Su spinta di Speranza (LeU), Di Maio (M5S), De Micheli (PD) e Lamorgese
Il governo dichiara l'Italia porto non sicuro
Il decreto contro le Ong va subito revocato

Il 7 aprile quattro ministri del governo Conte hanno posto la loro firma in calce al decreto che definisce i porti italiani come ''non sicuri'' per via della pandemia del coronavirus, chiudendo quindi le porte ai migranti in mare e pretendendo di farli sbarcare solo nei paesi di cui le navi battono bandiera, nel caso della nave Alan Kurdi, proveniente dalla Libia e appartenente alla Ong tedesca Sea Eye, appunto la Germania, la quale com'è noto non ha alcun porto nel mediterraneo.
Il decreto razzista e xenofobo prevede che ''per l’intero periodo di durata dell’emergenza sanitaria nazionale (si prevede almeno fino al 31 luglio) i porti italiani non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e definizione di luogo sicuro, in considerazione della situazione di emergenza connessa alla diffusione del Coronavirus, dell’attuale situazione di criticità dei servizi sanitari regionali, e all’impegno straordinario svolto dai medici e da tutto il personale sanitario per l’assistenza ai pazienti Covid 19, non risulta possibile assicurare sul territorio italiano la disponibilità di tali luoghi sicuri senza compromettere la funzionalità delle strutture nazionali sanitarie logistiche e di sicurezza dedicate al contenimento della diffusione del contagio e di assistenza e cura ai pazienti Covid 19”.
Il decreto firmato dai ministri Speranza, Di Maio, Lamoregese e De Micheli (al momento non ancora da Conte ma viene dato per scontato) è dunque in perfetta continuità con i famigerati ''decreti sicurezza'' del nuovo duce Salvini e del precedente governo Conte, il governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio.
Non considerare ''sicuro'' qualunque porto italiano equivale all'abbandono dei migranti provenienti dalla Libia (la quale è colpita anch'essa del Covid-19 e con numero ben maggiori di quelli ufficiali) in mare aperto, senza considerare che ognuna di queste navi potrebbe già essere un vero focolaio di infezione e che dunque mai come adesso è criminogeno e razzista non farle sbarcare e prestare soccorso a donne, bambini, uomini in fuga dall'inferno libico e non solo, in terribili condizioni di salute aggravate dalla pandemia.
Cosa ancora più grave è che l'Italia non indica quali potrebbero essere i porti sicuri alternativi a quelli italiani poiché, com'è noto tutti i paesi del mediterraneo stanno affrontando con numeri terribili la pandemia del coronavirus e quindi il rifiuto di fare sbarcare le navi lasciando i migranti in balia delle onde e del virus equivale sostanzialmente all'abbandono dei migranti ad una morte praticamente certa.
È esattamente quello che purtroppo è avvenuto il giorno di Pasqua ad almeno uno di quattro barconi che trasportavano complessivamente circa 250 migranti, che si è rovesciato tra Malta e Tripoli senza che al momento si possa stabilire con esattezza il numero certo delle vittime.
Come denuncia la Ong Sea Watch, avvertita da Alarm Phone, l’associazione che offre supporto telefonico ai migranti in difficoltà, nemmeno il tentativo di rivolgersi al Commissario europeo per i diritti umani “per chiarire che i diritti delle persone salvate in mare devono essere garantiti a prescindere da quale sia la nave che li soccorre” è servito a nulla, anzi il decreto del governo italiano è stato prontamente emulato da quello maltese.
Per quanto riguarda la nave Alan Kurdi, battente bandiera tedesca, che ospita 156 migranti soccorsi dall'Ong Sea Eye, il capo della protezione civile Borrelli, su indicazione del ministro delle Infrastrutture De Micheli, prevede il trasbordo dei migranti su un'altra nave e l'intervento della Croce Rossa, ma non lo sbarco dei migranti su suolo italiano.
I migranti infatti saranno lasciati in mare in quarantena, fanno sapere dal ministero “a causa della forte pressione organizzativa e sanitaria, in questa fase emergenziale da covid-19. Pressione che renderebbe complesso affrontare l’accoglienza in piena sicurezza per i soccorritori e per le persone soccorse. Tale intervento avviene inoltre, nel pieno rispetto delle regole vigenti per gli italiani in Italia e per gli italiani che rimpatriano, nonché a seguito della Dichiarazione sui porti italiani ai sensi della convenzione di Amburgo”.
