Tramite un panegirico di Francesco Specchia
Il quotidiano fascista “Libero” fa propaganda elettorale per il “comunista” Marco Rizzo
Già sponsorizzato dal direttore Vittorio Feltri che nella trasmissione Stasera Italia su Rete4 dell'11 febbraio ha detto: “Questa sera Rizzo non ha detto una sola cosa sbagliata”

“Marco Rizzo, 60 anni, torinese ma romano d’adozione, pelata alla Kojak e pensieri sempre lucidi, ha Marx impresso nei neuroni e la falce e martello nel simbolo del suo partito; ed è davvero - probabilmente con Giorgia Meloni - il politico più coerente sulla piazza. Anche troppo. Rizzo, per dire, da deputato per Rifondazione comunista, arrivò a criticare Cossutta e Bertinotti perché troppo moderati. Ora, coerentemente e poeticamente legato alle lotte politiche e sociali che ha combattuto sin dagli anni 70, Rizzo riappare per sfidare nel collegio numero uno della Capitale il potente ministro dell’Economia Gualtieri, candidato dal Pd (che Rizzo un po’ odia)”.
Con questo panegirico del capo redattore Francesco Specchia si apre l'intervista che “Libero” del 17 febbraio dedica al segretario nazionale del Partito comunista, che è anche candidato alle suppletive per la Camera nel collegio uninominale Lazio 1 che si terranno il 1 marzo per sostituire Paolo Gentiloni. Un'intervista alla quale il quotidiano fascista dedica un grande risalto, con praticamente l'intera pagina 7 e un vistoso richiamo in prima con la foto dell'intervistato (l'unica foto fra l'altro della prima pagina, quindi anche quella che caratterizza l'edizione), in cui Rizzo compare con appeso al collo la foto di Lenin e Stalin e con al fianco la bandiera del PC con la falce e martello.
Una scelta fatta a sommo studio per presentare Rizzo come l'”ultimo comunista rimasto”, come viene sparato già nel titolo dell'articolo, e come viene ripetuto anche al suo interno, quando nell'aprire l'intervista Specchia gli chiede se sia ancora comunista, dato che “c'era la diceria che fossero estinti...”. E lui naturalmente sta al gioco, rispondendo “sempre, io ho una sola rotta”. Anche se subito si affretta ad aggiungere, in tono ammiccante, “ma non ci sono più i comunisti”, come a suggerire al suo interlocutore, dandogli di gomito: “Io e te sappiamo bene che il comunismo è finito, anche se fingiamo entrambi che io sia comunista”.

Una sfacciata sponsorizzazione elettorale
E infatti in tutta l'intervista l'imbroglione trotzkista non dice una sola parola contro il capitalismo, a favore dell'abbattimento del potere borghese e del socialismo, contro i fascisti del XXI secolo e il loro duce Salvini e perfino nemmeno contro il governo del liberale trasformista Conte, che non nomina neanche. Tutta l'intervista appare costruita in realtà come una sfacciata e compiacente sponsorizzazione della sua candidatura, in funzione anti PD di Zingaretti e contro il suo candidato Gualtieri, da Rizzo accusato di essere “l'uomo delle banche e della grande finanza” e al servizio delle lobby europee, mentre lui dice di essere “rimasto l'unico a battermi contro la Ue e contro l'euro”.
“Questo è vero”, osserva Specchia, ricordandogli però che prima di lui è stato Salvini a cavalcare “molte delle sue battaglie, specie contro l'Europa”, e che se volesse fare “un gesto di vera rottura”, allora “non era meglio allearsi con la Lega e Fratelli d'Italia, visto che i temi sociali, in fondo, sono molto simili”? Domanda alla quale Rizzo risponde con uno sdegnato “mai con la Lega e centrodestra, io ho una faccia sola”, ma chiudendola però lì e sviando il discorso sul collegio 1, “che non è solo Prati” (dove lui dice di abitare), ma “anche quartieri popolari, e lì io vado”. E senza entrare in merito al nocciolo della questione, cioè senza preoccuparsi di spiegare al proletariato e alle masse popolari, come sarebbe doveroso per un marxista-leninista quale lui si definisce, quali siano le differenze tra le proposte del suo partito e quelle dei fascioleghisti, e quale sia lo sporco inganno che si nasconde dietro le loro promesse demagogiche “al popolo”.
A ben vedere infatti, anche se dice che non si alleerebbe mai con loro, in tutta la pagina non li attacca mai neanche una volta. Anzi, ogni volta che viene tirato in ballo Salvini riesce sempre ad evitare di formulare giudizi netti sull'aspirante duce d'Italia. Eppure gli argomenti non mancherebbero di certo: a cominciare dal razzismo e la xenofobia dilaganti che costui fomenta, fino alla campagna fascista sulle foibe. Ma non c'è da stupirsene, visto che attaccare i leghisti e neofascisti sarebbe fare uno sgarbo al padrone di casa, in quanto “Libero” è anche uno dei principali megafoni di Salvini e della Meloni, oltre che compiacente quanto apprezzato sponsor del segretario del PC.

