Lettera appello della Flai-Cgil e dell’associazione Terra Onlus
Sanificare i ghetti dei migranti agricoli e regolarizzare il loro lavoro

 
“Viviamo in sei per tenda, il metro di distanza non può esserci ma non abbiamo paura, vogliamo solo poter lavorare, mangiare e mandare soldi ai nostri bambini in Ghana”. Nana e Patrick sono due migranti ghanesi rispettivamente di 24 e 41 anni di età che lavorano come braccianti agricoli nei campi della piana di Gioia Tauro. Il loro sfogo è lo sfogo di chi non possiede nulla se non la propria forza-lavoro da vendere in cambio di un misero salario: è questa la dura legge economica del capitalismo.
L’emergenza pandemica di Covid-19 che sta flagellando il nostro paese non ha fatto altro che aggravare le già pessime condizioni di vita e di lavoro dei migranti impiegati nell’agroalimentare, che continua ad andare avanti nonostante la grave situazione sanitaria nazionale.
Al di là della falsa retorica che ci mette tutti sulla stessa barca e che serve alla classe dominante borghese per esercitare il controllo sulle masse popolari, allo stato attuale, nessun provvedimento concreto è stato preso per salvaguardare la salute dei migranti agricoli (passati inspiegabilmente in secondo piano) che vivono in baraccopoli e tendopoli fatiscenti dove le condizioni igieniche minime non vengono garantite e dove raccomandazioni del tipo “lavarsi spesso le mani, “mantenere il metro di distanza”, “usare guanti e mascherine” “non uscire di casa”, necessarie a prevenire la diffusione del coronavirus, non possono essere di certo rispettate.
Nei giorni scorsi, il segretario nazionale della Flai-Cgil Giovanni Mininni in collaborazione con l’associazione Terra Onlus, ha indirizzato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al governo, una lettera-appello - che in questi giorni sta raccogliendo tantissime adesioni - al fine di sollecitare le istituzioni ad “agire subito per tutelare la salute dei migranti costretti negli insediamenti rurali informali e nei ghetti, per i quali anche solo guanti e mascherine sembrano una chimera”. Oltre alla sanificazione immediata, in base al Dpcm del 9 marzo, si chiede ai Prefetti “la messa in sicurezza dei migranti e richiedenti asilo presenti sul territorio, mediante l’allestimento e/o requisizione di immobili ai fini di sistemazione alloggiativa, - dove - le risorse necessarie per gli eventuali interventi di rifacimento e adeguamento degli immobili requisiti potrebbero essere attinte dalla dotazione del Piano Triennale contro lo sfruttamento e il caporalato”.
L’appello si conclude con la necessità di “rafforzare le misure di contrasto al lavoro nero e favorire l’assunzione di chi sta lavorando in maniera irregolare, applicando i Contratti Collettivi agricoli”.
Ma a due settimane di distanza, la lettera-appello sembra essere caduta nel vuoto non avendo ricevuto risposte formali dalle istituzioni democratico borghesi. La questione resta dunque aperta e irrisolta nonostante alcune dichiarazioni dei ministri Bellanova e Provenzano, che sembrano andare nella direzione di una “regolarizzazione”.
Nel frattempo, si continua a mettere a rischio non solo la salute dei migranti sempre più abbandonati al loro destino, ma dell’intera collettività, qualora dovessero manifestarsi nuovi focali di coronavirus nei ghetti. Inoltre, è di questi giorni la notizia che una importante catena di supermercati approfittando dell’invito lanciato dal governo ad abbassare i prezzi a scaffale, utilizza aste al ribasso che costringono gli imprenditori agricoli a vendere i propri prodotti a prezzi irrisori, aumentando di fatto lo sfruttamento dei migranti impiegati nei campi a raccogliere la frutta e la verdura che poi finisce sulle nostre tavole.
Insomma risulta abbastanza evidente, come nel settore agroalimentare la ricerca sfrenata del massimo profitto connaturata all’irriformabile sistema capitalista non si ferma nemmeno in tempi pandemici, anzi diventa ancor più esasperata; e siccome per noi marxisti-leninisti la lotta di classe non può che continuare, ci uniamo all’appello lanciato dalla Flai-Cigl ma consapevoli che la “questione migranti” potrà trovare piena soluzione solo nel socialismo, con la conquista del potere politico del proletariato; con l’abolizione della proprietà privata e dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
 

8 aprile 2020