "Il Bolscevico n. 27/2018 e 28/2019) e la stessa moglie di Nicola Adamo, Enza Bruno Bossio del PD. Ancora una volta c'è da chiedersi dove inizia lo Stato borghese e finisce la 'ndrangheta (e viceversa)?
Cresciuta nei salotti romani e nell'entourage del delinquente ex ministro FI Cesare Previti prima e del "filosofo" ex presidente del Senato Marcello Pera di FI poi, la Santelli è una delle principali responsabili delle leggi vergogna che salvarono il suo padrone Berlusconi da diversi processi.
Memorabili ed indicative della sua ignoranza e del suo razzismo alcune sue interviste televisive nelle quali scambiava lo Stato Islamico con "un progetto contro il terrorismo internazionale" e ironizzava sul fatto che in tv le persone di colore “hanno la fortuna di non doversi truccare”.
Ben sei le liste in suo sostegno: FI, Lega, Udc, Santelli presidente, Casa delle Libertà e Fratelli d'Italia.
Fra i candidati ben 5 consiglieri uscenti di "centro-sinistra" che si ricandidano a destra: Tonino Scalzo (vicino all'Opus dei di Cosenza), oggi nell'Udc, Franco Sergio, Mauro D'Acri e Vincenzo Pasqua, oggi in "Santelli Presidente", Giuseppe Neri che passa dal PD a "Fratelli di 'ndrangheta" (così è chiamato in Calabria il partito fascista della Meloni dopo gli arresti di Nicolò e Pittelli).
Nella lista Casa della Libertà a Cosenza è in corsa per la settima (!) consiliatura regionale Pino Gentile, 76 anni, ex sindaco di Cosenza, fratello di Antonio detto "u cinghiale", ex sottosegretario con Berlusconi, Renzi e Gentiloni.
Gentile è rinviato a giudizio, insieme al candidato in FI Antonio Daffinà (citato anche in "Rinascita"), per la vicenda dei fondi ex Gescal sull'edilizia sociale e per l'acquisto della nuova sede dell'Aterp di Vibo Valentia e sospettato di essere membro della massoneria fin dai tempi di "Why Not" insieme all'ex governatore Chiaravalloti e allo stesso Pittelli.
Nella lista “Santelli Presidente”, nella circoscrizione centro c'è Titina Caruso accusata di bancarotta fraudolenta insieme al marito Giuseppe Cristaudo, vicino al boss Giuseppe Giampà, insieme a Gianluca Tassone, figlio del democristiano ex deputato e viceministro con Berlusconi Mario Tassone, segretario del Nuovo CdU. Quindi Vito Pitaro, citato nell'inchiesta "Rinascita", ex braccio destro dell'ex deputato PD Bruno Censore, proveniente dal Prc vibonese poi passato al PD, approdato alla corte della fascista sindaco di Vibo Valentia Maria Limardo.
Per quanto riguarda la Lega scende in campo l'alter ego al femminile del fascista malripulito e carcerato Scopelliti, l'uscente consigliera regionale reggina Clotilde Minasi, nonostante il fatto che la regione sia in debito con una sua società per ben 83mila euro. Scopelliti impone pure Franco Recupero editore di una locale emittente reggina e finanziatore della Lega fin dalle scorse politiche.
Non mancano i massoni: Caterina Capponi, moglie di Antonino Alberti gran maestro venerabile della Gran Loggia regolare di Calabria, voluto a tutti i costi da Cristian Invernizzi, bergamasco, uomo inviato da Salvini in Calabria per sanare le contraddizioni interne fra gli "scopellitiani" e la corrente legata al deputato leghista in odor di mafia Domenico Furgiuele.
A Cosenza fra gli altri in lista l'ex An Leo Battaglia e il fisioterapista di San Lucido fino a ieri a "sinistra" Luigi Novello.
