Vietate le iniziative pubbliche a causa del coronavirus
Il Primo Maggio celebrato nelle piazze e non solo virtuali
Presidi e flash mob in molte citta italiane. A Trieste interviene la polizia

Certo non è la stessa cosa. Manifestare nelle piazze e nei cortei, utilizzando i tradizionali metodi da sempre messi in campo dai sindacati e da altre organizzazioni del movimento operaio (seppur sempre più svuotati dal loro carattere di classe) non può essere paragonato a una celebrazione virtuale, attraverso internet, i social e le piattaforme digitali che permettono d'intervenire a distanza, spesso dalla propria abitazione.
Averlo celebrato nonostante il lockdown è comunque un segnale positivo. Significa non rassegnarsi alla passività, alla paura, non cedere alla propaganda e alla retorica borghese che ci vuole mettere per forza tutti sulla stessa barca, significa tenere alto lo spirito di lotta che sarà necessario per affrontare tutte le ricadute sanitarie, sociali ed economiche connesse alla pandemia da Covid-19 che faranno pagare al proletariato e alle masse popolari. Eccone una carrellata, di cui siamo venuti a conoscenza.
Qualcuno in piazza, quella vera, comunque ci è sceso. Questo perché sono sempre di più le organizzazioni politiche, sindacali, sociali e singole personalità che contestano le modalità del confinamento, poiché il blocco totale viene messo in pratica alla lettera solo contro le manifestazioni, gli scioperi, il diritto d'assemblea, mentre si permette ai padroni di migliaia di aziende, comprese quelle non essenziali, di ammassare i lavoratori alla produzione o negli uffici.
A Trieste , sollecitati dalla “Rete per il 1° Maggio”, in un centinaio si sono ritrovati in Piazza San Giacomo, luogo abituale del concentramento. Con cartelli e bandiere hanno mantenuto il distanziamento ed erano muniti di mascherine ma tutto questo non ha evitato che la polizia intervenisse per sequestrare uno striscione. Non ci sono stati feriti nonostante siano stati branditi i manganelli e alcune decine di manifestanti, a cui va tutta la solidarietà del PMLI, siano stati denunciati.
Il sindacato Usb per il Primo Maggio ha lanciato l'iniziativa “Pazienza zero”, definita “corteo telematico”: dalle pagine social degli aderenti (sindacati, partiti, centri sociali, radio) si sono avvicendati interventi e denunce di lavoratori e attivisti.
Accanto a questa modalità digitale ci sono state iniziative sul campo, con presidi e fash mob , tra cui quelli davanti alle sedi delle associazioni industriali di Napoli e Milano, agli ospedali di Torino e Bologna.
Un altro sindacato, il Si-cobas , ha scelto di non fermarsi al web lanciando due giornate di lotta, il 30 aprile e il Primo Maggio. Presidio davanti alla Regione Lombardia “per denunciare le responsabilità dei politici nella preparazione all’emergenza Covid-19 e nella sua gestione in sudditanza alle necessità produttive di Confindustria”, volantinaggi in alcuni quartieri di Torino, presidio con distribuzione di Dpi da parte di lavoratori e disoccupati a Messina, affissione di striscioni in alcuni quartieri di Napoli, queste sono solo alcune delle iniziative.
Il movimento delle donne Non una di Meno (Nudm) ha organizzato a Genova un presidio davanti alla Regione con cartelli e striscioni per rivendicare la trasformazione della sanità pubblica in un vero bene comune. Il pomeriggio Nudm ha partecipato al “Ruidazo Globale”, ossia manifestare rumorosamente con pentole, musica e canzoni. Sulla pagina Facebook del movimento per tutto il giorno si sono avvicendati gli interventi di denuncia dello sfruttamento femminile, in special modo delle lavoratrici.
I Riders , o ciclofattorini, per il 1° Maggio hanno scioperato usando la ricorrenza per rilanciare la lotta per un contratto vero e, nell'immediato, per avere tutti i Dpi. “Siamo un servizio essenziale? Ci assumessero, perché chi svolge un servizio essenziale ha diritto a un contratto di lavoro”. Anche loro sono stanchi del divieto di manifestare: “costruire nuove lotte, perché se gli assembramenti fuori dai locali vanno bene per i profitti di grandi multinazionali si può ragionare su come fare mobilitazione, nel rispetto delle prescrizioni sanitarie per la difesa dei nostri diritti”.
Flash mob di medici e infermieri in tutto il Piemonte , da Torino a Ivrea, da Vercelli a Novara; in quest'ultima città non è stato concesso il permesso (la protesta si è tenuta nei cortili interni). Al grido di “Non va tutto bene”, gli operatori sanitari protestano per la mancanza di Dpi, la scarsità di personale e per l'incapacità della Regione di affrontare l'emergenza coronavirus. Non vogliono essere considerati né “eroi” né “missionari” ma il riconoscimento dei loro diritti.
A Taranto la direzione del tradizionale concerto organizzato dal comitato “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti” ha deciso di non sostituirlo con un evento simile in streaming , ma con una piazza virtuale dove si sono susseguiti decine d'interventi che partendo dalla vicenda ex-Ilva si sono incentrati sulle problematiche legate all'inquinamento e sul rapporto ambiente-ricatto occupazionale, così calzante alla città di Taranto.
Il “concertone” solitamente organizzato da Cgil, Cisl e Uil in Piazza San Giovanni a Roma si è trasformato in evento televisivo. Sempre in tv sono apparsi su più canali i segretari Landini, Furlan e Barbagallo con interventi focalizzati sulla sicurezza e sulla dignità del lavoro, ma impregnati di collaborazionismo, tanto che la frase più ripetuta dal segretario della Cgil è stata “occorre un nuovo patto sociale”. E invece al proletariato e alle masse popolari occorre una nuova ondata di lotta di classe e di lotte sociali per affermare e far valere i loro diritti immediati e più generali.

6 maggio 2020