Emergenza Coronavirus
A Reggio Calabria e provincia Poste Italiane non riesce a garantire le protezioni necessarie ai lavoratori

Dal corrispondente dell'Organizzazione della provincia di Reggio Calabria
Esattamente un mese fa, Poste Italiane Spa metteva a disposizione dei suoi dipendenti le prime locandine comportamentali per prevenire nei luoghi di lavoro una possibile diffusione del Coronavirus, che attaccando polmoni e vie respiratorie può, nei casi più gravi e nei soggetti più deboli, causare il decesso.
I decreti restrittivi del governo Conte due attuati per frenare l’epidemia e “tutelare” la salute dei cittadini italiani limitandone le libertà, potevano essere più lievi se fossero state adottate le misure necessarie al momento opportuno. Non è assolutamente vero che siamo tutti sulla stessa barca come dicono e vogliono farci credere i politicanti borghesi: nella società divisa in classi, gli interessi dei capitalisti non potranno mai coincidere con quelli dei lavoratori. La lotta di classe va avanti, non può fermarsi.
Ciò viene confermato dalla totale indifferenza e trascuranza dimostrata dall’azienda Poste italiane che nulla ha fatto di concreto per salvaguardare la salute dei suoi dipendenti e per contenere il contagio nei luoghi di lavoro. Nelle ultime ore si sta cercando di correre ai “ripari” ma nel frattempo parecchi lavoratori hanno contratto il virus ammalandosi e tanti altri si trovano in quarantena.
A Reggio Calabria e provincia, nonostante le pressanti richieste sindacali, sono state distribuite pochissime mascherine, alcune addirittura scadute. Non bisogna dimenticare che portalettere e sportellisti per espletare le loro funzioni di servizio sono obbligati a rapportarsi quotidianamente con l’intera cittadinanza, il rischio di ricevere il virus per poi trasmetterlo agli stessi colleghi, ai propri familiari, ecc.,resta comunque elevato. Mentre per quanto riguarda i centri di smistamento un numero considerevole di lavoratori opera al chiuso in contesti ravvicinati dove mancano impianti di aerazione adeguati e dove la sanificazione di superfici e strumenti di lavoro è pressoché inesistente.
Inoltre, gli uffici postali “meno produttivi” sono stati chiusi in via precauzionale, e alcuni lavoratori sono stati “invitati” a smaltire ferie dell’anno precedente, o usufruire forzatamente dei permessi retribuiti. Delusione e paura di ammalarsi inevitabilmente iniziano a farsi largo, alcuni impiegati hanno minacciato di astenersi spontaneamente dalle prestazioni lavorative qualora l’azienda continuerà a non garantire un livello di sicurezza adeguato.
Alla luce di tutto ciò, appaiono alquanto ipocrite le dichiarazioni rilasciate recentemente dall’amministratore delegato Matteo Del Fante: “Anche qualora l'epidemia di coronavirus si dovesse protrarre più a lungo del previsto, Poste Italiane è fiduciosa di poter rispettare i target, anche se questo sarà più difficile ma tra le priorità del gruppo c'è quella di tutelare al massimo i dipendenti”.
Insomma, risulta evidente che per il capitalista Poste “rispettare i target” significa incrementare ricavi e utili, risparmiando su mascherine, guanti, prodotti igienizzanti e una sanificazione quotidiana dei luoghi e degli strumenti di lavoro, infischiandosene altamente della salute dei lavoratori costretti a pagare in prima persona gli effetti di questa emergenza nazionale. Atteggiamento grave e inaccettabile che noi marxisti-leninisti italiani non possiamo che condannare duramente.
 

18 marzo 2020