Elezioni regionali in Calabria del 26 gennaio 2020
Plebiscito astensionista: il 57,1% dell'elettorato rifiuta i partiti della destra e della “sinistra” borghesi
Una riprova che le masse della regione più povera non ne possono più del regime capitalista neofascista e filomafioso e delle sue infinite “delizie”
Qualifichiamo in senso rivoluzionario l'astensionismo, costruiamo un ampio fronte unito anticapitalista per il socialismo, creiamo le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo

 
Dal nostro Corrispondente della Calabria
Trionfa l'astensionismo alle regionali del 26 gennaio in Calabria.
Su 1.895.990 elettori hanno disertato le urne ben il 55,9%, appena lo 0,2 in meno di 5 anni fa,dato al quale sono da aggiungere le schede nulle e bianche, 27.208, che portano il dato complessivo degli astenuti a 1.082.635 elettori, il 57,1% del corpo elettorale, appena lo 0,8% in meno rispetto al 57,9% raggiunto dall'astensionismo alle regionali del novembre 2014.
La provincia nella quale è stata più alta la diserzione è quella di Crotone, quindi Vibo Valentia, Cosenza, Reggio Calabria e Catanzaro.
La conferma di questo plebiscito astensionista non era per nulla scontata, se da un lato è vero che la partecipazione alle regionali è inferiore alle comunali e alle politiche, è anche vero che mai come questa volta i partiti borghesi di destra e di “sinistra”, con e senza le stelle, hanno dato una valenza nazionale al voto regionale, anche se in misura minore rispetto all'Emilia-Romagna, sia per il numero inferiore degli abitanti, sia perché la sconfitta del "centro-sinistra" era praticamente annunciata dopo il fallimentare quinquennio di governo regionale del filomafioso e plurinquisito governatore del PD, non ricandidato, Mario "palla-palla" Oliverio.
Nonostante 4 candidati a governatore, 14 liste, 300 candidati al consiglio regionale, la presenza asfissiante sul territorio dei vari leader nazionali borghesi, l'elettorato calabrese non ha abboccato alle sirene elettorali e dunque l'astensione è una bocciatura che ha valenza anche nazionale, segno che le masse della regione più povera d'Italia, se non d'Europa, non ne possono più del regime capitalista neofascista e filomafioso e delle sue infinite "delizie".
Bocciati quindi i leader regionali e nazionali borghesi, il governatore uscente e quello entrante, i consiglieri regionali uscenti ed entranti, i candidati e le liste. Le percentuali vere dei partiti, delle liste e delle coalizioni sono gonfiate di circa il 60% rispetto all'intero corpo elettorale. Come ci si può rendere conto leggendo la tabella dei risultati elettorali qui accanto pubblicata.
Considerando poi la “vittoria” della destra, il tracollo del "centro-sinistra" e la sostanziale scomparsa del M5S, la mancanza sulla scheda elettorale di liste con falce e martello, la débâcle del candidato 'arancione' Tansi e nonostante il fatto che perfino le sardine regionali abbiano dato segnali di voto verso il "centro-sinistra" in chiave anti-Salvini, risulta palese che gran parte del voto astensionista è soprattutto di sinistra.
Per quanto riguarda i voti espressi va segnalato che i candidati governatori prendono 34.753 voti in più delle liste a loro collegate, il dato dell'astensione rispetto al voto per il solo consiglio infatti sfiora il 60%, la delegittimazione del consiglio regionale rispetto al presidente della giunta regionale è maggiore dell'1,8% rispetto al corpo elettorale.
 

