In provincia di Cosenza
La popolazione di Bisignano in lotta contro l'inquinamento ambientale
Veleni sversati nel fiume Mucone

 
Dal corrispondente della Calabria
La Procura di Cosenza con l'indagine ''Arsenico'' il 14 febbraio scorso ha reso palese anche dal punto di vista giudiziario ciò che è da decenni sotto gli occhi delle masse di Bisignano (Cosenza) e di tutta la valle del Crati: un disastro ambientale dovuto allo sversamento nel fiume Mucone di sostanze inquinanti.
Per gli inquirenti che hanno ordinato il sequestro del deposito di rifiuti speciali e disposto alcune misure cautelari nei confronti di amministratori e tecnici dell’impresa Consuleco che gestisce l’impianto: “Nel fiume Mucone veniva sversato veleno allo stato puro” . La struttura, posta sotto sequestro della prefettura sarebbe “preposta al trattamento dei rifiuti liquidi speciali, prevalentemente di origine industriale” . Nelle acque del fiume è stata infatti rilevata la presenza di inquinanti con valori anche 40 mila volte superiori ai limiti imposti dalla legge.
Secondo una nota di “Fridays for future” susseguente all'assemblea pubblica del 22 febbraio scorso tenuta a Bisignano: “I liquami nocivi per l’ambiente e la salute venivano clandestinamente sversati di notte nelle acque del fiume Mucone, che ora presenta un elevatissimo tasso di arsenico, nichel, cadmio e idrocarburi, tutto ciò a discapito dei residenti della zona, che presentano una costante crescita di gravi patologie, e non solo. Poiché ricordiamo che il fiume Mucone percorre il nostro territorio per ben 54 km, le sue acque si riversano nel lago Cecita (il più grande nell’altopiano della Sila) sfociando poi nel fiume Crati. Questo disastro ambientale ci riguarda tutte e tutti. Non possiamo permettere ulteriori danneggiamenti del nostro patrimonio ambientale, non possiamo più permettere di ammalarci e morire a causa delle politiche scellerate di questo o quel privato di turno! L’iniziativa vuole tenere alta l’attenzione sul problema in vista della mobilitazione organizzata dai cittadini di Bisignano”.
Vergognoso lo scaricabarile della giunta comunale di Francesco Lo Giudice, che con una delibera chiede alla regione, oggi guidata da Jole Santelli di FI, di annullare ogni contratto con la Consuleco.
Al centro della vicenda appunto la società Consuleco srl della famiglia Morise di Cirò Marina (Crotone) che ha gestito l'impianto di depurazione privato, con la complicità dei politicanti borghesi locali e della Regione Calabria, la quale ha riversato nel fiume veleni di ogni tipo, almeno dal 2008 e anche per conto di Eni, con il silenzio-assenso, nonostante le proteste, della magistratura calabrese e con la copertura in particolare della Regione.
L'Arpacal, infatti, ha più volte pubblicamente e vergognosamente negato l'inquinamento del fiume, tanto che lo stesso amministratore della Consuleco, Vincenzo Morise, nel 2017 quando esplose lo scandalo dello sversamento dei rifiuti dell'Eni, con questa nota si difendeva pubblicamente: “dalle molteplici e continue analisi di autocontrollo e da quelle periodicamente effettuate dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria (Arpacal), nel rispetto del piano di monitoraggio previsto dal d.lgs n. 152/2006 – T.U. Ambiente – nell’ambito del VIA (valutazione di impatto ambientale) non è mai emerso nulla di irregolare”
Insomma la Consuleco ha goduto dell'appoggio palese non solo dei vari politicanti locali ma della stessa regione e di quello squallido carrozzone che è appunto l'Arpacal, dal 2019 e per volontà dell'ex governatore Pd Oliverio presieduto dal vecchio rottame ex socialista Domenico “Mimmo” Pappaterra, oggi Pd, ex sindaco di Mormanno (Cosenza) consigliere e assessore regionale, quindi deputato con il “centro-sinistra”, per decenni ai vertici dell'ente Parco Nazionale del Pollino.
Ennesimo disastro ambientale frutto di un perverso intreccio politico-affaristico perpetuato sulle spalle delle martoriate masse popolari calabresi.
 
 
 

11 marzo 2020