Gli avvocati chiedono il ritiro delle controriforme “Lodo Conte bis” e Buonafede
No all’abolizione della prescrizione

 
Lo scorso sabato 1 febbraio si sono tenute nei diversi tribunali italiani le cerimonie per l’apertura dell’anno giudiziario caratterizzate questa volta da una durissima protesta degli avvocati penalisti cui si sono aggiunte organizzazioni e associazioni rappresentanti i centina di migliaia di legali. Una protesta che si porta avanti fin dalla “riforma” della giustizia voluta da Orlando e che riguarda l’annoso tema della prescrizione, un istituto previsto dall’ordinamento giuridico democratico-borghese che interviene laddove viene violata una norma non solo di diritto interno ma anche europeo ed internazionale che protegge il principio della ragionevole durata del processo. Con la “riforma” che sta sventagliando minacciosamente il ministro della Giustizia Buonafede (M5S) si giungerebbe addirittura all’abolizione dell’istituto della prescrizione con ovvie conseguenze nel settore penale: quella che gli avvocati hanno soprannominato “fine processo mai, fine imputato mai”, con conseguenze immaginabili e non, che graverebbero sulle masse popolari. Tra quelle immediate l’impossibilità di fare concorsi pubblici finché non si è svolto il processo, colpendo soprattutto l’innocente che deve aspettare che si dimostri il suo stato di non colpevole e non condannabile; fino all’attesa spasmodica che oggi è di sette anni e mezzo per i reati in generale, mentre quelli di allarme sociale si può arrivare a un taglio compreso tra i 10 e i 30 anni che riguardano furto, rapina, associazione a delinquere e i reati di mafia per fare una veloce panoramica.
La controriforma della prescrizione passerebbe addirittura per un'iniziativa della ruota di scorta del governo trasformista liberale Conte, ossia LeU, che tramite un proprio deputato Federico Conte, prevede un accordo con PD e M5S che stabilisce una distinzione tra condannati e assolti con lo stop del decorrere della prescrizione solo per i primi. Nel dettaglio, per gli assolti in primo grado, la prescrizione continua a correre; per i condannati si ferma dopo il primo grado di giudizio mentre il processo va avanti. Se il condannato subisce una nuova condanna, la prescrizione si blocca in maniera definitiva. Se viene assolto (ed è questa la grande novità), può recuperare i termini di prescrizione rimasti nel frattempo bloccati. In altre parole, il blocco scatterebbe, in via definitiva, solo per la doppia condanna, in primo e in secondo grado di giudizio. Contraria per ora Italia Viva di Renzi che dopo aver insultato quando era al governo gli avvocati come “azzeccagarbugli”, ora cerca di intercettare le proteste anche se in nessun caso gli avvocati hanno sposato i voltafaccia dell’ex leader del PD.
 