Il senatore Gregorio De Falco, espulso dal M5S, ex ufficiale di Marina dichiara a proposito della vergognosa decisione del governo: ''È bene ribadire infine che, in presenza dei presupposti ricordati, è possibile interdire la navigazione in un braccio di mare territoriale, ma non si possono chiudere i porti, poiché sono luoghi e strutture in cui le navi devono sempre poter trovare rifugio, qualunque sia la loro bandiera e in qualsiasi circostanza. Se la nave rappresenta un pericolo per la comunità costiera, allora, come si fa da centinaia di anni, devono essere messe in quarantena. Con questi comportamenti e queste norme è come se avessimo deciso di abolire un paio di millenni di civiltà, fino a tornare allo stato di natura.'' E sulla Alan Kurdi aggiunge: ''Devono farla entrare. Lo stato di necessità è una discriminante generale. Se la comandante, sotto la sua responsabilità, valuta che non ci sono le condizioni di sicurezza entra in porto e basta. Poi sarà il giudice a valutare se in concreto ci fosse un’emergenza effettiva.''
Don Mussie Zerai, ex rifugiato, attacca giustamente il decreto e il premier Conte: ''Non è possibile 'usare' la pandemia come motivazione per non rispettare le leggi internazionali, evitare di salvare vite umane e proteggere chi fugge da una situazione come quella libica. Al premier ho chiesto che ci sia più solidarietà per chi ha bisogno di un porto sicuro e di protezione''... ''Le persone non si fermano perché c’è un decreto. Continueranno a partire perché in Libia non esiste alcuna garanzia di sicurezza. Continueranno a fuggire e ci ritroveremo gente in mare, senza che nessuno li possa soccorrere. L’unica cosa che in questi giorni non è andata in quarantena è il porto sicuro per le armi. In Libia continuano ad arrivare e trovare porti aperti.''
Alcuni parlamentari della maggioranza hanno espresso la loro contrarietà al decreto, la qual cosa non sembra aver sortito alcun effetto, a dimostrazione del fatto che anche in termini di criminale e razzista politica contro i migranti destra e ''sinistra'' borghesi, con e senza le stelle, sono due facce della stessa medaglia.
In particolare stigmatizziamo il voltafaccia dello sgherro di Bersani, il ministro della Salute Roberto Speranza di Leu, il quale solo tre anni fa dichiarava:”Salvare le vite nel Mediterraneo è un obbligo morale. Non è accettabile la strumentalizzazione di chi cavalca la paura per prendere qualche voto in più”.
In una nota congiunta le organizzazioni Medici senza frontiere, Mediterranea, Open Arms e Sea Watch fanno sapere:”Il decreto di fatto strumentalizza l’emergenza sanitaria, riprendendo l’impianto già utilizzato nel recente passato per ostacolare le attività di soccorso in mare, in un momento difficile in cui più che mai sarebbe necessaria un’assunzione di responsabilità a livello europeo per poter ottemperare all’obbligo di soccorso”, mentre il Tavolo nazionale asilo dichiara: “Con un atto amministrativo, di natura secondaria, viene sospeso il diritto internazionale, di grado superiore, sfuggendo così ai propri doveri inderogabili di soccorso nei confronti di chi è in pericolo di vita”.
La politica fascista e razzista dei porti chiusi, la sospensione della democrazia borghese e dei diritti costituzionali, la militarizzazione, il divieto di sciopero, la mancata sospensione della produzione delle armi, le inefficaci, pericolose per la salute e filopadronali risposte economiche dettate dall'emergenza coronavirus da parte del governo dimostrano che è necessario contrastare con ogni mezzo la dittatura del governo Conte poiché non siamo affatto tutti sulla stessa barca (letteralmente).
È necessario che la lotta di classe contro il capitalismo e il suo governo continui anche sul fronte della lotta per i diritti dei migranti ai quali vanno garantiti pari diritti, libero accesso, cure adeguate oltre che, come per tutti i disoccupati e i senza reddito, ivi inclusi gli irregolari, per tutta la durata della pandemia e finché non riprenderanno le normali attività lavorative, il reddito di emergenza o di quarantena di 1200 euro al mese.
 

13 aprile 2020