A Salerno
Carabinieri pestano un uomo fermato

L'accentramento dei poteri, lo svuotamento della democrazia e del parlamento borghesi, il regime poliziesco e la militarizzazione dei territori imposta per decreto dal governo Conte costituiscono un pericoloso precedente e non hanno nulla a che vedere col contenimento del diffondersi della pandemia. Si tratta di misure che mirano unicamente a prevenire e reprimere ogni atto di reazione e di ribellione delle masse contro il regime dittatoriale imposto da Conte con l'avallo del presidente della repubblica Mattarella e di tutti i partiti della destra e della “sinistra” del regime neofascista.
Un piccolo ma significativo esempio in tal senso si è verificato il 28 marzo a Salerno dove un uomo affetto da gravi disturbi comportamentali già noti alle autorità sanitarie competenti e quindi anche alle forze dell'ordine è stato selvaggiamente pestato a calci, pugni e manganellate da cinque carabinieri perché non si sarebbe fermato all'alt in un posto di blocco.
La scena del violento pestaggio dura due minuti ed è stata filmata da un balcone e postata sul sito di “Chi l'ha visto”.
Si vede un uomo che in preda al panico viene aggredito da due carabinieri. L'uomo cerca di reagire ma viene subito atterrato dai due militari che iniziano a picchiarlo. Arriva un terzo carabiniere e poi una seconda pattuglia. Alla fine, in cinque lo circondano, e tutti, contemporaneamente lo pestano a sangue una, due, più volte; lo colpiscono violentemente e ripetutamente al tronco e alla testa anche quando l'uomo è ormai ridotto all'impotenza, rannicchiato a terra e totalmente inerme.
Del caso si stanno occupando anche Amnesty international e il Garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello.
Dopo il pestaggio l'uomo è stato sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio ed è tutt'ora ricoverato in psichiatria.
Scene che richiamano alla memoria i violenti pestaggi delle squadracce nere di Mussolini negli anni venti e più recentemente quelli di Federico Aldrovandi, Riccardo Rasman, Aldo Bianzino, Giuseppe Uva, Stefano Cucchi, Michele Ferrulli, Dino Budroni, Riccardo Magherini, tanto per citare i casi più clamorosi.

8 aprile 2020