8 Marzo bruciato dal coronavirus e dal divieto di manifestare e scioperare
In Francia e in altri Paesi manganellate le donne in piazza

La Giornata internazionale della donna quest'anno particolarmente nel nostro Paese è stata bruciata dall'emergenza sanitaria per il coronavirus e dalle norme restrittive decretate proprio l'8 Marzo dal governo Conte 2 che col pretesto di fermare il contagio ha vietato manifestazioni, assembramenti di persone e scioperi. Così l'8 Marzo in Italia non è stato celebrato con manifestazioni e cortei, come era nei piani del movimento Non Una Di Meno che lo promuove da 4 anni e che prevedeva due giornate di mobilitazione, oltre alla giornata internazionale delle donne che ricadeva di domenica anche la giornata del 9 marzo nel quale si sarebbe dovuto tenere anche in Italia lo sciopero globale delle donne.
"Lo strumento dello sciopero ci viene sottratto – si legge all'indomani del divieto governativo in un comunicato di NUDM - ma, nonostante l'impossibilità di astensione dal lavoro salariato, non rinunceremo affatto a occupare le strade e le piazze in tutte le forme che saranno possibili". Così a Roma alcune manifestanti di NUDM, indossando i “panueli” (fazzoletti) color fucsia hanno svolto un breve flash mob nella centrale piazza di Spagna al grido "Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce. Siamo il grido altissimo e feroce di tutti quei corpi che più non hanno voce. Insieme siam partite, insieme torneremo. Non una di meno". In altre città sono stati esposti ai balconi e in alcune piazze striscioni con slogan contro la violenza sulle donne, contro il patriarcato, in difesa dell'aborto e in solidarietà con le donne (che sono un gran numero fra medici e paramedici) che in queste ore sono in prima fila nei presidi ospedalieri nella lotta contro il covid19. Le due giornate di mobilitazione sono state solo rinviate e non abolite ci tengono a precisare le organizzatrici di NUDM.
Le cellule del PMLI di Milano e di Fucecchio hanno celebrato l'8 Marzo studiando l'editoriale della compagna Monica Martenghi pubblicato sullo scorso numero. L'editoriale è stato anche diffuso in volantino a Verona.
Nel resto del mondo l'8 e il 9 marzo hanno visto fiumi di donne scendere in piazza e anche tanta repressione da parte della polizia al servizio dei regimi e governi borghesi dei vari Paesi. In America Latina si stima che il 57% della popolazione, circa 20 milioni di donne lunedì 9 marzo hanno scioperato per 24 ore.
In Argentina la manifestazione oceanica è partita da Plaza de Mayo e si è conclusa al Congresso Nazionale, a Buenos Aires. Le donne hanno reclamato a gran voce l'aborto legale, sicuro e gratuito e la fine della violenza di genere oltre a dire basta al razzismo e al supersfruttamento delle donne nel mondo del lavoro.
A Città del Messico si è svolta una delle più grandi manifestazioni oltre 80.000 donne hanno levato la loro voce all'unisono contro la violenza di genere e hanno marciato dal “Monumento a la Revolución” a “Plaza de la Constitución”. Lo sciopero calca la scia dell’intensificazione delle proteste e delle richieste di azioni del governo contro i femminicidi nel paese. Secondo le stime del governo, 10 donne messicane vengono uccise ogni giorno. La polizia ha caricato le manifestanti e lanciato gas lacrimogeni. Più di 60 i feriti.
Anche le manifestazioni in Cile sono state bersagliate dalle cariche poliziesche e dagli arresti. Nella capitale Santiago, secondo le organizzatrici 2 milioni di manifestanti hanno inondato le strade. La manifestazione si è svolta tra continue tensioni e provocazioni della polizia cilena. Anche in Cile lo sciopero delle donne si è unito alle manifestazioni antigovernative contro le disuguaglianze sociali iniziate a ottobre e che continuano tutt'ora.
Grandi manifestazioni si sono tenute anche in Colombia , Perù , Ecuador , Venezuela e Brasile .
Manifestazioni in Indonesia , nelle Filippine e in Thailandia , dove le donne hanno chiesto maggiore sicurezza nel lavoro e maggiori diritti.
A Islamabad, in Pakistan , la manifestazione delle donne è stata oggetto di provocazioni da parte di una contro-manifestazione di uomini che hanno tentato di sfondare la barriera della polizia, lanciando oggetti, tra cui scarpe e pietre, contro le donne.
In Kirghizistan , alcune donne sono state attaccate da uomini mascherati, e poi arrestate dalla polizia mentre organizzavano un evento per la festa della donna nella capitale Bishkek.
In Turchia , la polizia del fascista Erdogan per il terzo anno consecutivo in occasione dell'8 Marzo ha represso la manifestazione delle donne bloccando le centinaia di manifestanti a Istanbul che si apprestavano a entrare in piazza Taksim. Lo scorso anno la polizia aveva “accolto” le manifestanti con gas lacrimogeni col tentativo non riuscito di disperdere la manifestazione.
Anche a Parigi manifestare per i diritti delle donne è diventato difficile: le manifestanti francesi sono state brutalmente manganellate. Partite a centinaia di migliaia dal quartiere popolare della Place des fêtes nella sera di sabato 7 marzo per dire basta alle violenze sessiste, ai femminicidi e denunciare la riforma delle pensioni giudicata penalizzante per le lavoratrici sono state “accolte” dalla polizia in tenuta antisommossa appena arrivate in place de la République, e lì si è aperta una vera e propria carneficina contro le donne che sono state strattonate, afferrate per le braccia e trascinate via, ragazze allontanate con la forza, spinte e trascinate a terra.

11 marzo 2020