Lo chiedono Pax Christi, Comunità di Sant'Egidio, alcuni vescovi di Piemonte e Lombardia, Sbilanciamoci, Rete della Pace e Rete Italiana per il Disarmo
Fermare la produzione di F-35 e armi
Conte ha dato carta bianca all'industria bellica per continuare a produrre in questo che è un settore essenziale solo per l'imperialismo italiano

Neppure la pandemia del coronavirus, che ha causato ad oggi nel nostro paese oltre 15mila morti, riesce a fermare l'industria bellica italiana e in particolare la scandalosa produzione dei cacciabombardieri F-35 presso la fabbrica Leonardo di Cameri (Novara) in Piemonte, proprio nel cuore dei focolai d'infezione più pericolosi della pianura padana.
Per non parlare della conferma nel febbraio scorso dell'acquisto da parte della marina militare di ben quattro nuovi sommergibili U-212 NFS (Near future submarine) quando il paese era già in piena pandemia.
Nonostante non si possa certo inserire tra le attività essenziali, la produzione di armi non viene fermata dal governo Conte neppure in un momento drammatico come questo, che rischia di esporre i lavoratori del settore al contagio e che vede l'Italia spendere una montagna di quattrini pubblici che potrebbero essere destinati a fronteggiare l'emergenza sanitaria, economica e sociale determinata dal virus Sars-Covid 19.
Sull'altare della legge del massimo profitto lo stato borghese italiano, parte integrante della UE imperialista e completamente al servizio dei monopoli, non può e non vuole fermare la produzione di armi, né tagliare le spese militari, per difendere gli interessi economici, politici e militari della classe dominante borghese alla quale è completamente asservito.
Mandando così al macello gli operai e i lavoratori del settore e distogliendo fonti preziosissime di uomini, mezzi e denari dall'emergenza coronavirus, basti pensare, come sostiene il fondatore di Emergency, Gino Strada, che con il costo di un solo F-35 si sarebbero potuti realizzare ben duemila unità di posti letto in terapia intensiva per affrontare la pandemia.
Ora, persino il segretario generale dell'ONU, Antonio Guterres, il 25 marzo scorso ha lanciato un appello per la cessazione di ogni ostilità e di ogni guerra: “La furia del coronavirus mostra la follia della guerra... ecco perché oggi chiedo un cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo. È tempo di bloccare i conflitti armati e concentrarsi sulla vera lotta delle nostre vite. Alle parti in guerra dico: ritiratevi dalle ostilità”.
Certamente la sua è una dichiarazione strumentale e demagogica, non potrebbe essere diversamente essendo l'ONU un'organizzazione completamente asservita all'imperialismo che per il PMLI va sciolta, intanto perché le guerre imperialiste sono una mostruosità, prima, durante e dopo le pandemie, ma soprattutto perché non è possibile mettere sullo stesso piano gli imperialisti e i popoli che li combattono, al contrario! (anzi quale migliore momento per i popoli oppressi per cacciare gli invasori? e comunque l'ultima parola spetta a loro e non certo all'Onu).
Le dichiarazioni di Guterres se non altro però mostrano come il governo Conte, nel perseguimento della sua politica interventista, nella mancata sospensione della produzione di armi e quindi nella conseguente politica di spesa pubblica vergognosamente sbilanciata verso le spese militari, a scapito di quelle sanitarie e sociali, venga di fatto scavalcato a sinistra persino dall'ONU!
Meno male poi il M5S in campagna elettorale sbandierava la sua ''contrarietà'' all'acquisto degli F-35! Mentre adesso lavora per non bloccarne la produzione nemmeno solo per la durata dell'emergenza in corso.
Siamo di fronte al loro ennesimo voltafaccia, il loro trasformismo è una delle ragioni fondamentali dei loro tracolli elettorali avvenuti dopo le politiche del 4 marzo 2018.
Il governo, per bocca dei ministri della difesa Guerini e dello sviluppo economico Patuanelli, rivolto all'Aiad, la federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza, ha parlato di “apicale importanza” delle produzioni da salvaguardare e ha invitato a “tutelare appieno” l’operatività di queste imprese, tra cui quelle militari, scaricando truffaldinamente così sull'Aiad la responsabilità della continuità operativa della produzione, che non è una decisione che il governo e il parlamento possono delegare a nessuno, sapendo bene in realtà che quest'ultima non si sarebbe mai sognata di far bloccare un bel niente.
