In Lombardia è strage per la pandemia da Covid-19
Quasi novemila i morti ufficiali, ospedali al collasso, dispositivi di protezione introvabili
la giunta fontana deve dimettersi

Dal nostro corrispondente della Lombardia
La Lombardia è la regione italiana più colpita dalla pandemia da Covid-19. Dalla sera del 20 febbraio quando all'ospedale di Codogno (Milano) venne ricoverato il cosiddetto “paziente uno”, alla data del 5 aprile si contano 50.455 casi di persone risultate positive al coronavirus Sars-CoV-2 responsabile della malattia, delle quali 8.905 sono decedute. Particolarmente grave la situazione nelle province di Brescia e Bergamo dove le salme devono essere portate con camion refrigerati in altre città per la cremazione, non essendovi più posti nei cimiteri.
La situazione è apparsa fuori controllo fin dall'inizio e sono bastati pochi giorni perché tutto il sistema sanitario regionale andasse in tilt con ospedali al collasso: numero insufficiente di posti letto soprattutto nei reparti di terapia intensiva, carenza di personale sanitario e totale assenza di dispositivi di protezione individuale. Nonostante la pericolosità del virus fosse ben conosciuta e notizie allarmanti giungessero da settimane dalla Cina dove la pandemia ha avuto inizio, la giunta regionale guidata dal governatore leghista Attilio Fontana è rimasta passiva sottovalutando il problema, basti pensare che in un'intervista del 25 febbraio Fontana affermava ancora che la situazione era “difficile, ma non così tanto pericolosa. Il virus è molto aggressivo nella diffusione, ma poi nelle conseguenze molto meno. Fortunatamente è poco più, non sono parole mie, di una normale influenza ".
In quella situazione di allarme, il 22 febbraio Angelo Giupponi, Direttore dell’Agenzia regionale per emergenza e urgenza (AREU) di Bergamo, inviava una email all’assessorato al Welfare di Regione Lombardia, diretto da Giulio Gallera, dove sottolineava “l’urgente necessità di allestire degli ospedali esclusivamente riservati a ricoverati per Covid-19, così da evitare promiscuità con altri pazienti e quindi diffusione del virus nelle strutture ospedaliere”. La risposta dell'assessorato sarà rapida e diretta: “Non dormiamo da tre giorni, non abbiamo voglia di leggere le tue cazzate”.
In realtà è emerso immediatamente che la tanto decantata “eccellenza lombarda” della sanità risulta unicamente propaganda e inganno poiché le cose stanno ben diversamente: non è mai esistito un piano che rendesse operativo un protocollo dal quale tutto il personale sanitario potesse trarre indicazioni omogenee per affrontare una situazione di emergenza e mancava addirittura l'indicazione su tempi e modi dell'acquisto di presidi medici. La mancanza di dispositivi medici di protezione quali mascherine, guanti e occhiali la sta pagando a caro prezzo il personale sanitario, infatti il 12 per cento dei contagiati in regione appartengono proprio a questa categoria di lavoratori ed è indubbiamente stata favorita dal caos organizzativo della giunta.
Mentre l'emergenza era già in atto, Regione Lombardia ha bloccato tutti gli ordini fatti in precedenza dalle Asst e degli ospedali centralizzando gli acquisti nella società privata Aria (Azienda Regionale per l’Innovazione e gli Acquisti) provocando un intoppo burocratico che ha avuto come conseguenza un ritardo oggettivo negli approvvigionamenti, da un lato perché rispetto a ordini di minor grandezza il reperimento di grandi stock di materiale si è subito dimostrato più difficoltoso ma anche perché l'avanzare del contagio a livello mondiale stava nel frattempo svuotando i magazzini dei fornitori e i paesi di transito hanno iniziato a bloccare i carichi. Un'inchiesta avrebbe poi rivelato come il governatore avrebbe firmato di suo pugno un ordine di 4 milioni di mascherine rivelatosi poi sbagliato perché le aziende estere cui si era rivolto non producevano più quel tipo di presidi medici e poi ha giocato a scaricabarile dicendo che il “fornitore non è stato in grado di adempiere agli obblighi assunti”.
La situazione caotica non si è comunque affatto risolta e dopo più di un mese le mascherine continuano a essere introvabili. Nonostante questo Fontana ha emanato una nuova ordinanza restrittiva entrata in vigore il 6 aprile che vieta di uscire di casa senza. Di fronte alle proteste il governatore ha precisato che in assenza della mascherina sarà sufficiente coprirsi naso e bocca con una sciarpa o un foulard e che la Regione avrebbe comunque provveduto immediatamente a fornirle a tutti gratuitamente, in realtà il giorno dell'entrata in vigore dell'ordinanza i controlli di polizia per far cassa con il numero di contravvenzioni sono aumentati mentre i dispositivi di protezione sono ancora introvabili.
