Migranti denunciano i caporali
Tratta di braccianti in Calabria
20 arresti. Sequestrate tre aziende agricole. 12 ore di lavoro al giorno per 2 euro l'ora

 
Dopo un'inchiesta iniziata a seguito della denuncia di due lavoratori migranti e durata oltre un anno, nella mattina dello scorso 8 gennaio sono stati arrestati nel territorio della Città Metropolitana di Reggio Calabria, su disposizione della Procura della Repubblica di Palmi, 13 caporali africani e 7 imprenditori agricoli calabresi, e sono state poste sotto sequestro tre aziende.
Le indagini, a carico di 35 soggetti tra caporali e imprenditori agricoli, hanno potuto accertare che alle 5 del mattino, nella baraccopoli di San Ferdinando e nel campo container di Rosarno, i caporali obbligavano tutti i braccianti africani che si preparavano ad andare al lavoro nei campi, anche quelli che possedevano una bicicletta, a salire a bordo di furgoni dove ne venivano stipati più di 15, su tavole di legno, sacchi di plastica, cassette e copertoni, e in alcuni casi i lavoratori erano obbligati a rannicchiarsi nei bagagliai.
Nelle campagne calabresi poi i braccianti erano costretti a lavorare ininterrottamente tutti i giorni, compresi quelli festivi, fino a 12 ore, senza che venissero osservate le benché minime disposizioni di legge per la sicurezza dei lavoratori, e anche se pioveva a dirotto.
La paga giornaliera era di un euro a cassetta di frutta raccolta, comunque mediamente non superiore a 2 euro per ogni ora di lavoro: infatti, invece dei 50 euro giornalieri previsti dal contratto collettivo, ne ricevevano effettivamente attorno ai 35, ma poi ne dovevano consegnare 6 al caporale e altri 7 al datore di lavoro a titolo di non meglio precisati contributi, e alla fine la paga effettiva era al massimo di due euro l'ora, che per dodici ore di lavoro erano circa 24.
L'indagine, come si è detto, ha avuto inizio a seguito della denuncia di due migranti, un senegalese che era stato picchiato e ferito con un forcone “solo perché aveva chiesto quanto pattuito col caporale” - come si legge nell'atto di richiesta di misure cautelari della Procura - e un nigeriano che era stato pesantemente minacciato perché “aveva osato pretendere 297 euro che doveva avere” , tanto che una squadraccia di nove energumeni inviati contro di lui da caporali e padroni era andata a cercarlo per dargli una lezioni ma lui è riuscito a scappare.
Tutti gli indagati sono accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, alcuni anche di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di alcune ragazze nigeriane, le quali oltre a essere sfruttate nei lavori agricoli venivano anche obbligate a prostituirsi, e un caporale e un imprenditore sono accusati anche del reato di estorsione.
Le tre aziende sequestrate saranno affidate ad amministratori che ne gestiranno l'attività mettendo in regola i lavoratori e applicando loro le norme dei contratti collettivi.
Nonostante il successo dell'indagine, tuttavia, c'è amarezza nelle parole del Procuratore di Palmi, Ottavio Sferrazza, il quale in una conferenza stampa subito dopo l'esecuzione delle misure cautelari ha denunciato le gravi responsabilità dei governi centrale e del parlamento per ciò che riguarda la legislazione sull'immigrazione e sulla gestione dell'accoglienza: “abbiamo interrotto un'attività criminale - ha detto Sferrazza - assicurando giustizia a persone alle quali era stato negato il diritto di avere diritti e in particolare il diritto di affrancarsi dal bisogno. Ma dobbiamo registrare l'assenza della politica, quella alta, che dovrebbe risolvere queste condizioni di mancanza di accoglienza e integrazione che favoriscono lo sfruttamento”.
È chiaro il riferimento del magistrato sia alle politiche del “centro-destra”, e soprattutto di Salvini - che costringono di fatto alla clandestinità e alla conseguente ricattabilità di tanti immigrati - sia a quelle della “sinistra” borghese, che finora hanno permesso a tante cooperative di ricevere fondi pubblici con i quali, però, non fanno una vera opera di avviamento al lavoro e di integrazione dei migranti, con i risultati documentati dall'indagine di Palmi.
 

5 febbraio 2020