Il feeling con Feltri sulla tv di Berlusconi
A riprova di questo ricordiamo che appena una settimana prima Rizzo era ospite insieme al direttore di “Libero”, Vittorio Feltri, del programma di Rete4-Mediaset Stasera Italia diretto da Barbara Palombelli, e che in quell'occasione i due davano ad intendersela a meraviglia. Si spalleggiavano a vicenda e in particolare Rizzo era tutto un annuire e gesticolare vistosamente in segno di approvazione alle sentenze di Feltri e un ridere compiaciuto alle sue battute volutamente “scorrette”. E il pennivendolo fascista lo ripagava ampiamente annuendo anche lui ai suoi interventi e gratificandolo con frasi del tipo: “come diceva giustamente e saggiamente Rizzo, le cui dichiarazioni io condivido appieno...”; o anche: “in questo ha ragione Rizzo, che stasera non ha detto una sola cosa sbagliata...”, “i motivi sono quelli che diceva Rizzo...”. Tra l'altro quest'ultimo sembrava sentirsi come sempre di casa a Mediaset, tanto da dare disinvoltamente del tu alla pur altezzosa conduttrice, a dimostrazione di come l'imbroglione trotzkista sia super invitato e coccolato dalle tv di Berlusconi, anche se non solo da quelle.
Non c'è da stupirsi allora, visto il feeling dimostrato con il fascista Feltri, che quest'ultimo l'abbia voluto subito ospitare sul suo fogliaccio salviniano e razzista, dedicandogli tanto spazio e tanto risalto e tirandogli la volata elettorale. Non c'è da stupirsi neanche che “Libero” lo accrediti e lo spacci come autentico “comunista”, perché fa comodo alla classe dominante borghese, dopo l'uscita di scena del super screditato Bertinotti, avere un altro comunista da salotto da esibire sui giornali e nei talk-show per dimostrare che il comunismo è davvero morto e sepolto e quel che ne resta è solo una sua innocua parodia. Se non addirittura, come nel caso specifico, per spacciare il salvinismo come ideologia popolare in fondo contigua al “comunismo” di Rizzo. E allo stesso tempo serve a confondere le idee al proletariato italiano nascondendo l'esistenza del vero partito marxista-leninista, il PMLI, che non a caso, al contrario del PC di Rizzo, è sottoposto ad un rigido ostracismo da parte della stampa e dei media di regime.

30 anni di carriera all'insegna del revisionismo
D'altra parte che Rizzo usurpi il titolo di marxista-leninista ma sia in realtà un vecchio volpone revisionista e trotzkista, non lo diciamo solo noi ma tutta la sua storia politica. Dal suo esordio in politica nelle file dell'organizzazione “ultrasinistra” e trotzkista Lotta Continua, all'entrata nel 1981 (quando il PMLI esisteva già da quattro anni) nel PCI revisionista per assumervi diversi incarichi dirigenti, fino alla sua liquidazione nel 1991. Dalla partecipazione alla fondazione del PRC trotzkista, alla sua uscita a destra da quel partito nel 1998 per aderire al PdCI revisionista di Cossutta e Diliberto - nato da una scissione del PRC per salvare il primo governo Prodi, e che poi appoggerà accanitamente il governo D'Alema nella guerra della Nato all'ex Jugoslavia e il secondo governo Prodi – per diventarne presidente del gruppo parlamentare, coordinatore della Segreteria nazionale fino al 2004, e successivamente anche parlamentare europeo.
In tutto questo periodo non risulta da nessuna parte che abbia mai criticato Cossutta accusandolo di essere “moderato”, anzi ne è stato un seguace fin dalla sua militanza nel PCI, quando Cossutta era il capo dell'ala filosovietica brezneviana. Ma Rizzo non può certo fregiarsi di questo per dimostrare che era ed è un marxista-leninista. Può solo rivendicare di essere stato un revisionista e di aver sostenuto il socialimperialismo sovietico, nato dal tradimento kruscioviano del marxismo-leninismo di Lenin e di Stalin e del socialismo.
Si tratta dunque di quasi trent'anni di carriera politica borghese tutta vissuta all'insegna del revisionismo, del riformismo e del parlamentarismo, prima che nel 2009, dopo essere stato espulso dal PdCI, Rizzo si proclami marxista-leninista, fondi Comunisti sinistra popolare (che nel 2012 partecipa alle amministrative) e infine, nel 2014, fondi il Partito comunista. Un partito che però nel suo programma non si propone la rivoluzione socialista e la dittatura del proletariato, ma l'attuazione della Costituzione democratica borghese e anticomunista del 1948 e la via elettorale e parlamentare al raggiungimento di una “democrazia per tutti”, quindi non l'abbattimento del sistema capitalista bensì la sua riforma in senso “democratico” e “popolare”.
Rizzo non è perciò credibile né affidabile, perché ha condiviso da protagonista tutte le fasi attraversate dal revisionismo e dal neorevisionismo e trotzkismo italiani e internazionali, e perché non ha mai fatto un serio bilancio critico e autocritico del suo passato revisionista. La sua funzione è quella di creare l'ennesima trappola revisionista e trotzkista per imbrogliare i sinceri comunisti e ingabbiarli nel pantano del riformismo, dell'elettoralismo e del parlamentarismo, e impedire che entrino in contatto con il vero partito proletario e rivoluzionario, il PMLI. Altrimenti non si spiega perché la destra borghese, ma anche La 7, gli riservi tanta simpatia e attenzione e gli metta a disposizione così generosamente le sue televisioni e i suoi giornali.

26 febbraio 2020