Avvocati e magistrati uniti
Nonostante diverse settimane di astensione, presidi, manifestazioni che hanno investito l’avvocatura nazionale nella lotta contro la “riforma” della prescrizione soprattutto in ambito penale, il Ministro Buonafede se ne è sostanzialmente infischiato delle giuste istanze avanzate dai legali. Di qui la lotta degli avvocati penalisti rappresentanti prima dalle Unione delle Camere Penali Italiane (UCPI) e in molti casi direttamente dai Consigli dell’Ordine degli Avvocati locali, hanno inscenato una protesta ferma e dura che ha avuto punte significative a Milano, Napoli e Messina. A Milano gli avvocati hanno abbandonato l’aula non appena prendeva la parola Davigo, agitando la Costituzione e in particolare citando gli articoli violati o ormai carta straccia come l’art. 24 sul diritto alla difesa, l’art. 27 sul principio di colpevolezza, l’art. 111 sul giusto e ragionevole processo. Replicavano ancora più duramente gli avvocati napoletani presentandosi in manette nei pressi del Maschio Angioino e bloccando di fatto la cerimonia fino a ritardare la sua conclusione; fuori della sala in cui si tenevano i lavori protestavano anche decine e decine di giovani avvocati. Gli avvocati romani si presentavano con una rivista dove venivano raccolti tutti i contributi di avvocati, magistrati e professori sull’importanza della prescrizione e di forte critica alla controriforma Buonafede, fino ai legali di Messina che si presentavano addirittura senza toga alla cerimonia ufficiale, in linea con la protesta generale.
Anche la magistratura critica fermamente la fantomatica “riforma” tanto che il procuratore generale di Milano, Roberto Alfonso, nella relazione tenuta alla cerimonia di inaugurazione del nuovo l’Anno giudiziario, ha attaccato il testo di legge sostenendo che “presenta rischi di incostituzionalità” e “viola l’art. 111 della Costituzione, con il quale configge, quanto agli effetti, incidendo sulla garanzia costituzionale della ragionevole durata del processo”. Il Primo presidente della Cassazione, Giovanni Mammone, davanti al premier Giuseppe Conte ha lanciato l’allarme sui rischi della riforma: “È auspicabile che intervengano misure legislative in grado di accelerare il processo – ha detto Mammone – in quanto ferma è la convinzione che sia la conformazione stessa del giudizio penale a dilatare oltremodo i tempi processuali. È tuttavia necessario che le concrete misure acceleratorie vengano adottate non solo nella parte del processo successiva al primo grado, ora non più coperta dalla prescrizione, ma anche in quella anteriore, soprattutto nelle fasi dell’indagine e dell’udienza preliminare, in cui si verificano le maggiori criticità che determinano la dispersione dei tempi e la maturazione della prescrizione. C’è il rischio di un significativo incremento del carico penale per via del venir meno delle prescrizioni che maturano in appello, circa 20-25mila processi l’anno, (vicino al 50%) che difficilmente potrebbe essere trattato”.
In questa diatriba si inserivano a gamba tesa e con una campagna provocatoria sia l’ex pm di Manipulite Pier Camillo Davigo, attuale Presidente della II Sezione Penale presso la Corte suprema di cassazione e membro togato del Consiglio superiore della magistratura (nonché rappresentante storico della destra togata), sia i giornalisti Padellaro e Travaglio che coinvolgevano ‘Il Fatto Quotidiano’ in una campagna contro la prescrizione e contro gli avvocati. Tra le frasi incriminate spicca quella di Davigo che attaccava direttamente i legali, approfittando della polemica sulla prescrizione: “Oggi tutti propongono i ricorsi e si perde un sacco di tempo. La sanzione pecuniaria, 2- 6 mila euro a imputato, non spaventa nessuno. Anzi, non la paga quasi nessuno: lo Stato incassa solo il 4%, perché gran parte degli imputati non dichiara redditi né ha beni al sole. Basterebbe rendere responsabile in solido l’avvocato. Così, quando il cliente gli chiede di ricorrere, gli fa depositare fino a 6 mila euro e poi, in caso di inammissibilità del ricorso, verserà lui la somma al posto del cliente”. Gravissima l’affermazione sul gratuito patrocinio, uno dei pochi istituti che aiutano le masse a poter sostenere un processo generalmente lungo e costoso: “Io rivedrei il patrocinio gratuito a spese dello Stato per i non abbienti – propone poi Davigo – La non abbienza è una categoria fantasiosa, perché molti imputati risultano nullatenenti. Così lo Stato paga i loro avvocati a piè di lista per tutti gli atti compiuti, e quelli compiono più atti possibile per aumentare la parcella. Molto meglio fissare un forfait una tantum secondo i tipi di processo”. Fino alla cosiddetta “gag” sull’uxoricidio da parte del marito che è diventato video virale che vede Davigo spiegare come aggirare le regole del processo penale; racconto smentito immediatamente dai professori di diritto penale, in primis Giovanni Flora: “Vorrei chiedergli se sappia di uxoricidi puniti con l’attribuzione di pena che indica in 16 mesi mai in passato a mia memoria sono state date pene così lievi e l’articolo 577 del codice penale prevede l’ergastolo”. A far eco alle gravi provocazioni dell’ex pm giungeva Marco Travaglio: “Li avete sentiti gli avvocati organizzati che fanno le verginelle e dicono ‘guai se i processi durano a lungo! Noi siamo per la ragionevole durata dei processi! Mai ci sogneremmo di allungare artificialmente i tempi di un processo per arrivare alla prescrizione di un nostro cliente!”. Fino all’attacco diretto e pieno di pregiudizi sull’avvocatura con cui il direttore de “Il Fatto Quotidiano” con l’articolo del 2 febbraio dal titolo “Camere penose” con cui si critica aspramente lo protesta degli avvocati; articolo respinto al mittente dalle Camere penali locali e nazionali: su tutti la nota del Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, Antonio Tafuri: “Dovrebbe sapere, perché già protagonista in processi penali, che la prescrizione è rinunciabile mentre Lui l’ha invocata nel processo concluso con la sentenza della Suprema Corte n. 14701/14. Dovrebbe anche sapere, perché è un giornalista, che l’azione dell’Avvocatura in difesa dello stato di diritto tutela non solo il diritto di difesa sancito dall’art. 24 della Costituzione, ma anche la libertà di espressione del pensiero e, quindi, il diritto di cronaca. E di ciò sono prova le tante iniziative intraprese in questi anni dagli Avvocati con i rappresentanti dell’Ordine dei giornalisti per denunciare la repressione attuata dai regimi illiberali nel mondo. Ma il dott. Travaglio, purtroppo, preferisce l’insulto e l’invettiva al diritto di critica”.
 

La riforma della giustizia non passa per la riforma sulla prescrizione
Il Procuratore generale Roberto Alfonso lamenta “spaventosi vuoti di organico e la mancanza di risorse che contribuiscono a determinare tempi lunghi del processo”. Sulla stessa linea è Gian Domenico Caiazza, presidente dell’UCPI, che dopo aver criticato le controriforme in atto (“Il lodo Conte bis sulla prescrizione? Incomprensibile. Bisogna abrogare la riforma Bonafede”) nella trasmissione “Piazza Pulita” su La 7 del 6 febbraio rispondeva colpo su colpo a Davigo che ridimensionava il suo attacco all’avvocatura in generale, per poi criticare anche l’atteggiamento provocatorio di Padellaro – autore del recente libercolo “Il gesto di Almirante e Berlinguer” che riabilita il fucilatore dei partigiani e il capo dei revisionisti -, chiaramente schierato a favore delle esternazioni di Davigo e contro la battaglia sacrosanta degli avvocati.
Noi marxisti-leninisti concordiamo con la dura e ferma protesta degli avvocati, soprattutto penalisti, contro le vergognose controriforme avanzate dal governo Conte e del ministro Buonafede, di cui i legali chiedono le dimissioni. Condividiamo molte delle istanze espresse ed avanzate nei diversi comunicati da parte degli organismi rappresentativi degli avvocati. Il Programma d’Azione del PMLI recita: “Patrocinio gratuito in tutti i tipi di cause per coloro che hanno un reddito individuale non superiore ai 30 milioni di lire annui netti indicizzati (che corrispondono a 16 mila euro circa, ndr)”. Sulla questione della prescrizione si richiede “l’obbligo per la magistratura di svolgere e concludere i processi sulle controversie di lavoro entro un massimo di 12 mesi”. Inoltre è necessario l’apertura di più concorsi per rinfoltire l’organico sia dei pubblici impiegati e cancellieri nel settore giustizia si di magistrati togati in sotto organicità ormai perenne.

12 febbraio 2020