Il contagio si allarga nel Mezzogiorno
Ospedali e presidi sanitari impreparati e allo sbando

 
Se nelle prime settimane dall'esplosione della pandemia del coronavirus sono state soprattutto le regioni del Nord del paese ad essere colpite, in particolare la Lombardia, ora il virus si sta diffondendo in maniera sempre più preoccupante anche nel Mezzogiorno.
Il numero dei positivi al tampone, dei guariti e dei deceduti è ancora lontano dai dati del settentrione, ma quello che spaventa è il fatto che le strutture sanitarie del Sud sono notoriamente inferiori, qualitativamente e quantitativamente, rispetto a quelle del Nord.
Sono gli stessi politicanti borghesi del Sud, tanto della destra quanto della ''sinistra'' borghese ad ammetterlo, in preda al panico, anche per cercare di distogliere l'attenzione dal loro operato di questi anni sul fronte sanitario, in perfetta sintonia con quello dei governi degli ultimi decenni ovvero con la politica dello smantellamento del SSN in favore dei pescecani capitalisti della sanità privata.
Sono sia i governatori, quanto i sindaci ad attaccare il governo e a sostenere che è stato fatto troppo poco e a lamentare aiuti del tutto insufficienti da parte del governo Conte.
Il governatore Pd della Campania, l'inquisito ''don'' Vincenzo De Luca, infatti, ha esteso le misure adottate dal governo nella sua regione al 14 di aprile e dichiara:“Zero ventilatori polmonari; zero mascherine P3; zero dispositivi medici di protezione. A fronte di un impegno ad inviare in una prima fase 225 ventilatori sui 400 richiesti, e 621 caschi C-PAP, non è arrivato nulla”. Nemmeno i tubi endotracheali: zero arrivi a fronte dei 150.000 richiesti. “So che la situazione è difficile per tutti. Non voglio alzare i toni. Ma non posso non dire che per quello che ci riguarda, ci separa poco dal collasso, se il Governo è assente”, che prefigura una situazione catastrofica peggiore di quella della Lombardia, per effetto della mancanza soprattutto di posti letto e di forniture.
Gli fa eco il suo compare di partito, anche egli inquisito, Michele Emiliano dalla Puglia: “Abbiamo bisogno di tutelare i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari che ogni giorno operano per tutelare la nostra salute, per tutti loro ho di nuovo chiesto i DPI, i dispositivi di protezione che spettano alla Regione Puglia e che ancora non abbiamo ricevuto. Perché come sapete la fornitura di questi dispositivi è stata centralizzata a Roma, a livello nazionale. Devo confessare che sto facendo il ‘contrabbandiere’ sia per le mascherine che per i ventilatori. Mi stanno aiutando i governatori di alcuni stati cinesi(!) con cui avevo rapporti istituzionali da tempo (sta praticamente ammettendo di fare l'intermediario da tempo fra la borghesia e la mafia pugliese e gli imperialisti cinesi?). Con questi canali in autonomia abbiamo fatto ordini per 38 milioni di euro di ventilatori e mascherine sperando che riescano ad arrivare”
Meno male che il governo è espressione anche del loro partito! Nessuna autocritica poi sullo scandaloso operato delle loro regioni in tema sanitario e dire che hanno sempre fatto a gara nel magnificare il federalismo neofascista in ambito sanitario, specie in campagna elettorale.
Rincara la dose la governatrice della Calabria di FI Jole Santelli, la quale ammette lo stato comatoso della sanità calabrese:"Il sistema sanitario calabrese non può sostenere un'emergenza come quella che si registra al Nord. La nostra sanità è debole, ma comunque stiamo facendo miracoli, con significativi aumenti dei posti letto di terapia intensiva, che ci consentono di reggere, ma solo con questi numeri"... ''il governo ci ha mandato bandane invece di mascherine''.
La neogovernatrice, ancora incompatibile con la carica di presidente della regione Calabria perché non si è ancora dimessa da deputato a due mesi dalle regionali, fa finta di non sapere che la sanità pubblica calabrese, perennemente commissariata e in stato di sostanziale collasso e decozione, è tale anche per l'opera nefasta dei suoi compari fascisti e mafiosi come Scopelliti (oggi in carcere, alleato di Salvini e parte della maggioranza) e del successore Mario ''palla-palla'' Oliverio del Pd.
