Tra Toscana e Liguria
Crolla il viadotto sopra il fiume Magra
Per l'ANAS era tutto a posto. Inascoltati i tanti allarmi del sindaco

 
La mattina dello scorso 8 aprile è crollato interamente il ponte di Caprigliola sul fiume Magra, al confine tra la provincia di Massa-Carrara e quella della Spezia, che faceva da collegamento fra la Lunigiana e la provincia spezzina, unendo la frazione di Albiano Magra, nel comune toscano di Aulla, al comune ligure di Santo Stefano Magra.
Il ponte – originariamente costruito tra il 1906 e il 1908 in cemento armato, lungo 258 metri e alto 8 - era stato gravemente danneggiato durante la seconda guerra mondiale e dopo una quasi totale ricostruzione era stato nuovamente inaugurato nel 1949.
Il ponte è generalmente molto trafficato, ma al momento del crollo, soprattutto a causa delle pesanti restrizioni alla circolazione stradale imposte dalle norme sul coronavirus, era percorso soltanto da due furgoni con altrettanti conducenti, uno solo dei quali è rimasto ferito non gravemente, mentre l'altro non ha riportato lesioni.
Inoltre il crollo ha provocato la rottura delle tubazioni del gas sottostanti la sede stradale, provocando dispersioni.
L'infrastruttura, unitamente a tutta l’arteria stradale che lo percorre, fino al 2018 era gestita dalla provincia di Massa-Carrara ed è entrata in gestione ad ANAS a novembre del 2018, a seguito dell’emanazione del decreto della presidenza del consiglio dei ministri del 20 febbraio 2018, recante una revisione complessiva della rete stradale di interesse nazionale e della rete stradale di interesse regionale, in particolare quella toscana.
Negli ultimi mesi il ponte era stato al centro di numerose polemiche dopo che, lo scorso novembre, in seguito a un'ondata di maltempo, si era formata una crepa notata anche da molti automobilisti, ma dopo un intervento di riparazione e dopo il sopralluogo dei tecnici dell'ANAS, quest'ultima aveva dato il via libera alla circolazione senza limitazioni al traffico. Ancora prima però, precisamente nei primi mesi del 2019, il sindaco di Aulla aveva inviato ripetute segnalazioni all’Anas, che dall'anno precedente si era presa in carico il tratto stradale, affinché l'ente verificasse se il ponte avesse bisogno di interventi strutturali o di limitazioni del traffico pesante.
Alle richieste del sindaco l'ANAS rispondeva la scorsa estate che il ponte “non presenta al momento criticità tali da compromettere la sua funzionalità statica, sulla base di ciò non sono giustificati provvedimenti emergenziali”, una spiegazione che sarebbe stata smentita alcuni mesi più tardi quando la formazione della vistosa crepa sul manufatto obbligava lo stesso ente a intervenire.
Subito dopo il crollo l'ANAS ha ribadito ostinatamente la stessa motivazione espressa a suo tempo al sindaco di Aulla, scrivendo in una sua nota che “a partire dal 2019, il ponte è stato oggetto di sopralluoghi e verifiche periodiche, anche rispetto a segnalazioni degli enti locali, che non hanno evidenziato criticità”: eppure tale spiegazione ufficiale non ha convinto nemmeno lo stesso ente, il quale ha già nominato una commissione di indagine per accertare la dinamica e le cause del crollo, e men che meno ha convinto la magistratura, perché la procura di Massa ha aperto un fascicolo, per ora contro ignoti, per il reato di disastro colposo, mettendo sotto sequestro l'area interessata al crollo.
Il crollo del ponte avrebbe potuto provocare una strage con il traffico dei giorni ordinari e il sollievo dovuto al fatto che non ci sono stati morti non deve farci dimenticare che dal 2013 a oggi, mediamente, è crollato in Italia un ponte ogni anno: Il 24 novembre 2019 crollò infatti un tratto dell'autostrada A6 lungo la Torino-Savona a causa di una frana, il 14 agosto 2018 cedette il ponte Morandi di Genova provocando 43 morti e centinaia di sfollati, il 9 marzo 2017 franava un ponte dell'autostrada A14 vicino ad Ancona provocando due morti e due feriti, mentre il 28 ottobre 2016 collassò in Lombardia un cavalcavia sulla provinciale 49 Molteno provocando un morto e 4 feriti. Andando più indietro nel tempo, si ricordi che il 7 luglio 2014 crollò un tratto del viadotto Lauricella lungo la stradale 626 in provincia di Agrigento provocando quattro feriti, che il 18 novembre 2013, durante l'alluvione che si abbattè sulla Sardegna, cedette un ponte sulla provinciale Oliena – Dorgali provocando un morto e tre feriti, che pochi giorni prima di quest'ultimo evento, il 22 ottobre, era crollato un ponte a Carasco, in Liguria, provocando due morti, e che il 15 dicembre 2004 cedette un ponte a Tramonti di Sopra, in provincia di Pordenone, provocando il ferimento di una persona.
Tutti questi crolli non sono il frutto di casi fortuiti, ma sono l'inevitabile conseguenza della politica portata avanti negli ultimi dieci anni sia dai governi di “centro-destra” sia da quelli di “centro-sinistra”: gli investimenti pubblici nella manutenzione delle infrastrutture sono stati dimezzati e, considerando che nei dieci anni precedenti c’era già stato un dimezzamento di tali investimenti, si può calcolare che oggi l'intervento pubblico in questo delicatissimo settore è a mala pena un quarto rispetto agli anni Novanta dello scorso secolo.
Occorre pertanto una drastica svolta nell'intervento pubblico finalizzato alla manutenzione delle infrastrutture, senza la quale inevitabilmente esse continueranno a deteriorarsi e a moltiplicare le tragedie.
 

15 aprile 2020