Essa è infatti una specie di Confindustria delle imprese militari ed è attualmente presieduta dall'ex deputato di FI e tra i fondatori del partito fascista della Meloni, Guido Crosetto, guarda caso ex sottosegretario alla difesa.
Nel paese sulla questione cresce una grande ondata di indignazione, nonostante la dittatura del governo Conte, la quarantena, la sospensione dei diritti costituzionali e l'asservimento dei mass media al regime, diverse associazioni, Sbilanciamoci, Rete Disarmo e Rete della Pace, Pax Christi, Comunità di Sant'Egidio, così come alcuni vescovi di Piemonte e Lombardia si stanno mobilitando per far cessare la produzione di armi e riconvertire almeno parte di quella produzione in realizzazione di materiale sanitario:''la questione è perché si debbano tenere aperte fabbriche, in cui i lavoratori rischiano ogni giorno il contagio, che producono armi di cui oggi non abbiamo nessuna necessità, o che vengono vendute ad altri Paesi o (come nel caso degli F-35) che fanno parte di un Programma a lungo termine e che potrebbe senza problemi prendersi una pausa di qualche settimana» fanno sapere in una nota congiunta le associazioni e chiedono di: ”Chiudere subito lo stabilimento degli F-35 e tutte le fabbriche che producono sistemi d'arma” come già concordato con Cgil, Cisl e Uil per quanto riguarda Cameri, vigilando perché il governo non si tiri indietro, come già avvenuto con il primo accordo, perché non si corra il “rischio di far contagiare i lavoratori addetti a queste attività. Riteniamo inaccettabile chiedere ai lavoratori un sacrificio così alto per una produzione che, oggi, non ha nulla di strategico e impellente e costituisce solamente un favore all'industria bellica e al business del commercio di armamenti”.
Anche questa vicenda dimostra che è assolutamente indispensabile che la lotta di classe continui, nell'immediato e nel futuro, come mirabilmente sintetizzato dal Segretario Generale del PMLI Giovanni Scuderi nel suo splendido editoriale per il 43° Anniversario della fondazione del Partito del proletariato, della riscossa e del socialismo: ''Non siamo sulla stessa barca, come predicano insistentemente Conte e i partiti governativi, ai quali si è aggiunto ora il papa. Le barche sono due, quella delle forze del capitalismo e quella delle forze anticapitaliste. L’una e l’altra hanno rematori diversi e destinazioni opposte.
L’emergenza sanitaria non ha annullato né le disuguaglianze sociali e territoriali, che anzi sono aumentate, come dimostrano le prime ribellioni dei senza lavoro e dei senza soldi del Sud d’Italia né le classi e la lotta di classe. In nessun momento della vita sociale, nemmeno quando c’è una emergenza, foss’anche una guerra imperialista, mai bisogna mettere da parte la lotta di classe. Anzi, è proprio in questi momenti che bisogna tracciare una chiara e netta linea di demarcazione tra il proletariato e le masse popolari da una parte e la borghesia e il suo governo dall’altra parte. Perché gli interessi e le esigenze dei primi sono contrapposti a quelli dei secondi. Senza mai dimenticare che il tricolore e l’inno di Mameli rappresentano solo la classe dominante borghese, non la classe operaia e tutti gli sfruttati e gli oppressi della dittatura borghese e del capitalismo. ''
La lotta di classe contro il capitalismo e la dittatura del governo Conte deve dunque continuare, il PMLI propone, per tutta la durata della pandemia e finché non riprenderanno le normali attività lavorative, il reddito di emergenza o di quarantena di 1200 euro al mese per tutti coloro che non hanno né reddito né ammortizzatori sociali e lotta strenuamente per fermare l'industria bellica al servizio dell'imperialismo italiano e per riconvertirla alla produzione di materiale sanitario e non per l'emergenza sanitaria in corso, garantendo nel contempo la massima sicurezza per i lavoratori del settore.
 

8 aprile 2020