43° Anniversario della fondazione del PMLI
Coronavirus e l’Italia del futuro

di Giovanni Scuderi *
Nel celebrare il 43° Anniversario della fondazione del PMLI, che cade il 9 Aprile, il nostro pensiero va anzitutto ai morti, ai contagiati e ai ricoverati per l’epidemia del coronavirus; ai medici, agli infermieri, agli operatori sanitari e ai volontari; alle lavoratrici e ai lavoratori che ci assicurano il cibo, le medicine, i servizi pubblici essenziali, i trasporti e l’informazione; alle compagne e ai compagni membri e simpatizzanti attivi del PMLI che danno l’anima per aiutare il proletariato e le masse popolari a risolvere i loro problemi materiali immediati e per convincerli alla lotta rivoluzionaria per la conquista del socialismo e del potere politico del proletariato.
Questa dolorosissima strage umana in atto in Italia e nel mondo è stata causata da un virus sconosciuto, forse trasmesso a un uomo da un pipistrello o da un animale selvatico, che è partito dalla Cina socialimperialista e si è espanso rapidamente in tutti i paesi del mondo per contagio umano. È il frutto amaro della devastazione della natura, della perdita della biodiversità e delle specie, della distruzione dell’habitat delle specie selvatiche, della deforestazione, dell’inquinamento dell’ambiente, dei mari e dell’aria, dei cambiamenti climatici provocati dal capitalismo e dall’imperialismo.
Ciò nonostante i governanti del capitalismo e dell’imperialismo dei vari paesi non hanno fatto nulla per prevenire e per fronteggiare le emergenze sanitarie. Quelli italiani di “centro-destra” e di “centro-sinistra”, compresi i due governi Conte, addirittura hanno distrutto il sistema sanitario nazionale, spezzettandolo, tra l’altro, in venti regni autonomi, a favore della sanità privata. Tanto è vero che negli ultimi trenta anni sono stati dimezzati i posti letto negli ospedali e chiusi i presidi più piccoli distribuiti sul territorio. E pur sapendo, fin dal 5 gennaio, dell’arrivo del coronavirus il governo non si è mosso fino al paziente 1 per far partire la macchina istituzionale per tutelare la salute del popolo italiano. In ritardo e male si sono mossi anche i governatori di “centro-destra” della Lombardia e del Veneto e del “centro-sinistra” dell’Emilia-Romagna.
Ancora adesso il governo è in affanno per acquistare un numero sufficiente di dispositivi di protezione individuali, a partire dalle mascherine, di respiratori e bombole di ossigeno, per trovare nuovi operatori sanitari e aprire nuovi reparti di rianimazione e di terapia intensiva. Mentre nella riunione del 17 febbraio, quando si discuteva il piano contro il coronavirus, il ministro della sanità Roberto Speranza, leader di Leu, vantava che “il servizio sanitario nazionale è dotato di professionalità, competenze ed esperienze adeguate ad affrontare ogni evenienza”.
I fatti dimostrano invece non solo che il sistema sanitario nazionale, salvo le eccellenze degli operatori sanitari, non era assolutamente preparato a fronteggiare una epidemia di questa portata, ma anche che il governo ha tardato troppo a chiudere le aziende non essenziali per non dispiacere alla Confindustria e per salvaguardare i profitti dei padroni. L’ha chiuse, ma in maniera non sufficiente, solo quando le lavoratrici e i lavoratori sono scesi in sciopero per ottenere la tutela della loro salute.
A parte le misure indispensabili, quali stare a casa, il distanziamento sociale, le regole igienico-sanitarie, il comportamento da tenere in caso di sintomi semi-influenzali, non siamo per niente d’accordo sulle altre misure prese dal governo. Soprattutto quelle politiche che, accentrando i poteri al governo e al presidente del consiglio, attraverso i decreti legge e i decreti del presidente del consiglio che costituiscono un pericoloso precedente, e sospendendo di fatto fondamentali diritti costituzionali, hanno determinato la dittatura del governo e personalmente di Conte e lo svuotamento della democrazia e del parlamento borghesi.
 
