Governo greco e nazifascisti fanno muro ai profughi
La guardia costiera e la polizia sparano sui migranti che attraversano la frontiera turca, i neonazisti aggrediscono i volontari che assistono i migranti

 
La fiammata di guerra nella regione di Idlib in Siria tra l'esercito di Damasco e quello occupante di Ankara di fine febbraio ha generato una nuova ondata di profughi verso la Turchia che il presidente Erdogan ha pensato di usare strumentalmente come arma di pressione verso la Ue che non lo ha assecondato come avrebbe voluto nella guerra siriana. L’Europa deve sostenere gli sforzi della Turchia “per soluzioni politiche e umanitarie in Siria” se vogliono risolvere la crisi dei migranti, ossia stare dalla parte degli occupanti turchi in Siria, sosteneva il presidente turco cui non basta più solo il consistente contributo economico regalatogli dalla Ue per bloccare i flussi dei migranti. E il 29 febbraio il governo di Ankara apriva le frontiere con la Grecia ai rifugiati, almeno 130 mila richiedenti asilo secondo il ministero dell’Interno turco, alcune decine di migliaia dei quali si sarebbero messi subito in marcia via mare verso le isole greche di Lesbo, Samos e Chios e via terra, in particolare nella zona del varco di frontiera di Kastanies, sul fiume Evron.
Alla criminale manovra di Erdogan seguiva l'altrettanto criminale risposta del governo di destra greco di Kyriakos Mitsotakis: blindata la frontiera terrestre con l'invio di migliaia di agenti che sparavano sui migranti che premevano ai varchi con un bilancio di alcuni morti e decine di feriti, esercitazioni militari della marina nelle acque dell'Egeo attorno alle isole vicino la costa turca, istruzioni alla guardia costiera ellenica di respingere con ogni mezzo i gommoni dei profughi. Le immagini tremende dei traballanti mezzi pieni oltre ogni limite di fuggiaschi al largo dell’isola di Chios, sballottati dalle onde create dalle motovedette greche, respinti a bastonate e colpi di fucile sparati in acqua valgono più di diecimila parole per denunciare l'attuazione di una criminale politica dei respingimenti da parte della Ue imperialista. Nello stesso modo colpivano le immagini dei nazifascisti greci che per fare muro ai profughi davano una mano al governo di Atene con aggressioni ai profughi e ai volontari che assistono i migranti nell'isola di Lesbo, altri membri di Alba Dorata picchiavano i profughi che riuscivano a varcare la frontiera terrestre in una vera e propria caccia all'uomo.
Il muro costruito alla frontiera dal governo Mitsotakis era rafforzato dal blocco per un mese alle richieste di asilo e al respingimento di quasi tutte quelle presentate nelle ultime settimane, con una procedura apparentemente “legale” ma palesemente anti-immigrati e soprattutto anti-profughi sulla quale la Ue non ha avuto nulla da dire.
Anzi, il 4 marzo la presidente della Commissione europea, la tedesca Ursula von der Leyen, i presidenti del Consiglio e del Parlamento europeo, il belga Charle Michel e l'italiano David Sassoli hanno fatto visita al primo ministro greco Mitsotakis a Kastanies, sulla frontiera di terra greco-turca, per sottolineare che tutta la Ue è schierata a difesa delle proprie frontiere meridionali, in questo momento una priorità; è solidale con la Grecia, il “nostro scudo europeo” sosteneva la von der Leyen, e respinge quello che è stato definito “il ricatto della Turchia”.
Nessuna pietà e nessun diritto per i profughi da parte della Ue imperialista che non vuol nemmeno prendere in considerazione la possibilità di aprire le frontiere e accogliere i migranti, e si è chiusa ancora di più a riccio a difesa dei suoi confini. E che ha chiuso tutti e due gli occhi persino sull'uso delle armi da parte della Grecia, come evidenziato il 5 marzo dal portavoce della Commissione Eric Mamer che in conferenza stampa a fronte dei giornalisti che gli chiedevano conto del comportamento criminale della polizia ellenica rispondeva che “la Commissione non può commentare e giudicare una situazione eccezionale”, e si rifugiava in un “tutto dipende dalle circostanze”, come dire che si può anche sparare a profughi disarmati e stremati. D'altra parte lo consente il regolamento di Frontex, l’agenzia Ue per la difesa delle frontiere esterne.
Fra le misure per proteggere le frontiere disposte dalla Ue c'è lo stanziamento di 700 milioni di euro alla Grecia e l’invio di navi, aerei ed elicotteri nell'Egeo e un altro centinaio di guardie di frontiera in aggiunta agli oltre 500 già presenti da schierare lungo i confini terrestri e marittimi del Paese.
Sistemati i conti dell'emergenza profughi con la Grecia, la Ue ha provato a riaprire il dialogo con Erdogan. L’Alto rappresentante Ue, il socialista spagnolo Josep Borrell, dichiarava che gli aiuti ad Ankara non sono sufficienti “dato che oggi la situazione è diversa da quella nel 2016”, quando fu disposto il regalo di milioni di euro ad Ankara in cambio del blocco del flusso dei migranti e alludeva a un possibile via libera alla richiesta turca di instaurare un'area di non volo sul nord della Siria che nelle intenzioni dei generali di Erdogan servirebbe quantomeno a limitare lo spadroneggiamento dell'aviazione russa che appoggia il regime di Assad. Ma alla Turchia non bastava solo l'aumento degli aiuti europei di ben 500 milioni di euro e l'incontro a Bruxelles del 9 marzo tra la presidente Ursula von der Leyen e il presidente turco Erdogan si chiudeva con un nulla di fatto. L'esplosione della crisi del coronavirus anche in Europa ha fatto sparire dalla cronaca la questione profughi ma le decine di migliaia che premono alla frontiera greca sono ancora là. Profughi che per lo più scappano per disperazione e per sfuggire ai bombardamenti e alla fame dalla Siria e da Idlib, che è stata ridotta, quest'ultima, a un ammasso di macerie dall'azione imperialista a tenaglia della Russia e del suo burattino Assad, da una parte, e della Turchia del fascista Erdogan, dall'altra, con la benevola complicità della Ue, degli Usa e dell'imperialismo internazionale.

11 marzo 2020