Fra l'altro anche in tempi di coronavirus la 'ndrangheta la fa da padrona in Calabria a livello istituzionale, basti pensare che è stato eletto presidente del consiglio regionale Domenico Tallini, FI, definito ''impresentabile'' dalla (inutile) commissione parlamentare antimafia presieduta dal senatore M5S Nicola Morra e della quale è stata fino a ieri vicepresidente la stessa Santelli.
Destano preoccupazione in Calabria in particolare i pochissimi posti letto disponibili, effetto dei disastrosi tagli multimiliardari alla sanità pubblica.
Stesso discorso per Nello Musumeci, FdI, governatore della Sicilia, che attacca il governo, scaricando quindi la Regione dalle sue responsabilità e malefatte, cosa scandalosa tanto più se si pensa che la Sicilia è una regione a Statuto speciale: "Gli aspiratori metrici richiesti sono stati 362, i consegnati 0. I kit diagnostici richiesti 500.000, consegnati 0: i ventilatori elettrici richiesti 416, consegnati 0. E ancora: mascherine filtro p2 p3 richieste 5.200.000, ne hanno consegnate 41.560; mascherine chirurgiche richieste 13 milioni, consegnate 170 mila; guanti sterili richiesti 53 milioni, consegnati 82 mila. Se Roma non ci ascolta, corriamo il rischio di combattere una guerra con le fionde".
Fanno eco ai governatori tanti sindaci di città meridionali in uno squallido coro strumentale da scarica barile tutto antigovernativo che da un lato dimostra l'ipocrisia, l'infamia ed il totale assoggettamento di costoro alla legge del massimo profitto, alla borghesia e alle mafie (e quindi allo stesso governo centrale aldilà delle apparenze) ma soprattutto rende palese la totale insufficienza dei servizi sanitari meridionali, che hanno retto in parte finora solo per i numeri ridotti dei contagi al sud, ma che, in previsione del picco del contagio, previsto per metà aprile, potrebbero essere completamente travolti e determinare quindi una situazione terrificante per le martoriate masse meridionali.
A preoccupare sono poi, come nel Nord, le condizioni dei lavoratori e in particolare dei medici e degli operatori sanitari, spesso dotati di scarsa protezione e quindi esposti al rischio di essere contagiati e di diventare a loro volta diffusori del micidiale virus Sars Covid 19.
Preoccupano inoltre le condizioni dei degenti delle case di riposo, sprovvisti nell'emergenza delle figure professionali di riferimento perché mobilitate per l'emergenza, per non parlare dei malati oncologici, degli anziani soli e poveri in quarantena che hanno difficoltà nel reperimento di cibo e medicinali, così come i lavoratori esposti ivi inclusi gli irregolari e i migranti.
https://tg24.sky.it/cronaca/2020/03/26/coronavirus-case-di-riposo.html
I lavoratori in nero infatti rischiano di non avere nessun tipo di copertura economica, neanche minima, da parte del governo e dello stato borghese, a Palermo giovedì 26 marzo alcuni irregolari rimasti senza soldi hanno tentato di assaltare un supermarket. Solo nel capoluogo siciliano, ricorda la CGIL , un lavoratore su tre è in nero.
Insomma se il Nord piange, il Meridione non ride davanti a questa autentica bomba ad orologeria pronta ad esplodere: “Se arranca la Lombardia, che non ha fatto tagli nei posti letto (non è vero) e ha il rapporto tra popolazione e ospedali maggiore d’Italia, figuriamoci cosa può succedere al Sud, dove abbiamo enormi svantaggi in termini di attrezzature e di personale”, dice Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici.
Per questa ragione la lotta di classe non deve fermarsi, perché non è vero che siamo tutti sulla stessa barca, occorre quindi lottare contro il capitalismo e la dittatura del governo Conte senza concedere nulla ai politicanti borghesi locali e regionali corresponsabili dello sfascio sanitario tanto quanto i governi centrali degli ultimi decenni e le infami politiche antipopolari della UE imperialista.

31 marzo 2020