Fallito il Consiglio europeo sul bilancio pluriennale
Ciascuno Stato tira l'acqua al proprio mulino. Conte ciancia di un'”Europa ambiziosa”

 
La bozza di testo sul bilancio pluriennale comune della Ue per gli anni 2021-2027 era finita sotto il tiro incrociato dei 27 paesi membri fin dall'uscita delle prime indiscrezioni quattro mesi fa sul progetto che cercava di mantenere l'importo complessivo totale di poco sopra all'1% del Reddito nazionale lordo comunitario ma che doveva ricaricare sui partner la quota non più versata dalla Gran Bretagna, pari a 75 miliardi di euro in 7 anni. Le discordie in casa Ue erano testimoniate anche solo dal fatto che Commissione, presidente del Consiglio e Parlamento avevano messo a punto tre proposte diverse fra l'1,074% e l'1,3%, la più alta quella dell'assise di Strasburgo.
La Brexit aveva come effetto collaterale quello di far saltare i complicati equilibri che finora avevano determinato la spartizione delle quote del bilancio settennale europeo. La difficoltà di trovare una intesa è apparsa con tutta evidenza a Bruxelles nei due giorni del vertice straordinario sul bilancio del 20 e 21 febbraio dove ciascuno Stato ha tirato l'acqua al proprio mulino e si è quindi chiuso con un fallimento.
“Nelle ultime settimane e giorni abbiamo lavorato molto intensamente con lo scopo di raggiungere un accordo sul bilancio, purtroppo oggi abbiamo osservato che non era possibile raggiungere un accordo e che c'è bisogno di più tempo”, commentava un deluso presidente del Consiglio europeo, il belga Charles Michel, che salutava i giornalisti nella attesa conferenza stampa al termine del Consiglio straordinario rimandato a data da destinarsi, non c'è stata intesa nemmeno sulla data di riconvocazione.
“L’Europa è un progetto, non un conto”, commentava tentando di volare alto il lussemburghese Bettel, seguito a quanto pare da pochi leader tra i quali il presidente del consiglio italiano Giuseppe Conte che si crogiolava di aver ricevuto “il mandato insieme a Romania e Portogallo per elaborare una controproposta in linea con un disegno più ambizioso” per il bilancio. Conte ciancia di un'“Europa ambiziosa” e assicurava di essere in “ottima compagnia”, una compagnia che al momento non si vede mentre la Ue non è così come la dipinge: “abbiamo un’Europa ambiziosa, più investimenti, più crescita, più occupazione, Europa che offra più possibilità”.
“Non siamo riusciti a raggiungere un accordo perché c'erano ancora differenze troppo grandi tra le posizioni”, dichiarava la cancelliera tedesca Angela Merkel; “abbiamo difeso pac, regioni ultraperiferiche, difesa e spazio e digitale, cioè le nuove priorità Ue ma non c'era unanimità per l'ambizione” che dovrebbe aver la Ue aggiungeva il presidente francese Emmanuel Macron; senza la decisione sul bilancio dal 2021 non avremo più l'Erasmus, le politiche di coesione e le risorse per affrontare le grandi sfide che attendono l'Ue come l'ambiente e il digitale, chiosava la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. E all'unisono assicuravano di voler lavorare per un accordo che quantomeno non tarpi le ambizioni dell'imperialismo europeo di rimanere attore di primo piano nella contesa per l'egemonia mondiale e non essere schiacciati dai forti concorrenti imperialisti, dagli Usa di Trump alla Cina di Xi, alla Russia di Putin.
Intanto nessuno è disposto a cacciare facilmente un euro in più del bilancio passato, anche paesi ricchi che nel frattempo sono divenuti ancora più ricchi e che hanno tra l'altro goduto del meccanismo di rimborsi creato nel 1984 per tenere agganciata Londra della allora premier Margaret Thatcher. La Gran Bretagna se ne è andata ma il meccanismo è rimasto dato che la restituzione di una parte dei contributi versati al bilancio comunitario istituita per la Gran Bretagna è stata nel tempo usata dai paesi coi bilanci “virtuosi”, Germania, Svezia, Austria, Danimarca e Olanda. Quelli che dall'alto della loro potenza economica tengono bloccato il futuro bilancio Ue definito nella bozza discussa a Bruxelles e che prevede per la Germania una spesa media di 7 miliardi di euro in più all'anno, per la Francia circa 2 miliardi, poco meno per Olanda e Spagna; all'Italia toccherebbe un aumento annuo di 300 milioni.

26 febbraio 2020