La Cgil denuncia Deliveroo per l'algoritmo antisciopero

Deliveroo, multinazionale delle consegne di cibo a domicilio (food delivery ), è stata denunciata dalla CGIL per discriminazione collettiva a causa dell'algoritmo utilizzato per le assegnazioni che penalizzerebbe alcuni ciclofattorini (riders ) sulla base dei loro comportamenti e delle loro problematiche.
Alcune categorie della Cgil nazionali, Filt, Filcams e Nidil, si legge in una nota del sindacato, “hanno promosso innanzi al Tribunale di Bologna un'azione legale per condotta discriminatoria nei confronti di una delle principali multinazionali del food delivery ”. Alla base della causa l'utilizzo dell'algoritmo “Frank”. Per il sindacato “emargina i lavoratori che per motivi personali legati a diritti come la malattia e lo sciopero, non si rendono continuativamente disponibili al lavoro".
Deliveroo detiene il primato delle consegne in Europa, e non è la prima volta che viene fatta oggetto di azioni legali in svariate nazioni, ma anche di proteste e scioperi, per paghe basse, diritti negati e discriminazioni. Ma non è solo una prerogativa della multinazionale britannica, questi atteggiamenti sono la prassi anche per le altre aziende del settore che si spartiscono il mercato del cosidetto food delivery : la tedesca Foodora, la spagnola Glovo, la danese Just Eat per citare le più note.
Secondo la CGIL “l'algoritmo, nell'elaborare i ranking reputazionali dei ciclofattorini, che determinano di fatto le future opportunità di lavoro e le priorità di prenotazione per le consegne emargina, fino ad estrometterli dal ciclo produttivo, coloro che non riescono a essere disponibili” nelle aree di lavoro loro assegnate. Chi non si adegua agli ordini della piattaforma digitale che gestisce le ordinazioni viene gradualmente escluso dalle possibilità di impiego, arrivando in alcuni casi a essere “espulso” dal sistema.
Con tale ricorso la Cgil chiede al Giudice “di riconoscere il diritto dei riders ad associarsi per svolgere attività sindacali attraverso forme di astensione collettiva, con pieno riconoscimento dei diritti di sciopero e di malattia, senza subire penalizzazioni nelle future occasioni di lavoro”. Inoltre chiede che, “con i lavoratori e le organizzazioni sindacali, venga predisposto un piano per rimuovere tutti i fattori di discriminazione che caratterizzano l'algoritmo".
In sostanza i ciclofattorini sono inseriti in una specie di classifica (ranking) basata sulla reperibilità e sulla velocità di consegna. L'algoritmo “Frank” è programmato per penalizzare tutte le forme lecite di astensione dal lavoro perché determina la retrocessione nella “fascia di prenotazione”. Le fasce orarie (“slots” o turni di lavoro) sono divise in tre blocchi: i riders con raking migliore vanno alle 11, seguono le 15 e le 17. Nonostante l'azienda neghi di discriminare qualcuno, si contraddice quando afferma: “se fai parte di un gruppo prioritario, avrai una possibilità maggiore di ricevere una notifica prima degli altri”.
Oltre alla fascia oraria dobbiamo considerare anche i settori in cui sono divise le città. Ad esempio, Napoli è divisa in due aree, Roma in 13, Bologna in 5, Milano in 19, Bergamo in tre. E non si tratta solo di divisioni geografiche, poiché alcune zone sono più “redditizie” di altre, perciò essere esclusi dagli orari e dai settori migliori comporta minori occasioni di guadagno. E guarda caso “Frank” è stato di nuovo riprogrammato dopo i primi scioperi (che hanno ottenuto massicce adesioni) dei riders di Deliveroo.
Per la Cgil l'algoritmo “esaspera lo svolgimento della prestazione”, impone “ritmi produttivi incompatibili con il diritto di sciopero”, seleziona la forza lavoro “in una logica competitiva estranea alla disciplina antidiscriminatoria”. Una forzatura che sta provocando incidenti ai ciclofattorini che, esasperati dai ritmi imposti dalla piattaforma, sono costretti a tralasciare la sicurezza e perfino il codice della strada, come avvenuto a Bologna dove un autobus ha investito un rider.
“Non sono penalizzati se rifiutano le proposte di consegna” ha risposto Deliveroo, “I rider sono lavoratori autonomi liberi di accettare o rifiutare una proposta di consegna”. "Frank - continua l'azienda - non prende in considerazione informazioni personali dei rider quali sesso, età, nazionalità, ordini rifiutati e velocità". Ma quando accettano la consegna devono eseguire un compito e sono diretti da “Frank”, un programma che distribuisce le consegne frutto degli accordi tra i ristoranti e la multinazionale, sono quindi “dipendenti”.
E chi ci crede alle rassicurazioni di Deliveroo riguardo ai dati, che non sarebbero utilizzati per fare discriminazioni? Le cronache sono piene zeppe di aziende che usano la raccolta dei dati per controllare e sfruttare meglio i lavoratori. Non solo, esiste persino un esteso mercato che vende i dati di dipendenti e consumatori. Tra i più eclatanti il caso Facebook, che li ha ceduti, sotto compenso, a più di un soggetto, anche per scopi politici come le campagne elettorali.
Food delivery, riders, ranking, smart, gig economy, un diluvio di parole inglesi per far apparire moderno l'antico lavoro del fattorino, generalmente svolto in bicicletta e quindi esposto alle intemperie e ai pericoli del traffico e “intelligente” il vecchio e odioso cottimo combattuto dai lavoratori di tutte le epoche e categorie, termini usati per mascherare la mancanza dei diritti sindacali e delle protezioni sociali e sanitarie.
Ben vengano le iniziative legali della Cgil contro queste “nuove” forme di sfruttamento. L'arma principale rimane però la mobilitazione dei lavoratori del settore che in Italia e negli altri Paesi si stanno organizzando in maniera sempre più organica. I ciclofattorini hanno già dato vita a numerose manifestazioni e scioperi, e iniziato a raccogliere i frutti delle loro lotte, mettendo in discussione i metodi ricattatori delle piattaforme digitali gestite delle multinazionali rivendicando gli stessi diritti degli altri lavoratori.
 

26 febbraio 2020