Numerosi studi autorevoli denunciano che i numeri forniti da Gallera nei suoi bollettini quotidiani non sarebbero affatto attendibili e i contagiati e i morti sarebbero in numero molto superiore, questo perché i tamponi che rilevano il contagio vengono fatti solo in ospedale ai malati gravi e non alla maggioranza di coloro che manifestano le sintomatologie tipiche del virus i quali vengono invece invitati a restare chiusi in casa in quarantena. Si tratta per lo più di persone anziane spesso sole che senza adeguata assistenza in molti casi muoiono al proprio domicilio senza che il decesso venga nemmeno fatto risalire all'infezione.
La drammaticità della situazione lombarda è stata originata anche dal progressivo smantellamento della sanità pubblica a favore del più redditizio settore privato portato avanti da tutte le giunte che si sono susseguite e di cui quella di Fontana è la diretta continuazione. L'emergenza coronavirus non è infatti redditizia per le cliniche private che lucrano su costose operazioni e degenze che arrivano a seimila euro al mese e prima della loro riconversione in cliniche Covid-19 sembrerebbe inoltre che molte di esse non abbiano comunicato tempestivamente la situazione all'Asl per non correre il rischio di perdere fatturato dal momento che avrebbero rischiato la chiusura nel caso in cui fosse stato riscontrato un focolaio tra il personale o i pazienti. Essendo la gestione non pubblica ma interna, la chiusura delle visite ai parenti potrebbe essere stata utilizzata per nascondere casi di insabbiamento e questi focolai nascosti nelle strutture private sarebbero poi stati un veicolo di contagio, com'è accaduto nelle case di riposo dove molti anziani sono morti per Covid-19 ma ufficialmente risultano deceduti per “aggravamento delle condizioni” o di “sopraggiunte infezioni” o di “improvvise crisi respiratorie”.
Da più parti si è levata forte la richiesta di fronteggiare l'emergenza riaprendo i vecchi ospedali che erano stati dismessi negli ultimi anni in conseguenza dei tagli, come quelli di Legnano, di Giussano e di Vimercate ma la giunta ha preferito puntare sulla costruzione di un nuovo ospedale all'interno dei padiglioni della Fiera di Milano. Questo progetto per il quale Fontana ha richiesto la consulenza addirittura del pupillo di Berlusconi Guido Bertolaso, era stato annunciato a metà marzo promettendo 600 posti letto per la terapia intensiva quando la struttura una volta completata sarà in grado di accoglierne al massimo 250 e oltretutto nella prima fase, in cui erano stati previsti 53 posti, per ammissione dello stesso Gallera ve ne saranno solo tra i 12 e i 24, ossia il numero dei ventilatori disponibili mentre per gli altri non vi sono ancora date certe dal momento che molte aree sono ancora cantieri. La megalomania presidenzialista di Fontana si è pertanto tradotta in una perdita di tempo prezioso e un enorme spreco di denaro, considerando che l'ente Fiera sarebbe intenzionato a smantellarlo non appena cessata l'emergenza per poter riprendere il proprio business. Inoltre, nonostante avessero assicurato che la costruzione sarebbe avvenuta quasi interamente con l'utilizzo di donazioni private sufficienti a coprire l'intero importo, a tutt'oggi i costi reali non sono stati resi noti. Estremamente grave è poi quanto è accaduto il 31 marzo, giorno dell'inaugurazione dell'ospedale: Fontana e Gallera hanno tenuto una conferenza stampa di fronte a una folta platea di politici, tecnici, giornalisti, cameramen e fotografi creando un pericoloso assembramento dove le immagini ampiamente diffuse sui Social mostrano come non si sia minimamente mantenuta la distanza di sicurezza.
Il governatore, che si mostra solerte quando si tratta di emanare provvedimenti liberticidi col pretesto di difendere la salute pubblica, si è quindi autocelebrato in un evento pubblico creando egli stesso una situazione di grave rischio.
Davanti a siffatta pandemia non si deve perdere altro tempo prezioso. Ecco perché Fontana assieme a Gallera, dimostratisi inadeguati e incapaci di affrontare l'emergenza, devono immediatamente andarsene rassegnando le dimissioni assieme a tutta la giunta.

8 aprile 2020