Nell'Udc fra gli altri tenta il ritorno in Consiglio regionale Giuseppe Graziano detto "il generale", vecchio rottame corrotto e trasformista, proveniente dalla forestale, fra i principali responsabili dello sciagurato accorpamento dei comuni di Corigliano Calabro con Rossano. Quindi Emira Ciodaro, medico, proveniente dal Pri, ex presidente del Consiglio comunale di Paola, ai tempi della giunta nera di Basilio Ferrari di FI (anch'egli candidato in FI per la regione), condannata in primo e in secondo grado, poi prescritta, per aver causato per negligenza la morte di un nascituro fra l'altro “stando a quanto evidenziato in entrambe le pronunce di merito, la Ciodaro pare si presentasse al pubblico come specialista in ginecologia pur non essendo tale” si legge nella sentenza di prescrizione della Cassazione. La Ciodaro è la moglie del paolano Sergio Stancato, medico anche lui, un passato nella DC, quindi CCD, UdR, Patto Segni, Nuovo Psi, Pri, arrestato e poi prescritto per aver riversato rifiuti inquinanti quando era assessore regionale all'ambiente nella giunta del citato Nisticò.
Sempre con lo scudocrociato è candidato Rosalbino Cerra, braccio destro di Orlandino Greco, l'ex sindaco di Castrolibero e consigliere uscente, ex An poi passato a "sinistra", leader de "L'Italia del Meridione", squallida e trasversale formazione politica. Greco, essendo accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio è stato respinto da Callipo e ha quindi spostato l'IDM a destra.
Per quanto riguarda i "Fratelli di 'ndrangheta" spiccano fra gli altri Luca Morrone, figlio del re delle cliniche private ed ex deputato Udeur Ennio Morrone.
Luca è coinvolto nell'inchiesta "Passepartout" perché da presidente del Consiglio comunale di Cosenza su ordine di Adamo, Oliverio e Incarnato del Psi (coinvolto anche in "Rinascita") avrebbe manovrato per far cadere la prima giunta Occhiuto insieme ad altri consiglieri di destra, per provocare le elezioni, sperando di farle vincere alla "sinistra" e dare inizio ad una serie di lavori pubblici, specie la famigerata Metro leggera da 160 milioni di euro, l'opera inutile più costosa del meridione, alla quale il bancarottiere Occhiuto era allora contrario (vedi "Il Bolscevico" n. 19/2019) Ora Morrone jr salta di nuovo a destra.
A Reggio Calabria candidato in FdI Giuseppe Neri, consigliere uscente eletto con Oliverio, insieme a Domenico Creazzo nominato con la "sinistra" vice-presidente del Parco nazionale dell'Aspromonte, Demetrio Marino, consigliere comunale eletto con FI ma vicino al sindaco del PD, plurinquisito e rinviato a giudizio, Giuseppe Falcomatà e il vice-sindaco di Locri Raffaele Sainato che alle scorse regionali era con Oliverio (pur essendo a destra al comune!), nella lista di quel rottame massone trasformista e filomafioso dell'ex governatore Agazio Loiero.
A Cosenza non poteva mancare Ernesto Rapani, architetto di Rossano, coordinatore regionale di FdI, trombato alle ultime politiche, dichiarato fallito dal Tribunale di Castrovillari il 2 ottobre scorso in qualità di amministratore e liquidatore della Edil Fratema srl, la società di famiglia dedita alla speculazione immobiliare, la quale non avrebbe pagato per mesi gli operai ed alcuni fornitori, la quale risulta piena di debiti.
Che non si capisca più da tempo in Calabria dove inizia la "sinistra” e finisce la destra (e viceversa) è chiaro da tempo, lo ammette la stessa Santelli ammiccando a Callipo in nome dei passati trascorsi a destra del “re del tonno": "ho ritenuto indispensabile chiamare Pippo Callipo. È persona che ho sempre stimato e rispettato. Il fatto che sia oggi il mio avversario politico non lo può trasformare in una persona diversa. Credo che la nostra presenza in Calabria sia la rappresentazione plastica che la politica regionale sia cambiata”.
Siamo al trionfo del trasformismo e del trasversalismo borghese, neofascista e filomafioso!
