Lo denunciano la Caritas e la Coldiretti
Aumentano la povertà e le persone che hanno bisogno di cibo

 
Lo scorso 1° aprile nel sito della Caritas Italiana è stato pubblicato un articolo intitolato “Coronavirus: quadro degli interventi Caritas, le prospettive, le speranze“ che contiene in sintesi il resoconto della riunione, svolta in forma telematica il 30 e 31 marzo, dei delegati regionali e degli altri membri del Consiglio nazionale dell'organizzazione cattolica di solidarietà che coordina l'attività di ben 218 Caritas diocesane in Italia.
Si legge nell'articolo che, nel contesto dell'emergenza legata al Coronavirus insieme ad altre problematiche sociali che nel frattempo si sono aggravate, in Italia “tutte le Caritas segnalano un aumento significativo delle richieste di aiuti alimentari dal 20 al 50%, nelle varie forme in cui sono stati rimodulati i servizi: pasti da asporto, pacchi a domicilio, empori, buoni spesa“.
Anche nel sito di Coldiretti, associazione di rappresentanza e assistenza degli agricoltori italiani, è stata pubblicata il 31 marzo scorso una notizia dello stesso tenore: “Aumenta di mezzo milione - scrive Coldiretti - il numero di poveri che hanno bisogno di aiuto per mangiare per effetto delle limitazioni imposte per contenere il contagio e la conseguente perdita di opportunità di lavoro, anche occasionale. È quanto emerge da una stima della Coldiretti, in vista della Pasqua, dal quale si evidenzia che si tratta di una nuova fetta rilevante della popolazione che si aggiunge ai quasi 2,7 milioni di persone che in Italia lo scorso anno hanno beneficiato di aiuti alimentari con i fondi Fead distribuiti da associazioni come la Caritas ed il Banco Alimentare che stimano infatti un amento dal 25% al 30% delle richieste di aiuto nel corso del mese di marzo segnato dall’emergenza Coronavirus“.
Le situazioni di difficoltà, specifica l'associazione degli agricoltori, sono diffuse in tutta Italia ma le maggiori criticità si stanno registrando nel meridione con il 20% degli indigenti che si trova in Campania, il 14% in Calabria e l’11% in Sicilia, e situazioni diffuse di bisogno alimentare si rilevano anche nel Lazio (10%) e nella Lombardia (9%) dove più duramente ha colpito l’emergenza sanitaria.
I drammatici dati diffusi da Caritas e da Coldiretti lasciano presagire che, quando si sarà conclusa l'emergenza legata al coronavirus, ci saranno da contare anche decine, centinaia di migliaia di nuovi poveri. Già oggi, stima Coldiretti, mezzo milione di persone ha bisogno di un aiuto per riuscire a mettere assieme un pasto caldo a pranzo e a cena, una moltitudine di indigenti che va a sommarsi ai 2,7 milioni di italiani che nel 2019 hanno beneficiato di aiuti alimentari e che continuano a farlo. Lo sanno bene anche i volontari all’opera nelle 218 sedi della Caritas sparse su tutto il territorio e che sempre più spesso sentono qualcuno bussare in cerca di assistenza. Tanto da far registrare in un mese, da quando la pandemia è cominciata, un aumento delle richieste di cibo che oscilla tra il 20 e il 50 per cento, denuncia l’organismo della Conferenza dei vescovi che ha già investito in interventi di prima emergenza due dei dieci milioni di euro messi a disposizione dalla Cei. “Dopo la paralisi iniziale, in cui le persone sono precipitate a causa dello scoppio dell’emergenza, la domanda di aiuto aumenta di giorno in giorno”, avverte Paolo Valente, delegato delle Caritas del Nordest.
Per ora si tratta di un’onda, anche se molto alta, che rischia però di trasformarsi presto in uno tsunami. Il lockdown necessario per contenere al massimo la diffusione del virus, ha anche provocato la perdita di posti di lavoro, spesso in nero e non presi in considerazione dagli interventi di sostegno al reddito decisi dal governo. Per di più la chiusura delle scuole ha privato migliaia di bambini dell’unico pasto al giorno su cui potevano contare grazie alle mense scolastiche.
A chiedere aiuto sono principalmente le fasce più deboli della popolazione e non si sta parlando delle tre famiglie che a Palermo hanno cercato di non pagare la spesa fatta al supermercato. Tra quanti chiedono un pacco di viveri o si mettono in fila davanti alle mense ci sono – è la fotografia del fenomeno fatta da Coldiretti – 113 mila senza fissa dimora, più di 225 mila anziani ultrasessantacinquenni e 445 mila bambini con meno di 15 anni. Tutte persone che assistite grazie ai soldi stanziati nel Fead, il Fondo di aiuti europei agli indigenti (circa 789 milioni di euro all’Italia per il periodo 2014-2020) e al contributo di organizzazioni come il Banco alimentare, Sant’Egidio, Banco delle opera di carità, Caritas italiana, Croce rossa e l’Associazione sempre insieme per la pace.
Coldiretti ha anche redatto una sorta di mappa della regioni maggiormente in difficoltà che vede in testa la Campania con più di 530 mila persone che hanno bisogno di aiuto per mangiare. Subito dopo c’è la Sicilia con 364 mila persone seguita a sua volta dalla Calabria con 283 mila persone. Non fanno eccezione il Lazio (più di 263 mila) e la Lombardia (235 mila). “Normalmente serviamo 152.525 persone. In questo momento si sono aggiunte circa 70 mila richieste», ha spiegato nei giorni scorsi Roberto Tuorto, responsabile del Banco alimentare in Campania. «Le richieste arrivano per lo più dalle provincie di Napoli e Caserta dove ci sono persone in strada che sbarcano il lunario con i mercatini rionali che oggi non ci sono più”.
A Milano sempre il Banco alimentare distribuisce ogni giorno pacchi con viveri a diecimila famiglie. In Piemonte Coldiretti assicura 500 chili di frutta e ortaggi a settimana che servono a comporre i pacchi necessari a sfamare 136 mila persone, il 5% della popolazione. E non va certo meglio in Puglia, dove si registra un aumento del 20% rispetto ai 175.684 poveri dello scorso anno. E ovunque, conclude la Caritas, non basta il cibo ma servono anche mascherine, guanti, igienizzanti e strutture nelle quali ospitare le persone più fragili.
 

8 aprile 2020