Non siamo sulla stessa barca. La lotta di classe continui
 
Non siamo sulla stessa barca, come predicano insistentemente Conte e i partiti governativi, ai quali si è aggiunto ora il papa. Le barche sono due, quella delle forze del capitalismo e quella delle forze anticapitaliste. L’una e l’altra hanno rematori diversi e destinazioni opposte.
L’emergenza sanitaria non ha annullato né le disuguaglianze sociali e territoriali, che anzi sono aumentate, come dimostrano le prime ribellioni dei senza lavoro e dei senza soldi del Sud d’Italia né le classi e la lotta di classe. In nessun momento della vita sociale, nemmeno quando c’è una emergenza, foss’anche una guerra imperialista, mai bisogna mettere da parte la lotta di classe. Anzi, è proprio in questi momenti che bisogna tracciare una chiara e netta linea di demarcazione tra il proletariato e le masse popolari da una parte e la borghesia e il suo governo dall’altra parte. Perché gli interessi e le esigenze dei primi sono contrapposti a quelli dei secondi. Senza mai dimenticare che il tricolore e l’inno di Mameli rappresentano solo la classe dominante borghese, non la classe operaia e tutti gli sfruttati e gli oppressi della dittatura borghese e del capitalismo.
La lotta di classe non può non continuare, pensando all’Italia futura. Quella che ha in mente il governo sarà peggiore di quella attuale. Persisterà il dominio della borghesia e del capitalismo, si aggraveranno le disuguaglianze sociali e territoriali, le condizioni di vita e di lavoro delle masse, la disoccupazione e la povertà, ed è probabile che diventeranno permanenti, con qualche aggiustamento, l’isolamento sociale, il controllo sociale, il telelavoro, l’insegnamento a distanza, il restringimento delle libertà e della democrazia borghese, l’emarginazione, la militarizzazione del Paese, del parlamento, e il nazionalismo patriottardo e fascista. In sostanza verrà rafforzato il regime capitalista neofascista.
L’Italia futura che abbiamo in mente noi marxisti-leninisti vede invece il dominio del proletariato e del socialismo, la cancellazione di ogni tipo di disuguaglianza e l’inizio della soppressione delle classi che avverrà nel comunismo, la fine della disoccupazione e della povertà, il lavoro per tutti, il benessere del popolo, piena libertà e democrazia per il popolo. In sostanza una nuova economia e un nuovo Stato modellati secondo gli interessi del proletariato e delle masse lavoratrici e in grado di affrontare qualsiasi emergenza, a partire da quella sanitaria.
Da solo il PMLI, anche quando avrà un corpo da Gigante Rosso, non ce la potrà mai fare, perciò invitiamo tutte le forze sociali, politiche, partitiche, a cominciare da quelle con la bandiera rossa e la falce e martello, sindacali, culturali e religiose anticapitaliste a unirsi e a lottare insieme per realizzare l’Italia socialista del futuro. Acquisendo la cultura, la strategia, la tattica e l’esperienza che hanno consentito la vittoria del socialismo nella Russia di Lenin e Stalin e nella Cina di Mao.
Tutto ciò si può apprendere facilmente, approfittando tra l’altro del coprifuoco in atto, attraverso la lettura del “Manifesto del Partito Comunista” di Marx ed Engels, di “Stato e rivoluzione” di Lenin, dei “Principi del leninismo” e “Questioni del leninismo” di Stalin e dell'opera di Mao “Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo”. Quanto prima si acquisisce questa cultura e questa pratica sociale, tanto prima ci si libera dall’influenza borghese riformista, elettoralista, parlamentarista, costituzionalista, governista e pacifista, che affligge anche il cosiddetto “socialismo del XXI secolo” basato sul pensiero riformista e revisionista di Gramsci, tanto prima riusciremo a dare una svolta rivoluzionaria alla lotta di classe in Italia.
Il socialismo non è dietro l’angolo, anche perché il proletariato deve ancora prendere coscienza di essere una classe per sé, il che non impedisce di pensarci fin d’ora e di lavorare alacremente per creare tutte le condizioni soggettive che necessitano per conquistarlo attraverso la rivoluzione proletaria. In questo quadro, occupandosi dei problemi immediati, le forze anticapitaliste hanno il dovere di lottare unite per ottenere subito 1.200 euro al mese per chi è senza reddito e senza ammortizzatori sociali finché dura l’emergenza del coronavirus; per il rafforzamento e lo sviluppo del sistema sanitario nazionale e l’abolizione della sanità privata; per l’abrogazione del titolo V della Costituzione e la relativa autonomia differenziata delle regioni; per l’abrogazione dell’articolo 81 della Costituzione che impone il pareggio di bilancio, della legge Fornero, del Jobs Act e dei decreti sicurezza; per l’uscita dell’Italia dall’Unione europea imperialista, considerando anche che non ha fatto nulla fin qui per aiutarci nella lotta contro l coronavirus.
Nel nostro Paese capitalista, come sanno benissimo le masse sfruttate e oppresse per esperienza diretta, non esiste né libertà né uguaglianza. Lenin, di cui celebriamo il 150° Anniversario della nascita con un importante documento dell’Ufficio politico del PMLI, in uno scritto del 1920 dal titolo “Falsi discorsi sulla libertà”, rilanciando le parole di Engels sull’“Anti-Dühring”, secondo le quali “l’uguaglianza è un pregiudizio o una stupidità. Se per uguaglianza non s’intende la distruzione delle classi” , ha rilevato che “le parole d’ordine dell’epoca nostra sono, e devono essere inevitabilmente: distruzione delle classi, dittatura del proletariato per il raggiungimento di questo fine, smascheramento implacabile di tutti i pregiudizi piccolo-borghesi democratici sulla libertà e sull’uguaglianza, lotta spietata contro questi pregiudizi” . Ed ha aggiunto: “Finché non sono distrutte le classi, qualunque discorso generico sulle libertà e sull’uguaglianza è un mezzo per ingannare se stessi e per ingannare gli operai e tutti i lavoratori e gli sfruttati dal capitale, ed è, in ogni caso, una difesa degli interessi della borghesia” .
Noi marxisti-leninisti italiani siamo pienamente d’accordo con il fine che ha proposto Lenin, fin da quando nel settembre del 1967 abbiamo cominciato a preparare le condizioni per la fondazione del PMLI. Ritenendo che non c’è cosa più bella, più utile, più rivoluzionaria, più appagante che servire con tutto il cuore il popolo e lavorare per il trionfo della nobile causa del socialismo. Costi quel che costi, andremo quindi fino in fondo sulla via dell’Ottobre verso l’Italia unita, rossa e socialista. Sicuri che alla fine coi Maestri e il PMLI vinceremo!
 
Firenze, 31 marzo 2020
 
 
 
* Segretario generale del PMLI
 

2 aprile 2020