 

Il M5S
Il Movimento 5 Stelle (affiancato dalla lista "Calabria civica"), dopo aver cercato in tutti i modi di non presentarsi a queste regionali per paura dell'ennesimo crollo elettorale, candida governatore Francesco Aiello, docente di economia all'Unical di Rende, celebre per i suoi post sui social nei quali esprimeva, solo pochi anni fa, vicinanza politica a Renzi e Oliverio (sperando di diventare assessore regionale) risulta essere cugino di primo grado del boss Luigi Aiello ucciso a Soveria Mannelli il 21 dicembre 2014 nella faida del Reventino tra gli Scaise e i Mezzatesta, oltre a possedere una villa abusiva ereditata dai genitori.
Aiello, insieme alla sua convivente Graziella Bonanno che è a capo del "Movimento Presila Unita" è uno dei principali artefici (con uno studio di fattibilità ritenuto farlocco) dello sciagurato accorpamento dei comuni di Casole Bruzio, Pedace, Serra Pedace, Spezzano Piccolo (nonostante in questo comune al referendum sull'accorpamento abbia vinto il NO!) e Trenta, che dal 2017 costituiscono il comune unico di Casali del Manco, in provincia di Cosenza. Si è venuto così a creare nella Presila il settimo comune calabrese per estensione, restringendo così gli spazi di democrazia borghese e rendendo più difficile il controllo degli eletti da parte delle masse.
La giunta comunale peraltro è oggi composta da elementi che vanno dal PD ai fascisti della Meloni. Nota la vicinanza di Aiello a Domenico Cersosimo, area PD ed ex vicepresidente della regione ai tempi di Loiero.
Ce n'è abbastanza per far esclamare alla deputata calabrese Dalila Nesci che questa candidatura rappresenta per il M5S un "suicidio politico", come del resto pensa gran parte della base pentastellata, ma le squallide "regionarie" tenute sulla piattaforma Rousseau lo hanno confermato candidato, sia pure per una manciata di voti.
I candidati nelle sue due liste sono dei perfetti sconosciuti, tranne Alessia Bausone, coordinatrice della mozione Boccia all'ultimo congresso del PD, poi folgorata dal grillismo in salsa calabrese e candidata nella circoscrizione centro.
 

Le liste civiche
Infine corre per la poltrona di governatore Carlo Tansi, con tre liste civiche nel cosentino: Tesoro Calabria, Calabria Libera, Calabria pulita e la sola Tesoro Calabria nelle altre due circoscrizioni.
Tansi, geologo di Cosenza, classe 1962, ex responsabile della protezione civile in Calabria dal 2015 al 2018 per volontà di Oliverio (anche se lui sostiene di aver partecipato ad un bando nazionale) e poi allontanato per screzi vari con Mimmo Tallini, è il candidato "arancione" in salsa calabrese.
In effetti il suo narcisismo e la sua megalomania sono molto simili a quelle del sindaco di Napoli De Magistris: "sono uno scienziato al servizio di tutti e non un uomo di parte”.... "Col decisionismo imposto dalle circostanze sono passato dalle parole ai fatti: ho riformato profondamente la Protezione Civile e l’ho trasformata da ente disorganizzato e sprecone, in struttura tecnica e operativa altamente specializzata, informatizzata e dotata di infrastrutture tecnologiche di alta affidabilità anche nel caso di grande evento calamitoso" sostiene nel suo delirante sito. Peccato che in Calabria non se n'è accorto nessuno dei suoi "miracoli", considerando anche che bastano due gocce di pioggia per mettere in ginocchio la regione e far morire la gente!
Sostanzialmente sconosciuti i candidati delle sue liste.
 

La proposta politica ed elettorale del PMLI
Di fronte a tutto questo schifo è evidente che l'unico voto rosso, di sinistra e utile al proletariato e alle masse calabresi è il voto dato al PMLI e al socialismo attraverso l'astensionismo tattico marxista-leninista, disertando le urne, oppure annullando la scheda o lasciandola in bianco.
Innescando la lotta di classe fuori dalle marce e irriformabili istituzioni rappresentative borghesi in camicia nera, creando un ampio fronte unito per il miglioramento delle condizioni di vita, lavoro, studio e salute delle masse e contro l'imperialismo.
