Comunicato dell'Organizzazione del PMLI.Biella
Viva il 1° Maggio: le battaglie che ci attendono per difendere i diritti dei lavoratori al tempo della pandemia

 
Buon Primo Maggio alle lavoratrici e ai lavoratori di tutto il biellese. Celebriamo questo importante appuntamento con spirito rivoluzionario, di classe, di mobilitazione, che sono i tratti caratteristici della cultura storica che stanno alla base della Giornata internazionale delle lavoratrici e dei lavoratori. Il nostro pensiero va anzitutto ai lavoratori della sanità: dai medici agli infermieri, assistenti sociali, educatori professionali, oss e agli addetti alle pulizie dell’Ospedale degli Infermi di Ponderano (Biella). Alle lavoratrici e ai lavoratori che da tutta Italia ci assicurano il cibo, le medicine, i servizi pubblici essenziali, i trasporti, l’informazione e agli operai delle fabbriche rimaste aperte che con le loro lotte sono riusciti a imporre una serrata, seppur parziale, alle aziende non essenziali e maggiore sicurezza sui posti di lavoro, scioperando con la parola d'ordine: Non siamo carne da macello!
“Lavoro in Sicurezza: per Costruire il Futuro”. È questo lo slogan ufficiale che CGIL, CISL e UIL hanno scelto quest’anno. E quale futuro sarà quello dei prossimi mesi se lo chiedono quotidianamente, e con angoscia, migliaia di biellesi costretti in quarantena a causa del coronavirus che, in parte, dopo il 4 maggio, riprenderanno le attività lavorative. Dovranno prestare attenzione per salvaguardare la propria e altrui salute nei luoghi di lavoro e fare fronte a rilevanti difficoltà finanziarie.
Se già la situazione economica e produttiva delle lavoratrici e dei lavoratori era problematica e precaria prima della pandemia figuriamoci nelle prossime settimane in cui, stando alle prime analisi degli istituti finanziari e di statistica, si prospetta una contrazione del PIL nazionale di oltre 9 punti percentuali. Moltissime piccole aziende si ritroveranno con un mare di debiti e migliaia di lavoratori, formalmente a partita Iva, ma sostanzialmente comparabili a lavoratori dipendenti, saranno costretti a chiudere la propria posizione per non essere schiacciati da passivi e imposte.
Anche grandi aziende commerciali mostrano tutte le fragilità derivanti dalla pandemia ma pure dalla spietata concorrenza col mercato dell’e-commerce come la torinese “Scarpe e scarpe” la quale ha presentato istanza di concordato preventivo al Tribunale Fallimentare di Torino, sede principale dell’azienda, che conta 153 punti vendita e 1.800 dipendenti a livello nazionale, di cui 400 in Piemonte. Che fine faranno i lavoratori del punto vendita del centro commerciale “Gli Orsi” di Biella? Saranno forse accomunati alla tragica sorte dei dipendenti della Mercatone Uno? E quale futuro per i dipendenti assunti dalle ditte tessili biellesi col famigerato Jobs Act di Renzi?
In questo periodo di pandemia da Coronavirus le istituzioni europee, il governo italiano, le regioni e i comuni hanno riversato fiumi di parole proclamando fulminee e efficaci soluzioni garantendo che nessun lavoratore rimarrà indietro. Tutte le istituzioni politiche borghesi assicurano contributi e sussidi ma, ad oggi, la realtà è che i soldi “veri”, provenienti delle casse integrazione straordinarie o dai fondi integrazione salariale (FIS), sono solo pervenuti sui conti correnti dei “fortunati” dipendenti di imprese che hanno a disposizione un certo margine di liquidità, tale da poter anticipare gli “ammortizzatori sociali”.
Mentre a tutti gli altri non resta che attingere denaro dal proprio conto corrente bruciando quei risparmi accumulati con sudore e fatica. Tristemente in fondo alla lista troviamo chi non può contare su risparmi propri o familiari in grado di integrarli e si vedrà dunque costretto a chiedere aiuto ai servizi sociali comunali o alla Caritas diocesana.
Con la chiusura di scuole, asili e centri estivi fino a settembre a chi saranno affidati i figli di chi riprenderà il lavoro? Con che soldi saranno pagate eventuali baby-sitter per 5 giorni alla settimana per oltre 4 mesi? Forse il governo Conte voleva prendere in giro migliaia di famiglie stanziando l’irrisoria cifra di 600 euro una tantum per nucleo.
Infine, ma non da ultimo, i lavoratori non saranno solo depauperati dei pochi risparmi accumulati con tanto sacrificio ma, nella maggior parte dei casi, non avranno neppure la possibilità di godersi quel breve e meritato riposo durante i mesi estivi poiché molti imprenditori stanno applicando con solerzia le indicazioni del primo ministro Conte volte a favorire il ricorso alle ferie e congedi retribuiti per i propri dipendenti. Apprendiamo che in molti casi si sta procedendo con un’attribuzione “forzata” non solo con riferimento alle ferie maturate ma anche a quelle maturande, senza tener conto delle esigenze e del consenso dei dipendenti. Vergogna!
Per noi marxisti-leninisti la soluzione è quella individuata oltre 180 anni fa dai fondatori del pensiero comunista ossia l’abbattimento della società capitalista, basata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla natura, e il passaggio ad una società socialista in cui ogni individuo godrà di inalienabili diritti: in primis quelli alla salute e ad un lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato.
Viva il 1° Maggio, concepito come Giornata internazionale delle lavoratrici e dei lavoratori!
Uniamoci per conquistare il socialismo e il potere politico del proletariato!
 
Per il PMLI.Biella - Gabriele Urban
Biella, 28 aprile 2020
 

29 aprile 2020