Una nuova prova che i sindacalisti riformisti sono dei carrieristi politici borghesi
Vicesegretario della CGIL va in giunta con Bonaccini
Colla aveva già sottoscritto un "Patto per il lavoro" con l'allora renziano presidente della regione Emilia-Romagna

Dal corrispondente dell'Emilia-Romagna
Il 13 febbraio, in anticipo con i consueti tempi di formazione delle nuove giunte, il riconfermato presidente dell’Emilia-Romagna il PD Stefano Bonaccini ha presentato il “nuovo” governo regionale che si insedierà il prossimo 28 febbraio in occasione della prima seduta dell’Assemblea legislativa regionale, confermando quel piglio decisionale e personalistico alla Salvini che ha dimostrato anche durante la campagna elettorale dove aveva messo sé stesso davanti a tutto e a tutti, anche a livello d’immagine, mettendo in secondo piano (se non terzo) il suo stesso partito che gode di sempre meno credibilità e fiducia.
Con una diretta Facebook Bonaccini ha quindi comunicato la lista degli assessori, in cui figurano quattro donne e sei uomini. Tra loro solo 2 i riconfermati per dare una verniciata di “novità” a una giunta in perfetta continuazione politica con quella precedente.
Spiccano i nomi dell'“astro nascente”, nuova copertura a sinistra del PD, di Elly Schlein, che è risultata l’eletta con più preferenze ma candidata della lista “Emilia-Romagna Coraggiosa” (Sinistra italiana, Articolo 1-MDP, ecc.) che ha preso appena il 2,3% sugli elettori, alla quale va la vicepresidenza della regione e gli assessorati al Contrasto alle diseguaglianze e all’emergenza climatica: Patto per il clima, Welfare, Politiche abitative, Politiche giovanili, Cooperazione internazionale allo sviluppo, Rapporti con l’Ue. Ma ancor di più quello di Vincenzo Colla, attuale vicesegretario nazionale della Cgil, al quale è stato affidato lo Sviluppo economico, Green economy, Lavoro e formazione. E il ruolo di Colla è evidente visto che Bonaccini ha annunciato: “già nelle prossime settimane convocherò tutte le parti sociali per siglare un nuovo Patto per il lavoro e la legalità e quello per il clima. Lavoro, occupazione legalità, crescita inclusiva e sostenibile, insieme a una svolta ecologica in grado di affrontare l’emergenza ambientale, saranno al centro della nostra azione di governo”. Quindi l’ormai ex dirigente della Cgil dovrà fare da raccordo tra la giunta e i sindacati per mettere a tacere ogni possibile voce discordante in tema di economia e lavoro, per garantire la “pace sociale” e permettere alla giunta Bonaccini di fare tutto quanto ritiene necessario per garantire la competitività delle imprese della Regione, anche a discapito dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori come è stato sinora.
Non che questo compito sia particolarmente difficile vista la disarmante arrendevolezza dei sindacati confederali, ma la figura di Colla, così fortemente legato alla destra del più grande sindacato del Paese rappresenta una garanzia sia per le imprese che per il sindacato stesso (ma non certo per le lavoratrici e i lavoratori!).
Colla, piacentino ma residente da molti anni a Bologna, ha iniziato la propria esperienza sindacale nel 1980 come delegato di un’azienda metalmeccanica ed è entrato nella segreteria provinciale della Fiom di Piacenza nel 1985. Eletto due anni dopo segretario generale della stessa categoria provinciale e nel 1996 segretario generale della Cgil piacentina, nel 2002 è entrato nella segreteria regionale della Cgil in cui ha diretto per otto anni il dipartimento organizzazione e nel 2010 è diventato segretario generale della stessa. Nel 2016 è stato eletto nella segreteria confederale della Cgil, l'anno scorso è stato nominato vicesegretario della Cgil dopo aver perso la sfida con Landini per la carica di segretario generale, quest'ultimo succeduto alla Camusso dopo essersi spostato proprio sulle posizioni della destra del sindacato, cioè quella della Camusso come di Colla.
Non a caso Colla è stato il primo assessore nominato mentre la lista completa è stata annunciata alcuni giorni dopo. “Colla - dice Bonaccini - condivide infatti la necessità di agire insieme a tutte le parti sociali nell’ambito di un nuovo Patto per il Lavoro per una crescita inclusiva, un’occupazione di qualità e politiche orientate alla tutela dell’ambiente”, e questi a sua volta risponde che il suo compito sarà quello di "tenere insieme sviluppo e lavoro, sgonfiare la bolla della precarietà".
Tenere insieme sviluppo capitalistico e diritti dei lavoratori? Ecco già svelato l’imbroglio dietro questa nomina. Colla è quindi chiamato a ripetere quanto già fatto nel 2015, ma a ruoli invertiti, quando cioè da segretario regionale della Cgil sottoscrisse proprio con l’allora renziano Bonaccini, presidente della regione, quel “Patto per il lavoro” che significò il rilancio della concertazione, almeno a livello regionale, in controtendenza con la linea decisionista e antisindacale propria del governo renziano.
Colla è uno di quelli che più che di crisi parlano di opportunità: "Uno dei temi da affrontare è quello delle nuove tecnologie. La chiamano crisi ma è un grande cambiamento", un’opportunità quindi per il capitalismo di rivedere i rapporti con i lavoratori e ridimensionarne i diritti, così come ha sempre fatto per uscire dalle crisi economiche precedenti.
Colla ritiene che “uno dei temi da affrontare è quello delle nuove tecnologie e di quella mediazione necessaria fra lavoro e umanesimo”. Altro che rivendicazioni e lotta di classe! Questa è la linea che ha seguito questo “dirigente sindacale”. Infatti ritiene che "rispetto a un tweet direi che la piazza è una reazione politica di senso se rispetta la democrazia ed è un'azione molto importante". Quindi (ovviamente) nessuna centralità alla lotta di classe, e in ogni caso le manifestazioni devono essere pacifiche e inoffensive, un po’ come quelle del neonato movimento delle “sardine” che infatti alla fine non ha fatto altro che portare acqua al mulino elettorale del “centro-sinistra” borghese alle elezioni regionali e si prefigge di fare altrettanto in occasione delle prossime tornate elettorali.
La nomina del dirigente sindacale Colla al governo regionale è una nuova prova che i sindacalisti riformisti sono dei carrieristi politici borghesi: il loro obiettivo primario è quello di imbrogliare i lavoratori facendo loro credere che i loro interessi siano legati a quelli delle imprese capitalistiche e non invece che vi siano nettamente contrapposti, prima come dirigenti sindacali riformisti e collaborazionisti e poi come dirigenti politici borghesi.
Un’ultima nota riguardo alla “nuova” giunta regionale va dedicata al presidente Bonaccini che non a caso ha mantenuto a sé stesso, tra le altre, la delega all’Autonomia, per continuare a rivestire un ruolo di primo piano nel processo di “Autonomia differenziata” che in realtà costituisce una secessione mascherata dei più ricchi al quale proprio lui ha dato una spinta decisiva ancor di più della Lega fascista e razzista prima al governo con i 5 Stelle.
 

19 febbraio 2020