Lottiamo per il lavoro stabile, a tempo pieno a salario intero e sindacalmente tutelato per tutti i lavoratori, i disoccupati e i migranti.
Per la sanità pubblica, gratuita, universale, controllata e cogestita dai lavoratori del settore, dalla popolazione e dai pazienti, che si avvalga di strutture capillari di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione su tutto il territorio nazionale e sia finanziata tramite la fiscalità generale.
Per scuola e università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti a maggioranza.
Per liquidare l'Ue imperialista (che non si può riformare e va distrutta cominciando a tirarne fuori l'Italia) e per la realizzazione di ogni bisogno popolare e progressista.
Lottiamo per il lavoro, lo sviluppo, l'industrializzazione della Calabria e dell'intero Meridione, facendo fronte unito contro le mafie.
Creiamo le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo basate sulla democrazia diretta e a carattere permanente:le Assemblee popolari e i Comitati popolari.
Le Assemblee popolari devono essere costituite in ogni quartiere da tutti gli abitanti ivi residenti – compresi le ragazze e i ragazzi di 14 anni – che si dichiarano anticapitalisti, antifascisti, antirazzisti e fautori del socialismo e disposti a combattere politicamente ed elettoralmente le istituzioni borghesi, i governi centrale e locali borghesi e il sistema capitalista e il suo regime.
Ogni Assemblea popolare di quartiere elegge il suo Comitato popolare e l'Assemblea dei Comitati elegge, sempre attraverso la democrazia diretta, il Comitato popolare cittadino. E così via fino all'elezione dei Comitati popolari provinciali, regionali e del Comitato popolare nazionale.
I Comitati popolari devono essere composti dagli elementi più combattivi, coraggiosi e preparati delle masse anticapitaliste, antifasciste, fautrici del socialismo eletti con voto palese su mandato revocabile in qualsiasi momento dalle Assemblee popolari territoriali. Le donne e gli uomini – eleggibili fin dall'età di 16 anni – devono essere rappresentati in maniera paritaria.
I Comitati popolari di quartiere, cittadino, provinciale e regionale e il Comitato popolare nazionale devono rappresentare il contraltare, la centrale alternativa e antagonista rispettivamente delle amministrazioni ufficiali locali e dei governi regionali e centrale.
La madre di tutte le questioni è la conquista del potere politico da parte del proletariato, seguendo la via della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre del 1917.
Il socialismo autentico, quello teorizzato e realizzato da Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao, tappa intermedia per la realizzazione del comunismo, è infatti l'unica alternativa al capitalismo arrivato al suo stadio ultimo, l'imperialismo.
Per raggiungerlo è necessario realizzare l'obiettivo strategico a medio termine sul quale è concentrato tutto il PMLI: l'acquisizione di un corpo da Gigante Rosso (la testa è già rossa e forte), condizione indispensabile perché il Partito possa svolgere in pieno il suo ruolo d'avanguardia della classe operaia e farle acquisire coscienza di essere una classe per sé (e non solo in sé) e consentire la completa vittoria del socialismo sul capitalismo, impedendo poi la restaurazione del capitalismo, come avvenuto nell'URSS nel 1956 e nella RPC dopo la morte di Mao, prendendo a modello la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria cinese ideata e diretta da Mao che fu determinante per la nascita del PMLI, il 9 Aprile del 1977, figlio ed erede del Sessantotto, data in cui si è aperta la terza fase della lotta di classe in Italia dopo la prima dominata dal riformismo del PSI e la seconda dal revisionismo del PCI.
Alle elezioni regionali del 26 gennaio in Calabria vota il PMLI e il socialismo astenendoti!
Creiamo le Assemblee popolari e i Comitati popolari!
Contro il capitalismo e i suoi governi locali e nazionali della destra e della "sinistra" borghese!
Spazziamo via il governo trasformista liberale Conte al servizio del regime capitalista neofascista!
Per la Calabria governata dal popolo e al servizio del popolo!
Per l'Italia unita, rossa e socialista!

15 gennaio 2020