Una vicenda senza precedenti in un assordante silenzio delle forze antifasciste e dei media
“Repubblica” minacciata dai neofascisti e neonazisti
Solidarietà del PMLI e de “Il Bolscevico”, che Verdelli e Scalfari considerano “preziosa”

Da circa un mese il quotidiano “la Repubblica” è bersaglio di continui e gravissimi atti di intimidazione da parte di anonimi in risposta alle sue denunce dei gruppi neofascisti e neonazisti italiani e delle campagne d'odio scatenate dalla destra su istigazione del caporione fascioleghista Salvini.
La vicenda è cominciata il 15 gennaio con una telefonata anonima alla sede di Roma che annunciava l'esplosione imminente di una bomba nella redazione, con conseguente evacuazione dell'edificio per due ore prima che le perquisizioni degli artificieri dessero esito negativo. Quello stesso giorno il giornale aveva aperto con un titolo in prima pagina, “Cancellare Salvini”, che suggerisce un chiaro collegamento con il falso allarme bomba. Il titolo dell'articolo in questione, contenente un'intervista a Graziano Delrio, si riferiva palesemente ai decreti sicurezza (citati anche nel sottotitolo) e non alla persona dell'ex ministro dell'Interno, ma tanto bastava a scatenare la sua reazione furibonda e della macchina dell'odio via social al suo servizio permanente.
Sta di fatto che nei giorni immediatamente successivi il direttore Carlo Verdelli è stato fatto oggetto di una lettera e tre messaggi Twitter contenenti insulti e minacce di morte, nonché minacce di incendiare la sede del giornale. In uno di questi, con l'hashtag “#Cancellare Repubblica”, Verdelli viene appellato “comunista ebreo” e minacciato di essere “squartato come un maiale”. Nella lettera, firmata “Calabroni con il pungiglione avvelenato”, che si dichiarano “giuria popolare silenziosa sostenitrice del grande Capitano Matteo Salvini”, lo si minaccia di “estirparti mediante uso del veleno, sia per ingestione sia per contatto, ritenendoti un tumore maligno”. Il 25 gennaio, poco prima del giorno della memoria, in un altro tweet su un profilo intitolato ad un medico nazista, il direttore di “Repubblica” compare in un fotomontaggio come internato in un campo di sterminio e un ufficiale delle SS che gli punta la pistola alla nuca.
Il 2 febbraio, e nei giorni successivi, è la volta del fondatore del giornale, Eugenio Scalfari, ad essere preso di mira, con l'invio alla redazione di ben sei buste a lui intestate, provenienti da indirizzi esteri fasulli e contenenti misteriose polveri classificate come “sospetto materiale organico e granulare”, che hanno provocato l'intervento di artificieri e specialisti delle unità Nbcr con anche l'evacuazione temporanea di alcuni locali. Il 6 febbraio è toccato di nuovo Verdelli, che su un profilo Twitter palesemente fasullo viene raffigurato su una sedia a rotelle e con la minaccia che “a breve ne avrai bisogno, promesso”. Su quello stesso profilo, commentando un post di Salvini in cui ringraziava i suoi sostenitori di Reggio Calabria, l'autore invocava anche “un plotone di esecuzione per i vermi traditori del M5S”.

Il silenzio della stampa borghese e la solidarietà de “Il Bolscevico”
Non ci sono quindi dubbi che dietro questa nera catena di atti intimidatori ci siano i gruppi neofascisti e neonazisti italiani, come Forza Nuova, CasaPound, “Lealtà Azione” e simile feccia, incoraggiati e resi sempre più protervi dal vento favorevole di destra e dalla regolare impunità a cui sono stati purtroppo abituati. Come non ci sono dubbi che ad ispirarli per queste azioni vigliacche contro “la Repubblica” e in generale contro i giornalisti che hanno il coraggio di denunciarli e svelare le loro trame - tra i quali proprio il giornalista di “Repubblica” Paolo Berizzi, costretto per questo a vivere sotto scorta – sia il duce dei fascisti del XXI secolo, Matteo Salvini.
Ed è gravissimo e inquietante che, tolto un doveroso messaggio di solidarietà della Federazione nazionale della stampa (Fnsi), gli altri giornali e mezzi di “informazione”, nonché le forze antifasciste, salvo il segretario nazionale del PD Zingaretti, abbiano osservato su questa vicenda senza precedenti un assordante silenzio, e men che meno abbiano inviato messaggi di solidarietà a “la Repubblica”. Gli unici a rompere questo inqualificabile e inquietane silenzio sono stati il PMLI e “Il Bolscevico”, con una lettera del 5 febbraio di solidarietà a “Repubblica”, al suo direttore Carlo Verdelli, al suo fondatore Eugenio Scalfari, alla Redazione e a tutti i lavoratori del giornale, firmata da Monica Martenghi, membro dell'Ufficio politico del PMLI e direttrice responsabile de “Il Bolscevico”.
In questa lettera si sottolineava con forza che “i marxisti-leninisti italiani considerano questo infame e intollerabile attacco come un attacco a tutte le forze antifasciste, antinaziste e antirazziste, che hanno il dovere di unirsi, aldilà di ogni divergenza ideologica e politica, per far scudo a “Repubblica” e per sbarrare la strada ai fascisti e ai nazisti del XXI secolo”. In una mail diretta alla “Gentile Martenghi” Verdelli ringrazia “per la preziosa solidarietà in un momento certo non facile”. Inspiegabilmente però la solidarietà del PMLI e de “Il Bolscevico” non è stata pubblicata su “Repubblica” né citata nel servizio di cronaca sulle intimidazioni.

Le barriere vanno erette a destra
Bisogna stare attenti che l'anticomunismo non prevalga sull'antifascismo oscurando le posizioni dei marxisti-leninisti, neanche fossero quelle del diavolo. Eppure la storia del Novecento dovrebbe aver insegnato che fu proprio l'anticomunismo (allora antibolscevismo) dei vecchi liberali a spianare la strada verso il potere a Mussolini in Italia e a Hitler in Germania.
Fu infatti in nome dell'antibolscevismo e della paura della Rivoluzione d'Ottobre, con l'esempio che rappresentava anche per gli operai e i contadini italiani, che i vecchi liberali dapprima tollerarono e coprirono i crimini delle squadracce nere di Mussolini, e poi si ritrovarono senz'altra scelta che cadere anch'essi sotto la sua mannaia o accettare di lustrargli gli stivali, quando costui anche grazie a loro salì al potere. E l'esempio della Resistenza non ha insegnato nulla agli odierni liberali? Cioè che senza i comunisti (oggi i marxisti-leninisti), non si vince la lotta contro il fascismo?
Non siamo noi i settari, ma chi ci isola e ci discrimina in nome di un pregiudizio ideologico non comprendendo che la lotta contro i neofascisti e i neonazisti ha bisogno di un largo fronte unito antifascista, di cui i comunisti (oggi marxisti-leninisti), sono incontestabilmente gli antifascisti più inflessibili e coerenti. Le barriere non vanno erette a sinistra ma a destra, se si vuol sbarrare la strada ai fascisti del XXI secolo e all'aspirante duce d'Italia Salvini.
Martedì 11 febbraio Scalfari ha ricevuto un nuovo plico sospetto, il settimo in 10 giorni. Le forze e i media antifascisti non possono più ignorare queste minacce, il loro silenzio vorrebbe dire isolare “Repubblica” e renderlo un bersaglio facile e debole da parte dei neofascisti e neonazisti.

12 febbraio 2020