La Nato consegna all'Italia i nuovi droni dell'Alleanza
Saranno posizionati nella base di Sigonella, centro di comando e controllo del nuovo sistema di “sorveglianza terrestre” della Nato

 
Il segretario generale della Nato, il socialdemocratico norvegese Jens Stoltenberg, ha partecipato lo scorso 17 gennaio nella base di Sigonella alla cerimonia della consegna ufficiale di due droni già arrivati in Sicilia tra novembre e dicembre, i primi due velivoli pilotati da distanza che fanno parte dell'Alliance Ground Surveillance System (AGS), il nuovo sistema di sorveglianza terrestre dell'alleanza militare imperialista.
Si tratta di un nuovo strumento di controllo del territorio, presentato come strumento di difesa per una sorveglianza a lunga distanza che si può leggere anche come una capacità di individure bersagli e di poter colpire fin dove la gittata del drone o di un suo gemello armato può arrivare. Magari quelli del tipo “Reaper”, che sono già ospitati nel capannone accanto, quello in gestione Usa, e che guidati dai velivoli spia americani scaricano missili e bombe nelle guerre in corso a poca distanza, dall'Africa al Medio Oriente.
Le capacità del sistema bellico Nato sono ampiamente elogiate da Stoltenberg che rivela come un singolo drone “può sorvegliare un territorio con dimensioni paragonabili alla Polonia”, può volare per oltre 30 ore di seguito per consentire ai comandanti militari di “identificare le minacce e visualizzare le condizioni sul terreno, con qualsiasi tempo”. E quando tutti e cinque i velivoli Nato RQ-4D “Phoenix” saranno operativi dalla base di Sigonella, il sistema sarà in grado di operare in almeno due grandi regioni contemporaneamente. Quelle di interesse dei paesi imperialisti della Nato sono “l'estremo nord e il Sahel, il Medio Oriente e l'Atlantico”, spiega Stoltenberg, ossia i fronti di controllo della potenza imperialista rivale russa nel Nord e nell'Atlantico, i teatri dove operano le truppe di occupazione Nato in Medio Oriente e sul nuovo fronte di guerra allo Stato islamico, nel Sahel. I dati rilevati dai droni e trasmessi al centro di elaborazione di Sigonella finiranno attraverso la rete criptata della Nato ai principali centri di comando da Bruxelles a Mons.
Il sistema AGS non sarà una esclusiva del Pentagono ma sarà di proprietà collettiva e gestito da tutti gli alleati della Nato, assicurava il segretario generale, che saranno quindi corresponsabili delle azioni di guerra, a partire dall'imperialismo italiano che ospita in Sicilia la base principale del sistema e dei 600 militari che lo gestiranno. Una volta raggiunta la piena operatività del sistema, la base di Sigonella ospiterà anche un Centro di addestramento e utilizzo dati che sarà in grado di formare sino a 80 allievi l’anno.
Il governo Conte, che anche in tema di alleanze militari e partecipazione alla Nato non ha cambiato una virgola dei precedenti esecutivi, si è ampiamente meritato i complimenti di Stoltenberg che ha ringraziato l'Italia per aver ospitato il sistema AGS e per aver fatto sì che “oggi la Nato sta colmando un'importante lacuna”. E per aver consolidato il ruolo fondamentale a supporto delle guerre imperialiste della base siciliana dei droni di Sigonella.

29 gennaio 2020