Il “centro-destra”
Viene eletta governatrice Jole Santelli, FI, con il "centro-destra" che raccatta 449.705 voti, pari al 55,2% dei votanti, ma appena il 23,6% degli elettori e ben 40.524 voti in meno dell'uscente Oliverio, che la vedono rappresentare quindi poco più di 2 calabresi su 10.
Il totale delle sue sei (!) liste è fermo a 444.818 voti, quindi 4.887 voti in meno di quelli presi dalla sola Santelli, la destra rappresenta il 57,1% dei votanti per il consiglio (che sono l'1,8% in meno rispetto ai votanti per il solo governatore) ma appena il 23,3% del corpo elettorale e quindi lo 0,3% in meno della stessa Santelli.
Alla faccia della “vittoria” e dei fuochi d'artificio!
Fallisce il disegno del nuovo duce dei fascisti del XXI Salvini di egemonizzare la coalizione anche in Calabria, poiché, sia pur di un soffio, non prevale su FI, nonostante il dimezzamento di quest'ultima rispetto alle politiche del 2018.
La Lega infatti si ferma al 12,2% dei votanti, il 5% degli elettori, mentre il partito del delinquente di Arcore è al 12,3% dei votanti, il 5,1% degli elettori.
Male anche il partito fascista della Meloni, chiamato in Calabria "Fratelli di 'ndrangheta" che puntava a sorpassare FI, mentre si ferma al 10,9% dei votanti, il 4,5% degli elettori, va avanti rispetto alle politiche e alle scorse regionali, intercettando però solo una parte dei voti persi da FI, senza considerare che sia FI che Fdi anche messi insieme sono lontani anni luce dai "fasti" dell'allora PdL, come dalla somma dei voti di FI e della vecchia An.
Segue nella coalizione "vincente" la lista “Jole Santelli presidente” con l'8,5%dei votanti, il 3,5% degli elettori.
Quindi l'Udc con il 6,8% dei votanti, appena il 2,8% degli elettori, ultima
la lista Casa delle Libertà dei fratelli Gentile ferma al 6,4% dei votanti, solo il 2,6% degli elettori.
 

Il “centro-sinistra”
Sconfitta pesantissima per il "centro-sinistra" e per il suo candidato Pippo Callipo il "re del tonno" fermo al 30,1% dei votanti, appena il 12,9% dell'elettorato, oltre 25 punti in meno della Santelli, il quale, con appena 245.154 voti raccoglie praticamente la metà dei 490.229 voti presi da Oliverio nel 2014 e rappresenta poco più di un calabrese su 10.
Male il PD che pur essendo la lista più votata si ferma al 15,2% dei votanti, il 6.2% degli elettori lasciando a casa oltre 66mila voti rispetto alle scorse regionali quando raccolse il 23,7% dei votanti, in realtà il 9,8% degli elettori.
Il fatto è che le masse calabresi non hanno gradito l'operato di Oliverio e compari, né il finto "rinnovamento" effettuato da Zingaretti per cercare di salvare il salvabile, e nemmeno il governo liberale e trasformista Conte al servizio del regime capitalista neofascista.
Male le altre 2 liste della coalizione: Io resto in Calabria con il 7,9% dei votanti, il 3,3% del corpo elettorale e Democratici e Progressisti con il 6,1 dei voti espressi, il 2,5% sugli elettori che perde 9.278 voti rispetto al 2014.
 

Gli altri
Letteralmente disintegrati i 5 stelle, il controverso candidato a governatore Francesco Aiello si ferma, con 59.796 voti, al 7,5% dei votanti, il 3,2% degli elettori, peggio ancora la lista del M5S con 48.784 voti, il 6,3% dei votanti, il 2,3% degli elettori, che sono sì oltre 10mila voti in più rispetto alle regionali scorse, ma ben 357.900 voti in meno dei 406.684 presi alle politiche 2018, quando raggiunsero il 43.4% dei votanti, il 26,4% degli elettori, perdendo quindi quasi il 90%dei voti rispetto alle politiche del 2018 ed il 75% rispetto alle europee del 2019.
Una sconfitta frutto anche delle divisioni interne ma principalmente dovuta alle politiche portate avanti dai pentastellati a Palazzo Chigi tanto quando erano alleati di Salvini, quanto oggi con il PD: sono completamente fuori dal consiglio regionale (mentre il PD, anche se decimato, regge molto di più rispetto al M5S in virtù del suo radicamento sul territorio e delle sue infinite clientele in odor di 'ndrangheta).
Ultimo arrivato il candidato arancione Carlo Tansi, con 58.700 voti, il 7,2% dei voti validi, il 3% degli elettori, anch'egli fuori dal consiglio, le sue liste sono intorno al 2% del corpo elettorale.
 

