L’accusa è di concorso esterno in associazione camorristica
Arrestato l’ex PCI e PRC Mauro Bertini
Alle elezioni comunali del 2018 a Marano era appoggiato da Potere al Popolo

 
Redazione di Napoli
La Procura anticamorra di Napoli, guidata dal pm Maria Di Mauro, in una indagine riguardante uno dei clan più potenti della Campania, ossia la famiglia Polverino, ha arrestato giovedì 30 gennaio l'ex sindaco di Marano (comune vicino Napoli) Mauro Bertini, 75 anni, oggi consigliere d'opposizione, per concorso esterno in associazione a delinquere di stampo camorristico nonché corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio. La misura cautelare – che per la veneranda età del sindaco è stata tramutata negli arresti domiciliari - riguarda anche altre due persone: l'imprenditore Angelo Simeoli e l'allora dirigente dell'ufficio tecnico Armando Santelia.
Bertini già in passato era finito sotto inchiesta in un'indagine su rapporti tra la cosca, tra le più potenti e economicamente forti della Campania, e le amministrazioni locali, ma è stato assolto dalle accuse dei reati contro la Pubblica Amministrazione. Dirigente locale del PCI revisionista prima, Bertini è stato per anni un punto di riferimento per il PRC per vent'anni circa, soprattutto quando ricoprì l’incarico di sindaco dal 1993 al 2006, fino a lasciare i neorevisionisti e approdare alle liste civiche. Ultimo tentativo è stato nell’ottobre 2018 appoggiato da Potere al Popolo con cui poi ruppe alcuni mesi dopo; il risultato, infatti, fu deludente, entrambi travolti dal forte astensionismo superiore al 50%, riuscendo a entrare in consiglio comunale.
Il provvedimento restrittivo è nato da un troncone di indagini del 24 maggio 2017 che aveva portato ai domiciliari 5 persone, alcuni imprenditori collegati con esponenti dei Polverino e il sostegno del boss Giuseppe detto 'o Barone, relativamente a un appalto pubblico nelle costruzioni. Le intercettazioni telefoniche e ambientali e poi le dichiarazioni dei pentiti avrebbero smascherato il ruolo di Bertini e Santelia, il primo in cambio di 125 mila euro versati dai fratelli Cesaro, avrebbero favorito l'aggiudicazione alla società riconducibile a quest'ultimi di un appalto pubblico del valore di oltre 40 milioni di euro. Simeoli, alias Bastone, imprenditore edile già a processo per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, era partecipe dell'accordo corruttivo e ha monetizzato, celando l'operazione con apparenti attività svolte da proprie società – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare - 5 assegni bancari per complessivi 62.500 euro, somma poi fatta avere all’ex sindaco Bertini, a saldo di altri 50 mila euro, dati in contanti sempre a Bertini direttamente dai fratelli.
Bertini e Simeoli sono inoltre indagati per la realizzazione, tra gli anni 2004-2006, in violazione del Piano regolatore comunale vigente, di un complesso residenziale composto da 27 appartamenti e 9 attività commerciali, edificato con l'abbattimento di una vecchia tenuta in stato di abbandono, a Masseria Galeota. I lavori sono stati eseguiti da una società di costruzioni di Simeoli che, per ricevere le autorizzazioni, aveva pagato Bertini. Santelia, dirigente dell'Ufficio tecnico, già a processo per un reato poi prescritto di violazioni in materia urbanistica, su direttive di Bertini, aveva consentito a Simeoli di presentare una semplice dichiarazione di inizio attività al posto della necessaria concessione edilizia.
Contestualmente è stata data esecuzione a un provvedimento di sequestro preventivo di beni per un valore stimato in circa 1 milione di euro.
E pensare che poco più di un anno fa la cosiddetta “sinistra radicale” aveva ritenuto Bertini sostenendo che “la migliore risorsa tra quelle ufficialmente in campo, abbiamo convocato un’assemblea pubblica durante la quale è emerso con chiarezza che l’unica strada da poter percorrere era quella dell’appoggio a Bertini” aveva spiegato Mauro Di Mauro, ex segretario cittadino di Rifondazione ed esponente di Potere al Popolo a Marano.
 

12 febbraio 2020