Le Filippine recedono dall'accordo militare con gli Usa

 
Il presidente filippino Rodrigo Duterte ha informato ufficialmente gli Stati Uniti di recedere da uno dei patti di cooperazione militare tra i due Paesi. La risoluzione che entrerà in vigore a 180 giorni dalla data dell'annuncio, l'11 febbraio, se non diversamente concordato durante questo periodo, porrebbe fine alle norme definite nel Visiting Forces Agreement (VFA), l'accordo che regola la presenza delle forze Usa nelle basi delle Filippine, compreso lo svolgimento delle esercitazioni militari
firmato dai governo di Manila e di Washington nel 1999.
L’accordo era comunque in scadenza il prossimo agosto e non riguarda la parte principale della collaborazione militare tra Filippine e Stati uniti, o meglio della servitù militare imposta dall'imperialismo americano alla sua ex colonia conquistata a fine '800 con la vittoria nella guerra ispano-americana e garantita dalla liquidazione militare del primo tentativo di repubblica indipendente filippina. Rappresenta in ogni caso la prima formale e pesante incrinatura dell'alleanza militare che gli Stati Uniti considerano essenziale per contenere l'ascesa della maggiore concorrente imperialista, la Cina di Xi che sta coltivando lo sviluppo di un rapporto con Manila dove ha trovato terreno favorevole col presidente Duterte.
Il VFA consente anzitutto il libero movimento di navi e aerei americani nelle Filippine e garantisce al governo Usa di mantenere la giurisdizione sul personale militare americano ossia impedisce che in casi di reato venga processato in tribunali civili o militari filippini. Come nel 2006 quando un soldato Usa condannato per stupro da un tribunale filippino fu trasferito nell'ambasciata degli Stati Uniti e assolto in seconda istanza dal tribunale Usa scatenando una serie di furibonde proteste di piazza a Manila. L'accordo esonera inoltre il personale militare americano dalle normative sui visti e sui passaporti per entrare nel paese e esonera da dazi o imposte il materiale esportato e importato dai militari.
L'accordo completa l'intesa militare definita nel Trattato di mutua difesa tra la Repubblica delle Filippine e gli Stati Uniti d'America (MDT) firmato il 30 agosto 1951 a Washington e patti successivi tra i quali l'accordo di cooperazione per la “difesa rafforzata” del 2014 firmato dagli allora presidenti Usa Barack Obama, e filippino Benigno Aquino III, dichiaratamente in funzione anticinese, che permetteva per i successivi 10 anni una maggiore presenza di truppe americane e l'uso delle strutture militari del paese.
Secondo il portavoce del presidente filippino, la decisione di Duterte sarebbe l'avvio della disdetta di tutti gli accordi militari con gli Stati Uniti: “è giunto il momento di fare affidamento su noi stessi, potenzieremo la Difesa e non conteremo più su nessun altro Paese”. A dire la verità a seguito dello sviluppo dei legami verso gli aversari imperialisti degli Usa risulterebbe che sia in discussione tra Mosca e Manila un accordo di cooperazione tecnica militare congiunta con la Russia.
E se per il presidente americano Donald Trump non ci saranno problemi, “se vogliono farlo, va bene. Risparmieremo un sacco di denaro”, tanto resterebbero lo stesso buoni i rapporti con il presidente Rodrigo Duterte. Ma l’ambasciata americana a Manila definiva l’avviso di chiusura del VFA il gesto di un “passo serio con implicazioni significative per l’alleanza Usa-Filippine” e il segretario della difesa americano Mark Esper la definiva “uno sviluppo negativo, un passo nella direzione sbagliata se l'obiettivo di entrambi i paesi è di esercitare deterrenza sulla Cina e sui suoi piani di espansione nella regione dell'Asia del Pacifico”. Contando su un ripensamento magari spinto dagli amici che l'imperialismo americano conta nei vertici dell'esercito di Manila che ha addestrato per decenni a combattere la rivolta popolare guidata dal Partito comunista delle Filippine.
Intanto Duterte muove un altro passo per allontanarsi da Trump dopo aver rifiutato il suo invito a partecipare a una riunione dell’Asean a Las Vegas nel marzo prossimo.

19 febbraio 2020