Nuovo consiglio regionale
L'aula di Palazzo Campanella a Reggio Calabria sarà dunque così composta, 30 deputati regionali totali, 19 alla maggioranza, più la stessa Santelli, in totale 20 e non 18, come previsto dall'antidemocratico premio di maggioranza della legge elettorale (probabilmente incostituzionale) proprio perché sono rimasti fuori Aiello e Tansi. 10 seggi al "centro-sinistra".
Si arriva così al paradosso antidemocratico di vedere eletti liste e candidati che hanno preso meno voti di chi è rimasto fuori pur avendone presi di più, per effetto dell'assurdo sbarramento elettorale, su base regionale, del 4% per le liste facenti parte di coalizioni arrivate oltre l'8% regionale e dell'8% delle liste componenti coalizioni ferme sotto l'8%.
Il consiglio è poi "deformato" e delegittimato rispetto al voto popolare anche dalle disposizioni di questa assurda legge elettorale: se mettessimo insieme il "combinato disposto" di liste fuori dal consiglio ma più votate di altre, candidati più votati ma fuori o per il premio assegnato ad altri o per la lista sbarrata, astensione dilagante, voti per il consiglio inferiori ai voti dati ai soli candidati governatori, ci si accorgerebbe che il nuovo consiglio regionale è delegittimato (a occhio) da almeno il 70% del corpo elettorale e non dal 60%... incredibile!
 

Gli eletti
Gli eletti sono citati in ordine di circoscrizione di elezione: Nord, Centro, Sud.
5 seggi più il governatore a FI: Gianluca Gallo, Antonio De Caprio, Domenico Tallini, Giovanni Arruzzolo e Domenico Giannetta.
4 alla Lega di Salvini (e ai suoi compari fascisti e mafiosi come Scopelliti): Pietro Santo Molinaro, Filippo Mancuso, Pietro Raso e Clotilde Minasi.
4 seggi per Fratelli d’Italia:Luca Morrone, Filippo Maria Pietropaolo, Domenico Creazzo e Giuseppe Neri.
2 seggi per Santelli Presidente: Pierluigi Caputo e Vito Pitaro.
2 seggi all'Udc: Giuseppe Graziano e Nicola Paris.
2 seggi alla Casa delle Libertà, ovvero Baldo Sinibaldo e Giacomo Pietro Crinò, clamorosa la trombatura in questa lista di Pino Gentile, eletto per 6 consiliature consecutive.
L'"opposizione" di “centro-sinistra” porta a casa un seggio per il ''re del tonno'' Callipo,
4 seggi per il PD: Domenico detto Mimmi Bevacqua, Carlo Guccione, Luigi Tassa, Nicola Irto,
3 seggi per la lista ''Io resto in Calabria'':
Graziano Di Natale (aiuto!l'imbecille di Paola genero di Pirillo), Francesco Pitaro, Marcello Anastasi,
2 seggi ai Democratici e Progressisti: Giuseppe Aieta e Flora Sculco.
 

La nostra proposta
Da questo consiglio regionale e dalla nascitura giunta Santelli, le masse calabresi dovranno aspettarsi davvero il peggio, al quale, vigenti il capitalismo e la Questione Meridionale, sembra non esserci mai fine.
Urge quindi costituire un ampio fronte unito, sviluppando il coordinamento delle sinistre di opposizione, per combattere fuori dalle istituzioni la Santelli e i suoi camerati fascio-leghisti e filomafiosi, senza concedere un bel nulla all'“opposizione consiliare”.
Qualifichiamo il dilagante astensionismo spontaneo, specie quello di sinistra, in un voto cosciente dato al PMLI e al socialismo.
Creiamo le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo basate sulla democrazia diretta, la parità di genere e a carattere permanente: le Assemblee popolari e i Comitati popolari.
Per la Calabria governata dal popolo e al servizio del popolo!
Per l'Italia unita, rossa e socialista!
 
 

29 gennaio 2020